DOPO LE ELEZIONI REGIONALI IN LOMBARDIA, PER GIORGIA MELONI NULLA SARÀ COME PRIMA
IL TRIONFO ANNUNCIATO DI FRATELLI D’ITALIA, LO SFASCIO DELLA LEGA E LA DECADENZA DI FORZA ITALIA APRIRANNO UN CONFLITTO DURISSIMO… LA CONQUISTA DEL POTERE DEI NORDISTI CAPITANATI DA LA RUSSA E SANTADECHÉ, COL SUPPORTO DEI GIORNALI DI ANGELUCCI
Avvisate la Giorgia nazionale: il peggio deve ancora arrivare. Le aperte critiche di Berlusconi sulla questione accise, con Salvini che non ha speso una parola a sostegno del governo di cui è vice premier, sono la prima avvisaglia del casino che succederà alla Meloni dopo il voto delle regionali in Lombardia.
Un voto a dir poco destabilizzante in base ai sondaggi riservati di queste ore e che potrebbe mettere a rischio, appena dopo quattro mesi dalla nascita, il primo governo di destra guidato da una donna.
Lo sfascio della Lega: rispetto al voto regionale del 2018 (29%), Salvini è finito al 10%. La decadenza di Forza Italia: dal 14,3% la troviamo, a un mese dal voto, al 7%. La Meloni acchiappatutto: dal 3,6% del 2018, ora le rilevazioni la danno al 26%. (Gli altri partiti: il Pd dal 19% galleggia al 15, la Lista Moratti veleggia sul 14% mentre Azione di Calenda è premiata del 13%. M5S non pervenuto).
Amorale della fava: Fratelli d’Italia espugna la più rilevante regione italiana, fino a ieri doviziosa roccaforte di Salvini e Berlusconi. (Il prodotto interno lordo della Lombardia è pari a 368 miliardi di euro, circa il 22% del PIL Italiano). Una volta contati i consensi ai partiti, il 15 febbraio si aprirà un conflitto durissimo degli sconfitti verso il cannibalismo senza limitismo di Giorgia.
Salvini e Berlusconi, che hanno fatto cadere il governo Draghi solo per tentare di fermare l’irresistibile avanzata di Fratelli d’Italia, si troveranno così davanti alle macerie dei loro partiti. E sarà caos.
Per il “Capitone” non c’è alternativa che far buon viso a cattivo gioco e restare inchiavardato alla scrivania di ministro e vice premier, sventolando la bandiera dell’autonomia (“Sarà una realtà entro il 2023”) per quietare i Calderoli in calore e i governatori del Nord Fedriga e Zaia. Se Berlusconi fa spallucce, la regina della Garbatella sull’autonomia differenziata fa orecchie da mercante e, fautrice del centralismo statale com’è, non ne parla mai e dà precedenza al bla-bla sul presidenzialismo (facendo così incazzare il Quirinale).
Più sconvolgente per la coalizione governativa potrebbe essere lo sfarinamento di Forza Italia. Il partito del Biscione è spaccato in due come una mela: da una parte Tajani e i suoi che ogni giorno scalpitano per ingrossare le file di Fratelli d’Italia, dall’altra c’è la testolina di Licia Ronzulli che rischia di rotolare per i prati di Arcore. Infatti l’ex infermiera è entrata in collisione con Marta Fascina che, da assoluta gatta morta, oggi è lei a governare le spoglie dell’ottuagenario Sire di Arcore.
Massì: anche le volpi finiscono in pellicceria. La Ronzullona ha finalmente aperto gli occhi e capito che la Fascina ha più potere di lei quando ha deciso alcune nomine di persone a lei care.
Un’ascesa in camera da letto che sta innervosendo (eufemismo) sia Marina che Piersilvio che, sin dalle finte nozze, sognano una Pascale per farla fuori.
Intanto, Renzi complotta con l’emarginato Gianni Letta per portare nelle file di “Italia Morta” un po’ di parlamentari forzisti, sapendo bene che dopo le regionali lombarde Calenda abbasserà il sipario sul mai nato terzo polo.
(da Dagoreport)
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