I CAMPI ROM LI HA FINANZIATI LA LEGA DI MARONI, SALVINI NON HA LIMITI ALL’INDECENZA
NEL 2009 FU IL MINISTRO DEGLI INTERNI MARONI A STANZIARE 60 MILIONI E A DEFINIRLO “UN MODELLO DA ESPORTARE IN TUTTA EUROPA”…MA FORSE SALVINI ERA CHIUSO AL CESSO IN VIA BELLERIO
Prima dell’avvento di Matteo Salvini, prima delle copertine a torso nudo e soprattutto prima che le tensioni sociali e gli scandali colpissero il Comune di Roma, c’era una Lega che finanziava con convinzione la costruzione di nuovi campi nomadi.
E non era tanto tempo fa.
Maggio 2008. Appena preso il Comune di Roma, Gianni Alemanno annuncia una «rivoluzione copernicana» nel piano per i nomadi.
Nel frattempo a Palazzo Chigi s’è insediato il quarto governo Berlusconi e al ministero dell’Interno c’è il leghista Roberto Maroni, che plaude all’iniziativa del sindaco definendola «un modello da esportare in tutta Europa» e varando l’anno dopo un piano di finanziamento per costruire nuove strutture per l’accoglienza inserito nei decreti emergenziali.
Il fiume di soldi pubblici pompato nel business dei campi rom nella capitale arriva da lì, dall’asse Campidoglio-Viminale.
Una trentina di milioni l’anno solo su Roma. Che però ad Alemanno non bastano.
Tanto che, quando nel febbraio 2011 quattro bambini rom muoiono carbonizzati nel rogo della loro campo abusivo su via Appia Nuova, il sindaco si precipita a scrivere al ministro Maroni per battere cassa, chiedendo altri trenta milioni per affrontare l’aggravarsi dell’emergenza.
Fa anche la nota della spesa. Dieci milioni serviranno per costruire un nuovo campo, gli altri venti per ristrutturare i vecchi insediamenti, garantire l’assistenza e smantellare gli oltre trecento microcampi abusivi che costellano in quel momento la capitale.
Il Viminale, sempre guidato da Maroni, gli risponde ricordando di aver già stanziato complessivamente per quell’anno 60 milioni di euro per l’emergenza in cinque regioni (Lazio, Campania, Lombardia, Veneto e Piemonte).
Al Lazio ne erano andati un terzo (oltre 20 milioni), ai quali vanno aggiunti altri 12 milioni concessi da Comune e Regione, per un totale di 32 milioni di euro.
Il ministero degli Interni doveva essere particolarmente stupito per la richiesta, dato che il piano nomadi di Roma era stato approvato e finanziato da tempo e nelle riunioni dei mesi successivi all’approvazione non era state segnalate nuove esigenze.
Il sindaco prese malissimo quel rifiuto e promise di rivolgersi direttamente a Berlusconi, il quale però era alle prese con gli ultimi mesi del suo governo.
Ma con o senza un ulteriore sforzo economico, la rivoluzione copernicana annunciata da Alemanno e finanziata da Maroni aveva già prodotto i suoi effetti, traducendosi soprattutto in esborsi stellari ai quali non corrispondono quasi mai prestazioni all’altezza.
Finanziamenti che finiscono invece nel business milionario che le inchieste di questi giorni hanno portato a galla, foraggiato dal ministero degli Interni guidato dalla Lega.
Francesco Mesiano
(da “La Stampa”)
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