FACEBOOK TAGLIA LE WEB MANINE DELLE BUFALE A FAVORE DI LEGA E M5S, MA E’ SOLO L’INIZIO
NECESSARIA UNA COMMISSIONE D’INCHIESTA SUL TENTATIVO DI INQUINARE IL VOTO PER LE EUROPEE
C’era da aspettarselo. Le fake news stanno inquinando la campagna elettorale per le europee e rischiano di indirizzare il consenso verso direzioni predeterminate.
L’ultimo inquietante episodio riguarda le segnalazioni di Avaaz, una Ong che si occupa di campagne sociali, che hanno consentito a Facebook di chiudere 23 pagine con quasi 2,5 milioni di follower, che diffondevano fake news e odio in violazione delle regole di quel social e sostenevano Lega e Cinque Stelle.
Ma quelle 23 pagine oscurate potrebbero essere solo la punta dell’iceberg. Ci sarebbero, infatti, 14 sottoreti coordinate che avrebbero violato le regole di Facebook. Si tratterebbe in tutto di 104 pagine divise in sei gruppi con un totale di 18,26 milioni di follower e 23,09 milioni di interazioni negli ultimi tre mesi.
Le regole di Facebook non risultano violate soltanto per via dei contenuti di odio diffusi attraverso quelle pagine.
Si ravvisa anche il cosiddetto riciclaggio di follower. In altri termini le pagine nascono in modo corretto e con finalità spesso anche nobili, ma poi nel corso del tempo cambiano nome fino a diventare veicoli di diffusione di contenuti propagandistici o falsi. In questo modo è possibile manipolare gli ignari follower che continuano a dare credito a pagine in realtà diventate altro rispetto alle loro caratteristiche originarie.
Questi espedienti risultano particolarmente utilizzati da estremisti di destra che pubblicano contenuti fortemente ideologici sfruttando pagine web apparentemente neutre. Tre network di estrema destra che diffondevano disinformazione attraverso 17 pagine e 1,4 milioni di follower erano stati chiusi da Facebook in Spagna, alla vigilia delle elezioni politiche nazionali del mese scorso.
La situazione fake news sui social rimane quindi una grande emergenza per le democrazie europee.
I colossi della Rete hanno dimostrato nell’ultimo anno buona volontà nell’aderire al codice di autoregolamentazione anti-fake news prodotto dalla Commissione europea e hanno sin qui assicurato la massima collaborazione nella tempestiva rimozione di contenuti fake o riconducibili a linguaggi d’odio. Ma evidentemente non basta. Si tratta di armi spuntate.
I filtri tecnologici predisposti da Facebook e dagli altri social per stroncare sul nascere la diffusione di questi messaggi fuorvianti sono tutt’altro che infallibili.
Negli Stati Uniti il social fondato da Mark Zuckerberg ha preso in considerazione l’idea di attrezzare vere e proprie task force di giornalisti ed esperti di informazione in grado di monitorare costantemente il traffico di notizie e di smascherare le fake news più marchiane. Tuttavia, si tratta di progetti annunciati, ma incompiuti, ai quali invece bisognerebbe dare seguito e continuità .
Quanto all’Italia, stupisce che forze politiche molto presenti sul web e, a quanto emerge da vicende inquietanti come questa, ampiamente beneficiarie della diffusione di pagine fake, strillino contro alleati e avversari invocando leggi sul conflitto di interessi nei media tradizionali.
Forse lo fanno proprio per far passare in secondo piano emergenze come questa, che minano le fondamenta del diritto dei cittadini-utenti ad essere correttamente informati anche attraverso internet.
Le fake news sono un virus pericoloso e potenzialmente devastante per la formazione del consenso, tanto più se si pensa che almeno un terzo degli aventi diritto non ha ancora deciso per chi votare e dunque risulta facilmente influenzabile.
Normative nazionali ed europee, codici di autoregolamentazione, soluzioni tecnologiche, cultura ed educazione digitale sono strumenti da potenziare per raggiungere l’obiettivo di rendere il web un luogo più sicuro e affidabile, neutralizzando i continui attacchi di organizzazioni e centri di potere che vorrebbero trasformarlo definitivamente in una giungla.
Ruben Razzante
Docente di Diritto dell’Informazione
(da “Huffingtonpost”)
Leave a Reply