“HO IMPLORATO IL PADRONE DI AIUTARCI, L’HO PREGATO IN GINOCCHIO”: IL RACCONTO HORROR DI SONY, LA MOGLIE DI SATNAM SINGH, IL BRACCIANTE 31ENNE, MORTO DOPO ESSERE STATO RISUCCHIATO DALLA MACCHINA AVVOLGIPLASTICA NELL’AZIENDA IN CUI LAVORAVA IN NERO A LATINA
“HA BUTTATO IL BRACCIO CHE SI ERA STACCATO IN UNA CASSETTA DI PLASTICA E CI HA SCARICATI DAVANTI CASA. IL PADRONE HA PRESO I NOSTRI TELEFONI PER EVITARE CHE SI VENISSE A SAPERE DELLE CONDIZIONI IN CUI LAVORIAMO”
Sony vede il petto di Satnam muoversi e si aggrappa alla speranza che stia respirando: «Ho solo te, non te ne andare». A chi le sta attorno dice: «È ancora vivo». E lo ripete, lo ripete tante volte, ma in realtà sono gli ultimi minuti di vita del marito, attaccato a un macchinario in una stanza dell’ospedale San Camillo di Roma. I medici provano a spiegarle che il bracciante di trentuno anni ha perso troppo sangue per riuscire a sopravvivere e che le fratture sono multiple.
Ad appena ventisei anni questa ragazza, arrivata dall’India in Italia tre anni fa con Satnam Singh: «Se muore lui, muoio io. Se vive lui, vivo io. Io sono indiana, l’Italia non è un Paese buono».
Sono lacrime di dolore e rabbia le sue nei confronti di chi li ha rifiutati offrendo loro, come unica opportunità, un lavoro in nero di dodici ore al giorno a cinque euro l’ora per raccogliere zucche, zucchine e insalata senza permesso di soggiorno.
Quindi chiama i suoi genitori, dall’altra parte del mondo, singhiozzando: «Non ci credo, Satnam è morto, non è possibile. E io che faccio?».
Ora Sony deve lasciare l’ospedale e andare dai carabinieri di Borgo Podgora, una frazione di Latina, per firmare l’autorizzazione all’autopsia. Qui il racconto è tragico: «Ho visto l’incidente, ho implorato il padrone di portarlo in ospedale ma lui doveva salvare la sua azienda agricola. Ha messo davanti a tutto la sua azienda agricola. Il padrone ha preso i nostri telefoni per evitare che si venisse a sapere delle condizioni in cui lavoriamo. Poi ci ha messo sul furgone togliendoci la possibilità anche di chiamare i soccorsi». Quindi Satnam ha perso sangue per almeno un’ora e mezza prima che arrivasse l’ambulanza.
Mentre il caporale si occupava già di pulire il camioncino per eliminare ogni traccia di sangue.
Gli amici di Satnam e Sony raccontano di «una coppia affiatata, se lei stava male lui restava a casa con lei, preferiva perdere una giornata di lavoro pur di non lasciarla sola. Non avevano niente se non loro stessi e lui era profondamente rispettoso di sua moglie».
(da La Repubblica)
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