EQUITALIA AVVISA IL GOVERNO: “LA SENTENZA SULL’AGGIO PUO’ COSTARE 2,5 MILIARDI”
LA SOCIETA’ DELLE ENTRATE GIOCA D’ANTICIPO
Un buco da 2,5 miliardi di euro. Con «conseguenze devastanti sul bilancio di Equitalia».
Conseguenze che «si ripercuoterebbero in definitiva sull’intero bilancio dello Stato, trattandosi di una società a totale capitale pubblico». Firmato, Equitalia Nord. Destinataria la Corte costituzionale.
Allarme protocollato il 5 maggio, appena sei giorni dopo l’ormai famosa sentenza della Consulta sulle pensioni.
Al contrario del Ministero dell’Economia, Equitalia non si fa prendere in contropiede. In vista dell’udienza pubblica, che si svolgerà stamattina, e della decisione sul ricorso delle commissioni tributarie di Torino e Latina contro il calcolo dell’aggio sulle riscossioni, che potrebbe anche essere di inammissibilità , Equitalia aggiorna la sua memoria di due anni prima e lancia l’allarme sul potenziale “buco” che una sentenza favorevole ai ricorrenti potrebbe provocare.
Quando ancora la polemica sui dati delle pensioni non è ancora esplosa, e nè il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, nè il presidente delle Consulta Alessandro Criscuolo si sono sfidati a fioretto sulla questione, Equitalia invece si copre le spalle. Intuisce che un’eventuale decisione della Consulta favorevole ai ricorrenti avrebbe effetti «devastanti» su suoi conti e cerca di correre ai ripari.
Può farlo perchè, contro i ricorsi, si è ufficialmente costituita in giudizio.
Quindi può argomentare direttamente con la Consulta. Cosa che invece il Mef non avrebbe potuto fare visto che il suo “avvocato” era l’Avvocatura dello Stato, alla quale però non risulta che il Mef abbia inviato documentazione sugli effetti “devastanti” del buco sulle pensioni
Tant’è. Equitalia Nord, che affronta il ricorso di Torino, innanzitutto si premunisce in caso di possibile sconfitta e chiede «quantomeno una limitazione della retroattività degli effetti della declaratoria di incostituzionalità della norma censurata ».
Si copre le spalle con l’altrettanto ormai famosa sentenza sulla Robin tax, la 10 del febbraio di quest’anno, in cui non si riconosce la retroattività del rimborso.
Scrive Equitalia, nella memoria che fa parte del fascicolo d’udienza della Consulta e che oggi sarà sul tavolo dei 12 giudici presenti, che «la recente giurisprudenza costituzionale ha valorizzato “le esigenze dettate dal ragionevole bilanciamento tra i diritti e i principi costituzionali”».
Si sta parlando dell’articolo 81 della Costituzione che stabilisce il principio del pareggio del bilancio.
A questo punto Equitalia annuncia gli «effetti devastanti» per i suoi conti e quantifica il possibile buco in 2,5 miliardi di euro.
È tutto da vedere se oggi, dopo l’udienza pubblica, la Corte entrerà nel merito delle questioni di costituzionalità sollevate, il 18 dicembre 2012, dalla commissione tributaria di Torino, su ricorso di Stefano Longhi, che aveva impugnato la sua cartella di pagamento, e da Latina il 29 gennaio 2013, stavolta per il ricorso di Anna Cacciotti. Questioni identiche.
Di mezzo le norme che, in tre provvedimenti legislativi (1999, 2008, 2009), fissano l’aggio in misura fissa, sganciato dai costi del servizio.
Negli ambienti della Consulta si può cogliere un certo scetticismo sui ricorsi privi, a quanto pare, di dettagli sufficienti.
Ma il dato rilevante è che, anche stavolta come per le pensioni, a trattare il caso saranno 12 giudici sull’organico previsto di 15.
Non presiede Criscuolo, fuori Roma per un impegno internazionale. Al suo posto ci sarà la vice presidente Marta Cartabia, allieva dell’ex presidente della Corte Valerio Onida, una delle sei alte toghe che ha votato contro la bocciatura della legge Monti sulle pensioni.
Ma la novità , stavolta, è che Equitalia ha messo sul piatto ufficialmente il nodo tra decisione costituzionale sul caso in questione e la compatibilità degli effetti sui conti dello Stato.
Abbiano ragione o torto i ricorrenti di Torino e Latina, il caso sta tutto in questo perimetro stretto.
Liana Milella
(da “La Repubblica“)
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