FINISCE IL BLUFF FEDERALISTA, SVOLTA DEL GOVERNO: “MENO POTERE ALLE SINGOLE REGIONI”
I RECENTI SCANDALI SCONSIGLIANO DI DARE TROPPA AUTONOMIA ALL’ENTE REGIONALE…IRA DELLA LEGA, APERTURA DI PDL E PD
Il disegno di legge costituzionale è pronto.
E così, a undici anni dalla riforma del Titolo V della parte seconda della Costituzione, il governo Monti è pronto a rivedere l’intero impianto «federalista» di quella riforma approvata, non senza polemiche, sul finire della legislatura del 2011.
La bozza messa a punto dal governo – anche a seguito degli eclatanti scandali nella pubblica amministrazione – tende ad «assicurare – è scritto così nelle premesse del Ddl – un esplicito fondamento nelle norme della Costituzione attraverso: a) la parziale rivisitazione degli elenchi delle materie di legislazione esclusiva statale e di legislazione concorrente; b) la rinnovata configurazione del ruolo della legislazione dello Stato nell’area della potestà concorrente; c) l’esplicitazione dei limiti della legislazione regionale c.d. residuale rispetto alla legislazione statale esclusiva; d) l’attenuazione della rigidità dei confini fra potestà regolamentare del Governo e potestà regolamentare delle regioni; e) la “costituzionalizzazione” della conferenza Stato – regioni e l’attribuzione agli esiti favorevoli delle intese e dei pareri espressi in tale sede di effetti limitativi nei confronti delle impugnazioni in via principale delle leggi e dei conflitti di attribuzione intersoggettivi.
Altri obiettivi importanti, sempre in chiave di unitarietà giuridica ed economica dell’ordinamento costituzionale, sono rappresentati dal riconoscimento a livello di Costituzione della competenza della Corte dei conti a svolgere controlli sugli atti e sui bilanci delle regioniIl testo messo a punto dal governo – anche in seguito agli scandali e le inchieste che hanno coinvolto la pubblica amministrazione – fronti delle impugnazioni in via principale delle leggi e dei conflitti di attribuzione intersoggettivi. Altri obiettivi importanti, sempre in chiave di unitarietà giuridica ed economica dell’ordinamento costituzionale, sono rappresentati dal riconoscimento a livello di Costituzione della competenza della Corte dei conti a svolgere controlli sugli atti e sui bilanci delle regioni.
Le reazioni non tardano.
Pdl e Pd aprono alla riforma, seppur con alcuni distinguo.
La Lega Nord, invece, dichiara guerra al governo ed evoca scenari di guerra: come «nel Paese Basco», dice Mario Borghezio alludendo ai separatisti dell’Eta. Completamente favorevole all’iniziativa è invece Pier Ferdinando Casini, che parla di superamento di un «federalismo confuso e pasticcione».
Insorgono anche i governatori. «È impensabile un percorso di modifica unilaterale», sbotta il presidente della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani.
«Il governo si sbaglia se vuole cancellare le Regioni. Neanche un governo tecnico può permettersi di distruggere questa identità storica», aggiunge Roberto Formigoni.
I partiti della maggioranza sembrano condividere la linea del governo.
«Ben venga un intervento» sulle competenze delle Regioni; «sediamoci attorno ad un tavolo per discuterne» anche se «i tempi per una riforma sono ristrettissimi», spiega Mario Valducci.
Ma «è molto complicato mettersi ora al lavoro con i pochi mesi che mancano alla fine della legislatura».
Apre al dialogo anche Davide Zoggia del Pd. «Un intervento è necessario perchè ci sono storture e cose da correggere» ma «non è possibile immaginare un ritorno al centralismo», avvisa. «Una riforma va fatta ma coinvolgendo il territorio».
I due principali partiti convergono sulla necessità di rivedere «le dimensioni e le funzioni delle Regioni», riducendone il numero e rendendole più omogenee per abitanti ed estensione.
Ma Monti sembra proprio seguire la scia della Spagna.
Il governo di Madrid, su sollecitazione dell’Europa, sta rivedendo l’organizzazione federalista (i buchi dei bilanci delle Regioni autonome spagnole sono una voragine per lo Stato centrale spagnolo).
Leave a Reply