DOPO AVER CONSULTATO I SONDAGGISTI SALVINI DICE SI’ ALLA CITTADINANZA A RAMY CHE IMPROVVISAMENTE (POVERO RAGAZZO) E’ DIVENTATO “COME MIO FIGLIO”
A SECONDA DI COME GIRA IL VENTO, LA CITTADINANZA SI CONCEDE O NO… FINO A IERI FACEVA GIRARE LA VOCE CHE QUALCHE CONGIUNTO AVESSE PRECEDENTI PENALI, MA E’ STATO SMENTITO DAI CARABINIERI: “SOLO INFRAZIONI AMMINISTRATIVE, NULLA DI CHE”.. E ORA SALVINI CHIEDE ANCHE L’AUTOGRAFO A MAHMOOD, CHE SCENA PENOSA
“Sì alla cittadinanza a Ramy perchè è come se fosse mio figlio e ha dimostrato di aver capito i valori di questo paese, ma il ministro è tenuto a far rispettare le leggi. Per atti di bravura o coraggio le leggi si possono superare”.
Lo ha detto il ministro dell’Interno Matteo Salvini, nel corso della registrazione della puntata del Maurizio Costanzo Show in onda giovedì sera, a proposito del ragazzino che ha dato l’allarme ai carabinieri dal bus sequestrato a San Donato Milanese.
Il vice premier ha inoltre invitato al Viminale 5 ragazzi della scuola Media ‘Vailati’ – compresi Ramy e Adam – e 12 carabinieri, che sono stati coinvolti nel dirottamento del bus.
Ramy e suo padre, Kaled Shehata, hanno appreso la notizia della cittadinanza in diretta su Radio Uno, ospiti del programma “Un giorno da pecora”. “Io non ne so ancora niente”, ha dichiarato il signor Shehata, “se fosse così sarei contentissimo, e sarà contento anche mio figlio Rami, che è qui con me, ha una faccia felice ed è contentissimo”. Rami invece ha commentato così la notizia: “Sono contento, ringrazio Matteo Salvini e Luigi di Maio”.
Il padre del ragazzo – di nazionalità egiziana, ma nato in Italia – aveva chiesto per lui la cittadinanza per meriti speciali, visto il valore dimostrato. Luigi Di Maio si era dichiarato favorevole, al contrario Salvini aveva dimostrato un’iniziale reticenza – “Valuteremo” – ribadendo poi il suo “no” perchè “non ci sono le condizioni al momento”.
Diversa, sin da subito, la posizione dei 5 stelle. Il ministro della Giustizia Bonafede si era accodato alla linea del leader pentastellato: “Credo si debba riconoscere un merito e dare un riconoscimento importante a un bambino che è stato capace di essere forte e di evitare una tragedia. Bisogna dare la cittadinanza a Ramy”.
Il vicepremier, sempre nel salotto di Costanzo, ha stretto poi la mano al vincitore del Festival Mahmood. “Nessuna polemica, qualcuno ha strumentalizzato – le parole di Salvini – poi mio figlio è un super fan e vuole l’autografo, io sono un po’ più vecchio”.
La frenata di ieri pare dipendesse dalle voci sui precedenti di Khaled, il padre del ragazzo che diede l’allarme al 112. Voci amplificate dall’intervento di Matteo Salvini, titolare del Viminale.
Precedenti che, a una verifica negli archivi dei carabinieri, esistono. Niente reati di spaccio, rapina, nessuna crimine contro persone o cose nel passato dell’operaio, in Italia dal 1996. Solo qualche illecito amministrativo. Tutto “molto datato e di poco conto”, garantisce una fonte investigativa.
Alla Stampa però il signor Khaled nega ogni addebito: «Chi ha la fedina penale sporca? Io? Io sono pulito ti do i miei documenti controlla. Se non vogliono dare la cittadinanza a mio figlio lo dicano chiaramente ma non infanghino la gente».
Se ad avere precedenti fosse uno zio o un altro parente di Ramy perchè non concedergli la cittadinanza?
E alla fine, probabilmente dopo aver consultato i sondaggisti su come la pensano gli Italiani al riguardo, ecco che per Salvini “Ramy è come un figlio”.
La farsa indegna è finita.
(da agenzie)
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