FORZA ITALIA ALLO SBANDO, CERCHIO MAGICO SOTTO ACCUSA
IL RISCHIO CHE LA RESA DEI CONTI SCATTI IN ANTICIPO, PROBABILE RINVIO DELL’UFFICIO DI PRESIDENZA… FITTO SEMPRE PIU’ IN VETRINA
La resa dei conti è appena iniziata. E sotto accusa, per la prima volta, assieme al suo “cerchio magico”, finisce proprio il leader.
Fughe sono date per imminenti al Senato, Berlusconi non sa come venirne fuori e tra i fedelissimi è forte il timore per una sorta di “opa” che il trionfatore Raffaele Fitto, tra i pochi di questa campagna, potrebbe lanciare nell’ufficio di presidenza di domani. Che infatti potrebbe slittare.
«Complimenti Matteo, ma dovresti pur ringraziarmi: hai visto come sono stato bravo? In questi ultimi giorni ti ho fatto campagna elettorale» dice Berlusconi chiamando al telefono il premier e alludendo al suo «argine anti-Grillo», a suo dire vincente.
Poi il discorso si fa serio. E il leader forzista garantisce che su legge elettorale e riforma del Senato loro ci saranno, eccome.
A quel tavolo il partito di opposizione resta aggrappato quasi con la forza della disperazione. Non a caso, prima dell’ex Cavaliere, era stato già Denis Verdini a contattare il vicesegretario Pd Lorenzo Guerini per ribadire che la «strada delle riforme è spianata».
Solo che le condizioni, ora più di prima, le detterà Matteo Renzi.
A Silvio Berlusconi la portata del disastro era chiara già da un pezzo, quando in mattinata proprio Verdini, il “re dei numeri”, lo ha chiamato inviandogli i report sulla Waterloo forzista.
Il leader è già uno straccio, smarrito, ma la reazione è rabbiosa. «Provino pure a rottamarmi, se hanno la forza e i numeri. Qualcuno pensa davvero di poter guidare Forza Italia senza di me?» si è sfogato l’ex Cavaliere quando a ora di pranzo ad Arcore siedono tutti i figli, Piersilvio e Marina, Barbara, Eleonora e Luigi.
Con loro anche Giovanni Toti, capolista neo eletto nel Nordovest, e Niccolò Ghedini.
Forza Italia è un partito allo sbando e lui non ha stavolta una soluzione da proporre. Ricominciano così a circolare voci su fughe imminenti al Senato, trattative ripartite di un gruppetto di forzisti con l’Ncd di Alfano, che ha superato per un pelo lo sbarramento.
È proprio quel che teme l’ex premier: il fuggi-fuggi post disastro.
Nei colloqui privati alza il tiro anzichè giocare in difesa. Fa sapere di sentirsi «offeso» da quel 16 e passa per cento: «Ancora una volta ho dovuto fare tutto da solo, sono stato lasciato a combattere senza alcun aiuto, senza poter parlare, col divieto di andare in giro».
Ma la vera incognita riguarda il futuro. «Non posso consegnare a Marina un cumulo di macerie» è stata una delle considerazioni del day after.
La stessa primogenita, raccontano, ha rafforzato in queste ore la convinzione che sia meglio lasciar perdere la politica, almeno per ora.
In realtà Berlusconi non ha alcuna voglia di mollare la presa. La nota diffusa nel pomeriggio è un segnale soprattutto interno, con cui prende atto della sconfitta ma avverte che i conti vanno fatti con lui.
Scrive di un «risultato inferiore alle attese», ma che dipende dalla sua condizione di «uomo non libero». Come tante altre volte però garantisce che ripartirà dal risultato «negativo». Per concludere: «La mia stella polare resta l’unità dei moderati ».
La prima vittima sacrificale sembra sia predestinata: il responsabile dei “club” Marcello Fiori, additato come uno degli ingranaggi della macchina che hanno toppato.
La scheda inviata dalla sede di San Lorenzo in Lucina ad Arcore ha rassicurato fino a un certo punto: i tre milioni di voti persi da Forza Italia in un anno – nella lettura di Verdini – sarebbero finiti per metà nel mare dell’astensionismo, il restante milione e mezzo così distribuito: 900 mila voti al Ncd, 300 mila ai Fratelli d’Italia e 300 mila alla Lega. Solo una manciata attratti da Renzi.
Il Transatlantico è semideserto e tra i pochi forzisti che si aggirano c’è allarme.
Solo Luca D’Alessandro ironizza: «Quaranta per cento Renzi, sedici noi, il partito dei moderati e delle riforme insomma ha il 56 per cento».
Ma non è aria. Verdini chiama Fitto e lo prega di non alzare i toni, ora che ha stravinto. Ma i fedelissimi sono entrati in fibrillazione quando “Mr. 284 mila voti” si è presentato in sede a Roma nel pomeriggio e da lì ha rilasciato decine di interviste tv.
Maria Rosaria Rossi e Francesca Pascale vengono ritenute da molti tra le principali responsabili della dèbacle, loro la scelta di chiudere la campagna in una sala da 500 posti a Milano, di evitare le piazze.
«Berlusconi si faccia da parte» lo invita un vecchio conoscente come Giuliano Urbani.
«Il partito ormai è governato dai porta-Dudù» attacca l’uscente non rieletta Susy De Martini. «Sbagliate le liste, servivano i big» conclude la fedelissima Michaela Biancofiore.
Come Giancarlo Galan: «Abbiamo perso consensi e molta fiducia del nostro elettorato». Il rischio è che la resa dei conti scatti subito.
Non a caso, non sono ancora partite le convocazioni ufficiali per l’ufficio di presidenza di domani.
Carmelo Lopapa
(da “La Repubblica”)
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