IL GOVERNO DELLA VERGOGNA: EXPO PARTE SENZA PALAZZO ITALIA E MATTARELLA RESTA AL QUIRINALE
I TECNICI CONFERMANO LA RESA, ULTIMATI SOLO 15 PADIGLIONI ESTERI SU 53
l capo dello Stato Sergio Mattarella deve aver capito per tempo l’aria che tira, infatti ha declinato l’invito: all’inaugurazione lui non ci sarà .
Palazzo Italia, il cuore dell’Expo, edificio simbolo del paese ospitante, non sarà pronto all’inaugurazione dell’esposizione universale, il primo maggio prossimo a Milano.
Quelle che fino a qualche giorno fa erano solo le funeste, o realistiche, previsioni di “gufi e rosiconi”, secondo il nuovo lessico renziano, si stanno confermando.
I ritardi di Expo sono incolmabili, ma non è solo qualche padiglione estero a non poter concludere in tempo i lavori.
All’appello mancherà il pezzo forte, l’edificio eretto dal Paese ospitante, tradizionalmente il più visitato in ogni esposizione universale, oltre a essere quello dedicato agli ospiti istituzionali: capi di Stato, delegati internazionali , ambasciatori.
Assieme a quello, è tutta l’area del Padiglione italiano, ai due lati del Cardo, a essere indietro.
Il disastro ora lo ammettono anche i tecnici: “Può darsi che il primo maggio non si riesca ad aprire neanche uno dei sei piani di Palazzo Italia”, dice un ingegnere di Expo che preferisce rimanere nell’anonimato.
Dichiarazioni che smentiscono le rassicurazioni date fino a quattro giorni fa dal commissario Sala, secondo cui sarebbe stato tutto pronto salvo “qualche finitura da sistemare”.
A guardare lo stato di avanzamento dei lavori a un mese dall’appuntamento viene peraltro da domandarsi che cosa ci sarà di pronto: i padiglioni esteri terminati ad oggi sono una quindicina su 53.
Nel cantiere mancano l’acqua, le fognature e l’energia, tanto che le maestranze al calar del sole devono lavorare alla luce di fotoelettriche attaccate ai generatori; sul Cardo, viale simbolo delle eccellenze alimentari italiane, della Confindustria e della casa Lombardia, le strutture sono ancora ai primi stadi dell’edificazione.
Il governatore lombardo Roberto Maroni, interpellato due giorni fa dall’agenzia Ansa sui ritardi di Casa Lombardia, ha detto: “Chiedete a Expo, io non faccio i padiglioni” , ammettendo di essere “moderatamente” preoccupato.
Il responsabile del dipartimento di prevenzione dell’Asl di Milano ha fatto sapere che anche laddove i lavori saranno completati non ci sarà tempo per i collaudi.
Un aspetto non da poco, considerando che nel sito dovrebbero essere aperti più di 200 ristoranti.
Giova ricordare che l’Expo 2015 è stata assegnata a Milano il 31 marzo 2008, sette anni fa.
La gara per Palazzo Italia, secondo la Procura di Firenze che il 15 marzo ha disposto quattro arresti nell’ambito dell’inchiesta sul presunto “cartello delle grandi opere” che conta 51 indagati, sarebbe stata assegnata alla società Italiana Costruzioni grazie agli uffici di Antonio Acerbo, già responsabile unico del Padiglione Italia arrestato nell’ottobre scorso per un altro appalto Expo, quello sulle “Vie d’acqua”, di Andrea Castellotti, uomo di Cl, ex dirigente dell’impresa Tagliabue, portato da Acerbo in Expo come Facility manager, arrestato anch’egli per l’appalto delle Vie d’Acqua, e dell’imprenditore Stefano Perotti, arrestato insieme al super-manager delle Infrastrutture Ercole Incalza.
Secondo la Procura fiorentina, è evidente che “la gara di Palazzo Italia sia stata pilotata”.
La retorica pro Expo alla luce della situazione reale assume le caratteristiche del grottesco.
“Dobbiamo saperci raccontare meglio all’estero. Expo e Giubileo sono due grandi occasioni anche per un cambio di marcia psicologico”, ha detto ieri il ministro dei Beni culturali e del Turismo Franceschini, a Firenze, Palazzo Vecchio, durante la seconda giornata dedicata alla presentazione nazionale di Expo.
L’iniziativa, dal nome “Il Paese nell’anno dell’Expo”, era stata aperta dall’intervento del ministro dell’Interno Angelino Alfano, seguito da lavori incentrati sul tema “Padiglione Italia come vetrina del sistema-Paese” condotti, tra gli altri, da Luca Lotti, sottosegretario alla Presidenza del consiglio, Diana Bracco, commissario per il padiglione Italia dell’Expo e Maurizio Martina, ministro delle Politiche agricole con delega all’Expo.
Marco Maroni
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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