I PM: “SPADA NON SAPEVA RISPONDERE AL CRONISTA, SCONFITTA INACCETTABILE DI FRONTE ALLA SUA GENTE”
“HA AGGREDITO PER RIAFFERMARE IL SUO POTERE CRIMINALE”… “SFRUTTA LO STATO DI ASSOGETTAMENTO DELLA POPOLAZIONE E L’IMPUNITA’ CHE DERIVA DALL’OMERTA'”
Roberto Spada era stato sovrastato dialetticamente da Daniele Piervincenzi, il giornalista di Nemo.
Non aveva avuto la capacità di esprimere concetti “seri e sostenibili secondo criteri di ordinaria intelligenza” che potessero replicare alle domande incalzanti del cronista della Rai.
Una “sconfitta inaccettabile” per un “capo”, nel suo territorio, sfidato e — in qualche modo — ridicolizzato da uno sconosciuto di fronte a persone che avrebbero dovuto avere timore di lui.
E’ per questo motivo che avrebbe aggredito la troupe Rai in quella maniera: per riaffermare il suo “potere criminale”, sfruttando lo “stato di assoggettamento in cui versa la popolazione di quel territorio” e la “garanzia di impunità che deriva dalla loro omertà ”.
Un “agire delittuoso” che “rafforza” questo potere “dandone prova di esistenza ed efficacia”.
Segnali inequivocabili, tipici di quel “metodo mafioso” richiamato prima dai pm Giovanni Musarò e Ilaria Calò e poi confermati dallo stesso gip.
L’aggravante mafiosa è il punto cardine dell’ordinanza firmata sabato dal gip Anna Maria Fattori, la quale — pur non convalidando formalmente il fermo — ha prolungato la carcerazione per l’esponente del clan sinti che domina sul litorale romano, sul quale alla luce delle considerazioni del giudice vigono pesanti rischi di reiterazione del reato.
Il prossimo passaggio sarà quello del tribunale del Riesame.
(da agenzie)
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