IL PARTITO-FAMIGLIA E LE CONSEGUENZE DEL DISAMORE
CHI SI CONTORNA DI PARENTI DEVE METTERE IN CONTO LE PIU’ SERPENTESCHE CONSEGUENZE
Detto con la necessaria e in fondo equanime malizia: hai voluto il partito-famiglia? Beh, adesso pedala. Oppure, a discrezione, proteggiti dall’inevitabile tempesta dopo l’infausta semina, raccogli i preannunciatissimi cocci, piangi la prevista sorte che le tue scelte ti hanno procurato e via con i proverbi della tradizione.
Così Arianna e Lollo si saranno pure lasciati, ma le loro disavventure coniugali, in sé di scarso valore ai fini dei destini collettivi, assumono un indubbio rilievo politico, se non altro diradando le tenebre attorno al recente “complotto” di cui si parla sempre meno e quindi sempre più all’italiana.
Per Giorgia, diffidentissima premier, sarà stato anche comodo affidare il partito alla sorella, fare ministro il cognato, nominare capo della sua scorta il marito della sua segretaria e tenersi come compagno (prima della rottura) un conduttore di talk show. Ma poi, come molte cose importanti della vita, ecco che questa cintura di sicurezza famigliare va rivelandosi a doppio taglio e seguita a ritorcersi contro di lei, per cui non c’è bisbiglio, diceria, credenza, insinuazione, paparazzata, vignetta, crostino social o chicca di Dagospia che non siano messi in piazza rubando tempo, energia e serenità ad ogni ragionevole azione di governo.
Quest’ultimo oscurato, fin dagli esordi, da un costante sgocciolio a base di padri sciagurati, mamme di fervida penna, nonne caratteriste, sorellastre sosia; e poi favoritismi, corna, fuorionda gaglioffi, esami del dna, guardie e ladri notturni attorno alla Porsche sottocasa; fino alle dislocazioni delle stanze e ai costi sostenuti dal famiglione alla Masseria Beneficio. E ci sarà un’ingiustizia in tutto questo crudele impicciarsi dei fatti loro, ma tocca insistere: sono le inesorabili disgrazie del partito-famiglia, incarognite da una politica priva di ideali e progetti.
Chi si contorna di parenti deve mettere nel conto le più serpentesche conseguenze. È matematico o, se si preferisce, è la storia e insieme il destino. Non si pretende qui che i governanti approfondiscano il potere che fin dalla notte dei tempi la mitologia assegnava a Nemesi, figlia della Notte e campionessa ancora in carica della giustizia distributiva; né ci si arroga il diritto di suggerire una rinfrescatina sul concetto di contrappasso nell’inferno dantesco. Quel che sorprende e insospettisce, negli uomini e nelle donne del potere, è l’incapacità di comprendere che tra le più grandi e terribili novità degli ultimi trent’anni c’è proprio la fine di ogni distinzione tra sfera pubblica e privata.
Non è bastato il clamore sul divorzio di Veronica e le amichette di Berlusconi lanciate in politica. Non è bastato che la deflagrazione del centrodestra s’è accesa intorno al rapporto tra Fini, i Tullianos e la casa di Montecarlo. Non è bastata la rovinosa caduta di Bossi e tutto quanto, a partire dalle spesucce per la laurea albanese del Trota, finiva in una cartellina intitolata appunto “The family”. Non sono bastate le peripezie di casa Mastella, i pasticci di babbo e mamma Renzi, le vicissitudini societarie e famigliari di Santanchè, pure incrociatesi con i fulminei acquisti immobiliari in comproprietà con i famigliari di La Russa, e tante, tante altre storie che celebrano il vero, anche se inconfessato core-business della vita pubblica con tutti i suoi indispensabili esibizionismi e le sdolcinate ostentazioni social di figli, animali, pupazzetti e frutta di stagione.
Con il che i governanti continuano a invocare la privacy, nientemeno, e si illudono di salvarsi liquidando con sdegno ciò che giustamente temono come gossip, altro termine straniero che in realtà designa il linguaggio corrente nel tempo della democrazia delle celebrities, dei fan, dei tifosi e dei sicari.
In questo senso, d’altra parte, dalle novelle trecentesche in poi l’Italia (la “nazione”!) è sempre stata perfetta, altro che festival sull’identità con la partecipazione delle fidanzate di TeleMeloni.
Ieri Arianna ha anche parlato con il Foglio di «curiosità morbosa»: e c’è da crederle, a patto di condividere il nesso di causa-effetto tra morbo e curiosità. Dal punto di vista umano la fine di un matrimonio è triste: «Tutte le famiglie felici si somigliano; ogni famiglia infelice è infelice a modo suo…». Ma senza ipocrisia: nessuno ha obbligato i Fratelli e le sorelle d’Italia a farsi belle e a farla tanto lunga su Dio, Patria e — vedi un po’ — famiglia. Perché la politica servirà pure. Ma la vita è una cosa più complicata di un partito e forse merita uno sguardo in più.
(da repubblica.it)
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