IL DISPETTO DI BERLUSCONI VERSO GLI ALLEATI MELONI E SALVINI
’NO A DRAGHI AL QUIRINALE, PERCHÉ IL GOVERNO DEVE ANDARE AVANTI’’ (SCHIAFFONE A GIORGIA)… ‘’IL GOVERNO NON DOVREBBE SUBIRE RIMPASTI NÉ NUOVI INGRESSI” (SCHIAFFONE A MATTEO)
La definizione è diventata storica, e dunque racchiude un nocciolo di verità. La coniò Rino Formica: «La politica è sangue e merda». Non una roba per educande, insomma. E nemmeno un’attività che richieda, necessariamente, buone maniere. Ci può stare. Ma non è nemmeno detto, detto in verità, che le buone maniere vadano evitate anche quando sarebbero possibili…
Prendete il Silvio Berlusconi ieri. Gli alleati (Meloni e Salvini) attendevano pazientemente da giorni di sapere cosa avrebbe deciso circa la sua improvvida candidatura al Quirinale e lui che fa?
Diserta il vertice dove annuncia di aver scelto di rinunciare. Semplicemente non si presenta: manda Tajani e la senatrice Ronzulli a leggere un comunicato. Una evidente scortesia.
Qualcuno ipotizza che l’assenza sia motivata dalle ancora incerte condizioni di salute; altri, che lo abbia fatto per rabbia e dispetto. Preferiamo propendere per la seconda ipotesi, considerato il tono del comunicato recapitato agli alleati ed un importante chiarimento aggiunto da Tajani
Berlusconi scrive: primo, ho i voti per essere eletto, ma rinuncio per senso di responsabilità;
Secondo, no a Draghi al Quirinale, perché il governo deve andare avanti (schiaffone a Giorgia Meloni).
Terzo (a cura di Tajani): e il governo «non dovrebbe subire rimpasti né nuovi ingressi» (schiaffone a Matteo Salvini).
A esser cattivi, si può notare che Berlusconi fa anche sapere di aver deciso «con i miei familiari ed i dirigenti del mio movimento politico»: gli alleati nemmeno citati, solo informati.
Che il passo di Berlusconi (qualunque fosse stato) avrebbe ulteriormente terremotato il centrodestra, era prevedibile: e infatti il vertice di ieri si è interrotto nell’impossibilità di varare un comunicato congiunto. Ognuno per sé, su durata e profilo del governo, sul futuro di Draghi e sul nome del possibile presidente
La coalizione, insomma, sembra a un passo dall’implosione, proprio quando la partita vera può finalmente cominciare. E poiché il centrosinistra non sembra stare molto meglio, un timore si fa evidente: la partita comincia, ma potrebbe esser lunga e assai dura. L’aria che tira, infatti, non promette bene.
(da “La Stampa”)
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