IL “PACCO”: ORA MILIONI DEVE SPIEGARE PERCHE’ IN QUELLO LASCIATO IN TRIBUNALE MANCASSE LA LISTA DEI CANDIDATI
IERI IL TRIBUNALE HA VERIFICATO CHE DENTRO LA FAMOSA SCATOLA “VI ERA ESCLUSIVAMENTE L’ELENCO DEI SOTTOSCRITTORI E I RELATIVI CERTIFICATI ELETTORALI”…CHI SI E’ CERCATO DI FAR FUORI DALLA LISTA?…IN PIAZZA, IL POPOLO DEL PDL DOVREBBE ANDARCI, MA PER CONTESTARE LA GESTIONE MONOCRATICA DEL PARTITO E LO SCANDALO LAZIO…
Ieri pomeriggio Silvio Berlusconi ha dichiarato: “Non faccio più da parafulmine agli errori degli altri”, a proposito della vicenda della presentazione della lista del partito nel Lazio.
E si è dimostrato stupito di fronte all’ennesima bocciatura della lista da parte dell’ufficio circoscrizionale elettorale presso il tribunale di Roma: “Ma come, abbiamo fatto il decreto per nulla? Abbiamo sbagliato a insistere su questa partita, era persa in partenza”.
Prima di prendersela con il prossimo, forse il premier avrebbe fatto meglio a seguire il consiglio del presidente dela Camera, Gianfranco Fini, che lo aveva avvertito: “Non è il caso di forzare la mano, la nostra gente non capisce queste cose”.
E alla fine si è fatta la figura dei pifferi di montagna, quelli andati per suonare e che sono tornati suonati.
Ma invece che prendere atto e chiedere scusa ai propri elettori, come suggerisce anche “FareFuturo”, riecco l’ennesima riedizione del “è stato un sopruso, scenderemo in piazza” e giù anatemi contro magistrati, cancelllieri, uscieri e bandoleri.
Arrivando persino al massimo dell’ironia di spacciare la foto di una povera addetta alla ricezione delle liste come seguace del Che.
Solo perchè si vede nello sfondo un quadro del ritratto di Guevara abbandonato per terra, insieme ad altri, come avviene in tutti i traslochi.
Il magistrato infatti ha replicato che non era certo suo, ma del suo predecessore che stava trasferendosi altrove.
Se questa è la “risposta politica” alla mancata presentazione della lista del Pdl, l’alternativa è solo un tuffo nel Tevere.
Al premier ci permettiamo di consigliare di leggere le motivazioni del tribunale che ieri sera ha deciso la “non ammissione della lista”.
Lettura che consigliamo anche a coloro che per fretta non hanno approfondito questo aspetto.
L’ufficio elettorale ha ieri esaminato per ben 11 ore la documentazione ripresentata dal Pdl, grazie alle nuove norme introdotte dal decreto interpretativo e sulla base di quanto contenuto nella famosa scatola che conteneva in origine il materiale da consegnare.
Scatola abbandonata dai delegati e sorvegliata dai carabinieri fino alla 14.30, ripresa alle 17 e riportata alle 19, sempre dai delegati del Pdl in quella famosa giornata della mancata consegna.
Le motivazioni indicate ieri dal tribunale sono solo in parte quelle espresse dal Tar, ovvero la “non apllicabilità del decreto interpretativo alla materia elettorale regionale” e la “mancanza di prove” a sostegno del fatto che i delegati fossero effettivamente presenti nella sede del tribunale entro le ore 12 del 27 febbraio.
C’è qualcosa di nuovo: si scrive che nella famosa scatola che avrebbe dovuto contenere liste e firme “è stato rinvenuto esclusivamente l’elenco dei sottoscrittori e i relativi certificati elettorali”.
Cosa vuol dire ?
Che il Milioni si era allontanato dopo una telefonata, lasciando sul posto le firme di sottoscrizione, ma portandosi dietro la lista dei candidati.
Come mai nessuno gli ha chiesto per quale motivo?
Che nomi doveva forse eliminare e quali aggiungere?
Milioni è una persona esperta, se l’interlocutore non fosse stato “di livello” non avrebbe lasciato le firme lì per fare un lavoro sulla lista.
Un lavoro talmente complesso che è tornato dopo un’ora a tempo scaduto. Se fosse andato a mangiarsi un panino o lasciava tutto li o si portava tutto dietro.
Ma che strano che invece sia sparito con la lista…
Eppure il premier e i vertici del Pdl questo problema non se lo pongono, pensano a mobilitare la piazza.
Contro chi? Contro i propri errori e inciuci?
In piazza dovrebbe scendere il popolo di centrodestra, questo sì, ma per manifestare contro una gestione monocratica del partito e la vergognosa figura che i vertici hanno fatto nella gestione della lista laziale.
E i dubbi sul fatto che si volesse far fuori la Polverini, candidata scomoda e troppo sociale, aumentano.
Non a caso Milioni è di provenienza forzaitaliota, non certo aennina.
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