“GLI UOMINI NON DEVONO CONCEDERE NULLA ALLE DONNE. CONQUISTIAMOCI PIU’ SPAZIO DA SOLE”
PARLA LA SIGNORA DEL VINO, JOSE’ RALLO, A.D. DI DONNAFUGATA: “RAGIONIAMO COME SE QUELLA POLTRONA FOSSE GIA’ NOSTRA. IO HO FATTO COSI'”
“Per le donne, soprattutto per quelle nelle istituzioni, ricoprire ruoli di comando sembra essere sempre una ‘concessione’ dall’alto. Io sono fortunata perchè nella mia esperienza personale non ho avuto alcuna concessione: mi sono sempre conquistata i miei spazi non in base a quote rose, vere o finte che siano, ma in base ai miei meriti. È stato così in famiglia, a scuola, sul posto di lavoro”.
A parlare ad HuffPost è la signora del vino Josè Rallo, AD di Donnafugata e componente del CdA di Assovini Sicilia, che raccoglie oggi oltre 90 tra le principali aziende vitivinicole siciliane.
Insieme al fratello Antonio, guida l’azienda di famiglia, fondata nel 1983 dai genitori Giacomo Rallo e Gabriella, pioniera della viticoltura in Sicilia e tra le socie fondatrici dell’Associazione Nazionale Le Donne del Vino.
A Josè abbiamo chiesto cosa significhi per una donna occupare una posizione di potere nell’Italia di oggi e quali siano le difficoltà che incontra chi vuole “sognare in grande”.
Che influenza ha avuto sulla tua vita e sulla tua carriera l’esempio di tua madre, già imprenditrice del vino?
“Vengo da una famiglia particolare, fatta di donne forti, ma anche di uomini molto femministi. Mio padre è l’uomo più femminista che io conosca. Ha sempre avuto una fede sconfinata nelle donne, nella loro determinazione, nelle loro capacità . Lo ha dimostrato credendo nelle scelte di sua moglie, assumendo donne, e ha scommesso anche su di me dandomi lo spazio necessario e la libertà per crescere ed espandermi, motivandomi ad essere me stessa. Quindi la nostra azienda ha sempre visto la compenetrazione stretta tra queste due anime: l’anima forte delle donne e l’anima femminista degli uomini”.
Quanto credi che sia importante l’educazione alla parità di genere?
“Più che alla parità di genere, quella che dobbiamo conquistare è una pari dignità tra i sessi. Noi donne non dobbiamo diventare uomini, ma dobbiamo fare in modo che i nostri punti di vista, i nostri meriti, le nostre capacità contino tanto quanto le loro. Questa strada va preparata, da piccoli. Domandiamoci: stiamo educando i nostri figli affinchè possano incarnare il senso della pari dignità tra i sessi? Io sono stata fortunata, ho sempre avuto di fronte l’esempio di mia madre, imprenditrice, proprietaria del proprio destino, e quello di mio padre, femminista, aperto e comprensivo. Fin da piccola mi è stato trasmesso il concetto che essere donna non sarebbe stato un ostacolo alla mia carriera, anzi. Avrei potuto studiare, lavorare sodo per prendermi ciò che mi spettava, e ho seguito questa strada. Ma non tutti hanno questa fortuna”.
Nel mondo del vino è difficile per una donna ricoprire posizioni di potere?
“Il mondo del vino è storicamente maschile, ma da venti, trent’anni a questa parte le donne si sono fatte strada conquistando posizioni rilevanti e dando vita ad aziende floride. Io stessa sono un’imprenditrice donna, con tantissime collaboratrici donne, e tolto l’ambito strettamente della produzione che continua ad essere dominato dalla componente maschile, più del 50% dei posti che riguardano settori come quello del marketing, delle vendite sono ricoperti da donne. Il 40% dei nostri manager è donna. Ho avuto collaboratrici che hanno avuto gravidanze, maternità felici o meno, donne che hanno avuto difficoltà nei primi mesi di gravidanza e hanno avuto bisogno di assentarsi, o che hanno avuto aborti. Posso dire con certezza che queste donne possono mancare all’azienda per qualche mese ma quando tornano sono ricche, sono donne che guardano al futuro, che credono nella sostenibilità , sono portatrici di valore”.
Secondo la tua esperienza di manager che si è fatta strada seguendo i propri ideali, qual è la maggiore difficoltà che incontrano le donne nel ricoprire ruoli centrali?
“Noi donne non dobbiamo avere la sensazione che le cose ci vengano concesse. Dobbiamo acquisire però maggiore consapevolezza del nostro potere, ovvero essere convinte, noi per prime, che quella sedia, quella poltrona, quel ruolo, ce li meritiamo. Solo sentendoci autorevoli e sicure di noi stesse possiamo trasmettere quest’idea di noi agli altri. Se mostriamo soggezione è possibile che qualcuno approfitti delle nostre debolezze”.
Pensi che sia possibile per una donna coniugare vita familiare e carriera lavorativa o è necessario che la società le vada incontro?
“Credo che sia possibile conciliare il tutto, ma sono necessari dei cambiamenti di mentalità . Facciamo un esempio: una donna, madre, può essere presa da diversi impegni, tra cui il lavoro, la scuola dei figli, la spesa. Per conciliare il suo essere multitasking con il lavoro ha bisogno di organizzarsi: io posso assentarmi anche una settimana da casa sapendo di mancare dal lunedì mattina alla domenica sera, ma non posso accettare di sedermi in consiglio d’amministrazione senza sapere quando finirà la riunione. Se si tratta solo di stabilire l’orario di fine di una riunione perchè non farlo e permettere a noi donne di non rinunciare al nostro stile di vita e ai nostri, altri ruoli?”.
Quali passi in avanti dovrebbe compiere la società per andare incontro alle esigenze delle donne che vogliano ricoprire posizioni di potere?
“Prima di tutto, offrire servizi. La pandemia ci ha messo di fronte alla scarsità o meglio all’inesistenza dei servizi di assistenza alle mamme e ai bambini. Poi c’è il fattore culturale: ancora oggi nelle aziende ci sono disparità di trattamento tra uomo e donna oppure difficoltà da parte delle donne che vogliano far carriera a causa dei preconcetti sulla maternità . Io non dico che siamo totalmente indietro: nel 1983 sono scappata dalla Sicilia perchè la sentivo stretta, sette anni dopo sono tornata e l’ho trovata diversa, anche sotto il punto di vista della parità tra uomo e donna. In Italia di passi avanti ne sono stati fatti, ora si tratta solo, come diciamo noi manager, di ‘rifinire le cose’, apportare migliorie. E in questo le donne possono avere un ruolo forte: le donne che ‘hanno capito’, che si sono emancipate, possono fare rete, coinvolgere le altre nelle stanze dei bottoni. Invece di concentrarci sempre sulle mancanze, dovremmo concentrarci di più su quello che possiamo fare noi”.
(da “Huffingtonpost”)
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