EXPO, IL PADIGLIONE ITALIA E’ COSTATO IL DOPPIO DEL PREVISTO
L’APPALTO ERA DI 28 MILIONI, SI E’ ARRIVATI A 53 TRA VARIANTI E INDENNIZZI
È la prima partita economica che viene chiusa. Il primo accordo sugli “extracosti” dei maggiori appalti di Expo che, dopo aver passato il vaglio dell’Avvocatura dello Stato e dell’Autorità nazionale anticorruzione, viene raggiunto.
Perchè alla fine tutti i tormenti della corsa del cantiere hanno presentato un conto.
E quello per costruire Palazzo Italia e gli edifici del Cardo, tra varianti e “indennizzi”, uomini, mezzi in più e uno sforzo di accelerazione diventato necessario per recuperare i ritardi del passato e centrare l’obiettivo dell’apertura del Primo maggio, è quasi raddoppiato: dai 28 milioni degli importi di gara iniziali a 53. Ma da fare ancora ce n’è.
Gli altri grandi dossier che riguardano le principali gare – dalla rimozione delle interferenze all’ossatura di base di tutto il sito fino alla Via d’acqua Sud – non sono state ancora archiviate.
Con il presidente dell’Anac Raffaele Cantone che ha consegnato un messaggio chiaro a Expo: entro la fine dell’evento è necessario definire anche il prezzo di queste commesse.
Lo aveva detto all’inizio d’agosto, Raffaele Cantone: “In questo momento guardiamo con preoccupazione alle transazioni che riguardano gli appalti più importanti di Expo: i tempi si sono allungati. Prima della fine dell’evento, però, dobbiamo fare di tutto per chiuderle. Non sarebbe un buon segnale concludere la manifestazione senza conoscere effettivamente quanto saranno costate alcune opere”.
Ed è questo che avrebbe ribadito durate un incontro con Giuseppe Sala, convocato per fare il punto della situazione.
Impossibile, insomma, dopo aver raddrizzato la rotta di una barca che sembrava affondare sotto il peso degli scandali, lanciare un messaggio negativo sul fronte economico.
Era stato lo stesso Giuseppe Sala a prospettare i confini della scalata del Padiglione: tra costruzione e allestimenti interni, il prezzo alla fine sarebbe salito da 63 milioni a 92.
Anche se l’assegno extra, ha sempre assicurato il commissario, sarà coperto dalle sponsorizzazioni raccolte dalla responsabile tricolore, Diana Bracco.
Adesso, i costi per far venir su le strutture diventano definitivi. E Expo può chiudere l’accordo che “sana” tutto il passato, compresi i possibili contenziosi aperti, con l’impresa (Italiana Costruzioni che, dopo essere stata coinvolta nell’inchiesta sulle grandi opere di Firenze, non è stata commissariata ma è comunque finita sotto “monitoraggio”) che ha vinto gli appalti.
Una partita complessa perchè complessi sono stati i nodi da sciogliere.
Tanto che, per riuscire a definire i vari scenari e risolvere i problemi aperti, le diverse pratiche sono state riunite e gestite in un’unica trattativa. È su questo accordo che è arrivato il parere dell’Avvocatura e dell’Anac. Nulla osta, si può procedere.
D’altronde non si sarebbe potuto fare diversamente, visto che le varianti erano state ordinate dal direttore del lavori, ancora una volta per recuperare tempo, senza seguire la normale strada ma utilizzando le deroghe dei poteri commissariali e ancora prima di quantificare i costi.
Sono state proprio le molte modifiche al progetto richieste nel tempo – ad esempio per ridisegnare la suddivisione interna dei piani – a far lievitare le cifre.
Solo così, con i cambi in corsa, il budget di Palazzo Italia è salito da 18,5 a 30,5 milioni; quello per le strutture lungo il cardo da 9,2 a 11,8: più di 14 milioni.
Si sale ancora di altri 11 milioni se si sommano i lavori extra, le cosiddette riserve – le pretese dell’azienda sono state ridimensionate – e soprattutto la necessità di superare gli ostacoli e l’emergenza delle inchieste e degli stop forzati.
Più operai, più ruspe e camion, i tre turni al giorno e un cantiere in movimento 24 ore su 24.
Solo per avere un’idea della rincorsa: da contratto, l’impresa avrebbe dovuto costruire il padiglione in 398 giorni. Alla fine le opere sono state fatte in 200 giorni.
Uno sforzo organizzativo e produttivo che, da solo, vale 5,8 milioni.
Alessia Gallione
(da “La Repubblica”)
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