GLI SCONFITTI DA ROUSSEAU
VINCE GRILLO A CUI SI E’ ACCODATO DI MAIO, PERDONO CASALEGGIO E DI BATTISTA
Il via libera degli iscritti grillini alle alleanze con i “partiti tradizionali”, leggasi Pd, ridisegna la geografia M5s.
Era il sogno di Beppe Grillo, già annunciato lo scorso anno, proprio di questi tempi quando ha creato nei fatti, tutto iniziò con un post sul blog, il governo giallorosso.
A distanza di dodici mesi il Garante pentastellato torna davvero centrale. Gli attivisti, quei pochi rimasti dal momento che l’affluenza è stata bassa, sono dalla sua parte.
E Luigi Di Maio ha capito per tempo che questo è il lato vincente. Ecco quindi che il ministro degli Esteri si allinea al co-fondatore per farsi largo nella strada impervia della riconquista del Movimento.
Strada che passa necessariamente dal volere di Grillo che da un anno a questa parte ha lavorato di sponda con il segretario del Nicola Zingaretti e non è un caso se quest’ultimo è stato il primo a dire che è “positivo il voto degli iscritti. Si governa da alleati e non da avversari”. Tuttavia il presidente della regione Lazio sorride di meno per quanto riguarda la ricandidatura di Virginia Raggi.
Se all’interno di un ormai partito vincono gli uni, è naturale che ci sia chi perde. Per esempio coloro che puntavano a una ancor più bassa affluenza che potesse decretare il “no” ai quesiti.
In fondo è stato Davide Casaleggio, insieme al capo politico Vito Crimi, a scegliere per il voto proprio nei giorni di Ferragosto. E come è noto al figlio del co-fondatore l’alleanza con il Pd non è mai mandata troppo giù. Nè a lui nè ad Alessandro Di Battista.
Casaleggio comunque non può che dirsi contento della “grande partecipazione degli iscritti che sono il vero organo decisionale del Movimento”. “Sono contento della grande partecipazione degli iscritti a questo voto. Da oggi il fatto che i parlamentari e consiglieri regionali potranno riportare la loro esperienza nei comuni, e viceversa i consiglieri comunali e gli attivisti potranno essere attori di quel ricambio necessario per non far diventare la politica una professione”. Non una parola invece, guarda caso, sulle alleanze.
Di Battista invece tace da giorni. Ma una sua fedelissima, Barbara Lezzi, solo ieri aveva scritto un post di fuoco contro “le alleanze con i partiti nei territori. Non perchè sia pregiudizialmente contraria ma perchè ritengo che si debba definire un metodo solido, con regole certe e trasparenti, criteri convincenti per i nostri elettori”. È possibile in queste frasi leggere anche il pensiero di Di Battista.
(da “Huffingtonpost”)
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