“IL CAVALIERE PAGA ANCORA LE OLGETTINE”: 2.500 EURO AL MESE CONTRO IL PRECARIATO
SFILANO LE BENEFICIATE AL PROCESSO RUBY, TUTTE ANCORA A LIBRO PAGA DELL’EX PREMIER
Al processo Ruby sfilano le ragazze del bunga-bunga «Berlusconi ci paga uno stipendio».
Emerge, come se fosse una questione pacifica, una sorta di libro mastro dei pagamenti che l’ex premier effettua a beneficio delle ex ragazze del bunga bunga.
Sfilano ieri cinque testimoni, nell’aula del processo per prostituzione a Lele Mora, Emilio Fede e Nicole Minetti, e tutte e cinque raccontano di prendere 2.500 euro mensili.
E anche sui soldi incassati in un passato non lontano, arrivano varie spiegazioni.
A Ioana Visan 10mila euro vengono regalati da Silvio Berlusconi per l’onomastico del 2010.
Arisleida Espinoza prima non ricorda, poi risponde con un infelice «Può darsi» all’incalzante pubblico ministero Antonio Sangermano, che senza ottenere risposta sensata chiedeva: «Ma questi 6.500 euro di cui parla con il suo fidanzato lei li prende ad Arcore, ma da chi? Le sono piovuti dal cielo?».
È vero, l’aveva ammesso anche Silvio Berlusconi.
Non appena saputo che la procura di Milano aveva messo le mani sui suoi movimenti bancari, s’era premurato di spiegare che sentiva «il dovere» d’aiutare economicamente le ragazze del bunga bunga, «una quarantina », diceva.
Ma l’aveva fatto fuori dall’aula giudiziaria. Nei corridoi o in dichiarazioni alla stampa (di famiglia).
La questione è entrata adesso nei verbali d’udienza.
E c’è entrata — questo il corollario — tra reticenze e sgarberie.
Con il giudice Anna Maria Gatto che ad Aris ricorda che «la reticenza equivale a menzogna», e che richiama all’ordine Maristhell Polanco, seduta scomposta, come una bulla ripetente stufa di ascoltare professori.
In questo processo non si parla di concussione e Berlusconi qui non è imputato.
Sono alla sbarra i tre presunti favoreggiatori della prostituzione non solo di Ruby Rubacuori, ma delle tante ragazze che andavano ad Arcore, consapevoli delle buste di denaro in cambio della soddisfazione sessuale del «protagonista», come amava farsi definire lo stesso ex premier.
È questa la ragione che consente ai pubblici ministeri di proporre domande più precise sul reale tenore delle «cene eleganti».
Ed ecco che le contraddizioni, le incertezze, i «non ricordo» più che emergere, a volte in aula deflagrano.
«Mai fatto sesso a pagamento con Berlusconi, non sono una prostituta», dice Elisa Toti, laureata.
Ma c’è agli atti una intercettazione con la madre, che chiede: «Senti eeee, quanto v’ha dato?». Risposta: «Cinque, più quegli altri mille quindi sei (…) quei soldi che ho preso mi (…) serviranno per rimettermi a posto dopo questa settimana».
Da tempo c’è un campionario di queste intercettazioni importanti per comprendere anche come un allora primo ministro, gestisse la sua sicurezza, la sua riservatezza.
E come rappresentasse la sua alta carica pubblica.
Se in aula Aris Espinoza negava di aver visto soldi, in una sua intercettazione, contestata ieri dall’accusa, si lamentava: «Andiamo giù per niente… Una volta che andiamo là , ce li dà ».
In aula Espinoza ieri assicurava: «Pagamento in cambio di presenza? Mai». Ma ai magistrati la sua amica Natascia ha già testimoniato l’esatto contrario: «Aris mi ha detto che aveva avuto rapporti sessuali a pagamento con Berlusconi» e che l’ex premier faceva sesso a pagamento «con più ragazze». Quindi?
L’accusa punta il dito su questi compensi.
Mostra come questo continuo smentire il sesso e i porno-balletti possa derivare — e ieri è diventato chiarissimo — da persone che sono state pagate allora, e continuano ad essere pagate oggi.
Se non parla apertamente di versioni «catechizzate » dalla fede in Berlusconi, l’accusa porta continuamente le parole pronunciate in aula a scontrarsi con intercettazioni, rapporti di polizia, altre testimonianze.
E la difesa, quando parlano Marysthell Polanco, Eleonora De Vivo e le altre? Fa quasi finta di niente.
«Sì, effettivamente ho visto buste di contanti, a volte da 2mila e a volte da 5mila euro alle ospiti», finisce per ammettere Ioana Visan, romena con studi universitari, ottimo italiano, maniere educate.
Conferma anche gli spogliarelli di Nicole Minetti.
Ma i soldi «non erano — dice — un corrispettivo per atti sessuali».
E Nicole «non restava nuda, erano balletti in stile Pigalle », quartiere francese del can can.
Quanto a Ruby, la ricorda, eccome. Ricorda che «era incinta» (sarà stato vero?) e ricorda che Nicole Minetti la definiva: «Puttana ».
Minetti ieri non c’era.
C’erano Lele Mora e, per la prima volta, l’ottantunenne Emilio Fede.
Entrambi legati da anni di rapporti e confidenze, e anche da un bonifico milionario che, a scandalo non ancora esploso, Berlusconi aveva effettuato per quella che in un’intercettazione tra i due era stata definita «la riservatezza dei programmi».
L’ex direttore del Tg4, dicendo di «non aver preso nulla», ha scherzato su Berlusconi che avrebbe dovuto «aggiungere anche me» nella lista degli stipendi: «Ne consideri quarantadue, potevi fare quarantatrè… ».
Anche Mora davanti ai magistrati non parla mai e solo nei corridoi ripete il suo mantra: «Il bunga bunga? Ma era una barzelletta».
Piero Colaprico
(da “La Repubblica“)
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