IL PROVVEDIMENTO “MILLE MARCHETTE”
TRA FINANZIAMENTI A PIOGGIA E NUOVI INTERVENTI
Stamattina il governo approverà il tradizionale decreto Milleproroghe.
È un appuntamento ormai tradizionale per ogni esecutivo nella settimana tra Natale e Capodanno per sistemare le faccende rimaste in sospeso, ma stavolta la cosa è ancora più complicata.
Oltre alle proroghe, infatti, oggi Enrico Letta e soci dovranno inserire nel decreto anche quei pezzi non rinunciabili del cosiddetto “Salva Roma” affossato da Giorgio Napolitano. La trattativa è ancora in corso e molto dura.
Molti, non solo nelle opposizioni, avvertono Palazzo Chigi del rischio che questo nuovo decreto faccia la fine di quello appena abbandonato rimpiendosi di finanziamenti a pioggia e microinterventi.
SOLDI PER ROMA
Servono 400 milioni Lite sull’aumento Irpef
Il decreto stoppato dal Quirinale non si chiamava “Salva Roma” per caso: il suo contenuto più rilevante, infatti, erano i 400 milioni (più altri soldi sparsi su vari capitoli) stanziati per evitare il default della capitale e già messi nel bilancio 2013 dal sindaco Ignazio Marino.
Quei soldi venivano accollati alla gestione commissariale del “debito storico” — cioè quello accumulato prima del 2008 — che ha la garanzia statale. Come che sia, essendo in un bilancio approvato, quei soldi vanno trovati e saranno inseriti nel decreto Milleproroghe.
Caso più complesso è invece quello che riguarda l’aumento straordinario dell’addizionale Irpef dello 0,3 per cento per il Comune di Roma (che già applica l’aliquota massima dello 0,9): questa norma era prevista nella prima versione del decreto per consentire a Marino di aumentare gli introiti e pagare la sua quota di debito, ma venne cancellata in Senato. Scelta civica ha già avvertito Letta: “I romani non sono un bancomat”.
AFFITTI D’ORO
L’esecutivo si corregge sui palazzi della politica
Quella degli affitti cosiddetti d’oro è una vicenda legislativa intricata a cui il governo dovrebbe dare una soluzione definitiva proprio nel Milleproroghe.
Questa la cronologia. Nella manovrina d’autunno venne approvato un emendamento del M5S che consentiva alle Pubbliche amministrazioni di recedere dai loro contratti di affitto in soli 30 giorni entro il 2014: un modo per risparmiare soldi interrompendo contratti spesso inutilmente onerosi (26 milioni l’anno solo per la Camera). Nel dl Salva Roma, però, un emendamento dei relatori aveva tentato di cancellare questa nuova norma: scoperto dai 5 Stelle, è stato bloccato alla Camera e ora è decaduto insieme al resto del dl. Nel frattempo, però, la maggioranza aveva approvato nel ddl Stabilità un altro emendamento che escludeva dal diritto di recesso immediato gli immobili di fondi comuni di investimento: una decisa limitazione del campo di applicazione della norma. Oggi il governo dovrebbe correggere anche questo
TASSE SULLA CASA
Slittano le nuove aliquote Sfratti ancora bloccati
Confermato per il 2014 il blocco degli sfratti nelle città per le famiglie a reddito medio-basso oppure con situazioni particolari come la presenza in casa di un malato grave o di un portatore di handicap.
Questa misura, si apprende, dovrebbe essere contenuta nel decreto Milleproroghe che il governo approverà stamattina.
Rinviata ad un nuovo provvedimento, invece, la soluzione dell’intricata vicenda della nuova Imposta unica comunale (Iuc) sugli immobili in vigore dall’anno prossimo: fatti i conti sulle attuali aliquote massime, l’Anci sostiene che manchi un miliardo e mezzo di gettito rispetto ai bilanci approvati nel 2013.
La richiesta dei sindaci è semplice: o il governo tira fuori quei soldi o consente ai Comuni di aumentare le aliquote massime (2,5 per mille sulla prima casa e 10,6 sulle seconde) dell’uno per mille.
Il ministro Delrio, per ora, ha promesso che i trasferimenti per detrazioni passeranno da 500 milioni a 1,3 miliardi: quando sarà , mancheranno comunque 700 milioni.
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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