GUERRA ALL’USURA
PARTE DALLA LIGURIA LA SFIDA AL RACKET….SI RIUNISCONO A GENOVA LE ASSOCIAZIONI CHE SI BATTONO CONTRO LE ESTORSIONI… ILSOSTEGNO DELLA CHIESA E DEL GOVERNO
Giovedì prossimo, presso il Santuario della Guardia, a Genova, si riuniranno i rappresentanti delle 26 associazioni italiane riunite nella Consulta nazionale antiusura. Il presidente della Consulta, nonchè della fondazione napoletana, padre Massimo Rastrelli, sottolinea che nell’occasione a presiederla è stato chiamato il cardinal Angelo Bagnasco, presidente della Cei. Presente sarà pure, a nome del Governo, il commissario antiracket Giosuè Marino. Una doppia presenza, ecclesiale e laica, per riprendere a fondo la lotta alla criminalità in “guanti bianchi”, sempre più diffusa, quella che si avvicina sotto le sembianze di un amico che ti tende una mano in un momento di difficoltà , per poi strozzarti, fino ad uccidere.
Padre Rastrelli tende a sottolineare che il fenomeno ormai non riguarda solo il Sud, ma è esteso a tutta la penisola.
La Fondazione genovese ha avviato per prima un’attività di microcredito per aiutare la nascita di piccole attività commerciali e imprenditoriali, oggi allargata anche a Napoli, Torino e Roma.Solo a Napoli, il Centro gestisce un bilancio di tre milioni di euro, su circa settanta in tutta Italia: con questo fondo si aiutano le persone che vogliono intraprendere una piccola attività dopo aver denunciato il racket che li aveva privati di ogni avere e di ogni dignità . Non più lasciati soli dalle Istituzioni e dallo Stato, timorosi di denunciare i propri aguzzini, ma finalmente aiutati e supportati per uscire dal giro vizioso del prestito a vita, della estorsione perenne, dei timori per i propri familiari.
Sono tremila i volontari, da nord a sud, che costituiscono la tangibile rete di sostegno alle vittime dell’usura, sia laici che religiosi, in una sintesi tra chi ci mette la “sensibilità pastorale” e chi “le competenze tecniche”. E’ stato sei anni fa il cardinale Camillo Ruini a voler dare il primo riconoscimento ecclesiale a questa “rete” e a voler un impegno concreto della Chiesa in questa battaglia. E nella sintesi con tante realtà laiche, con molte realtà operanti sul territorio, spesso anche in localizzazioni “ad alto rischio”, è cresciuta questa Consulta che ogni anno stila un bilancio della propria attività .
Solo a Genova, nel 2007, i 35 volontari della Fondazione Antiusura Santa Maria del Soccorso hanno dovuto esaminare ben 731 richieste di aiuto ( + 31% rispetto al 2006) e quest’anno il dato tendenziale di crescita è in netto aumento. Un fenomeno che si caratterizza in modo particolare ovviamente a seconda delle varie realtà territoriali.
A Napoli, racconta padre Rastrelli, può accadere che la camorra offra a una famiglia 300 euro al mese perchè tenga chiuse le imposte e non veda quello che succede in strada. La camorra vende servizi, è una organizzazione imprenditoriale che mostra un volto amico. Ma ormai la diffusione di infiltrazioni mafiose è un dato di fatto anche al nord e spesso le inchieste giudiziarie non possono che evidenziarle, anche nella nostra regione.
L’impegno dello Stato deve pertanto crescere sia in fase di “repressione” del crimine estorsivo, ma anche in termini di “sostegno materiale” a chi ne è rimasto vittima. Uno Stato “presente” e non latitante, “con strumenti operativi agili” e non coi soliti farraginosi cavilli burocratici che lo bloccano in ogni iniziativa.
Il racket dell’usura colpisce i più deboli, chi ha grandi mezzi sa dove potersi rivolgere e, proprio perchè si incattivisce su chi non ha possibilità di uscirne, per i colpevoli di questi crimini lo Stato non deve riservare alcuna pietà , nessuna attenuante, nessuno sconto di pena. E’ un crimine non solo contro la vittima, ma contro le regole sociali e contro lo Stato, determina insicurezza e sfiducia nelle Istituzioni, quindi lo Stato deve ” esserci” e non fare sconti.
Non si può avere pietà , verso chi pietà non l’ha avuta.
E poi il Governo intervenga con accordi con gli Istituti bancari per permettere la concessione di fidi agevolati a chi ne ha bisogno, invece di buttarli tra le braccia della malavita. Se ci fosse un minimo di garanzia in tal senso, nessuno sarebbe costretto a rovinarsi col racket. Le banche devono ritornare ad avere anche una minima funzione sociale, non solo a lucrare sui clienti. Lo Stato ogni tanto sarebbe bene lo ricordasse ai “grandi banchieri” nostrani.
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