IL RETROSCENA: LA LEGA E’ PASSATA DA SI’ AL NO PERCHE’ URSULA VON DER LEYEN GLI HA NEGATO LA POLTRONA
FINO ALL’ULTIMO HANNO SPERATO CON IL CAPPELLO IN MANO, ORA HANNO CAPITO CHE NON CONTANO UNA MAZZA: SALVINI SCONFITTO… E UN POSTO POTREBBERO DARLO ALL’EUROPEISTA MOAVERO TRATTANDO PERO’ CON CONTE
Alla fine Ursula von der Leyen diventa presidente della Commissione europea per un pugno di voti. Solo 9 in più rispetto alla maggioranza di 374 nell’aula del Parlamento di Strasburgo. Determinanti quindi i 14 voti degli eletti del Movimento cinquestelle, inizialmente non scontati nel computo dei sì. Ma la maggioranza della presidente tedesca è comunque europeista, sebbene con tante defezioni tra i socialisti. Ma i sovranisti del gruppo ‘Identità e democrazia’, da Salvini a Le Pen, sono fuori.
Dopo infinite trattative e altalene, la Lega vota no. Maggioranza risicata ed europeista: non c’è cornice migliore per impedire l’ingresso di commissari sovranisti in squadra con von der Leyen.
Lei lascia chiaramente intendere che non li vuole: “Voglio commissari che lavorino per una Europa più forte — dice in conferenza stampa – sono convinta che lavoriamo meglio insieme e non da soli questo è il segreto per l’Europa”. Il cammino del leghista Giancarlo Giorgetti come commissario europeo è in salita. E a Roma si accende ancor di più lo scontro tra i due partner di governo.
“Il nostro voto è coerente col nostro programma. Invece è gravissimo l’asse Renzi-Cinquestelle in Europa!”, fanno sapere dalla Lega. E sottolineano che il punto non è il commissario. “Abbiamo deciso in base al programma, quello della von der Leyen è stato un discorso di sinistra”, dice a fine giornata il capogruppo dei sovranisti di ‘Identità e democrazia” Marco Zanni.
Eppure proprio lui aveva ipotizzato il sì a von der Leyen in cambio del sostegno dei Popolari ad un commissario leghista. E sempre Zanni nel pomeriggio ci diceva della necessità di ottenere garanzie dalla presidente sul programma ma anche sul commissario, con portafoglio pesante “alla Concorrenza, commercio o industria”. Evidentemente queste garanzie non sono arrivate.
Per tutta la giornata la Lega ha trattato, cercato rassicurazioni dalla presidente tedesca. Anche dopo che il resto dei sovranisti aveva annunciato il no in aula: lo ha fatto il tedesco dell’Adf Jorge Meuthen a nome di tutti, tranne i leghisti.
Gli eurodeputati di Matteo Salvini hanno tenuto la porta aperta fino all’ultimo. In prima battuta, risulta all’Huffpost, il discorso in aula della nuova presidente era anche piaciuto in casa Lega, pieno di riferimenti alla necessità di aiutare i paesi periferici come l’Italia sull’immigrazione.
Certo, ci sono stati anche i richiami al dovere di soccorrere la gente in mare e lì i leghisti hanno cominciato ad aggrottare la fronte. Alla fine nemmeno nei contatti informali è arrivato il via libera che cercavano per dare i loro 28 sì.
Hanno cominciato a perdere forza nel momento in cui questi voti non si sono rivelati determinanti
Ce l’ha fatta, per un pelo. E questo non depone a favore di un leghista commissario.
Lo fa capire la nuova presidente. Ma è la stessa cornice del voto a parlare. Con una maggioranza così ristretta — sono mancati 48 voti alla somma di Ppe, socialisti e liberali, dovevano essere 444 — ma europeista, la stessa von der Leyen non può permettersi di rischiare di mandare in audizione in Parlamento un commissario non in linea con i principi europeisti (audizioni fissate per la prima settimana di ottobre). Rischierebbe di non passare e lei stessa non rafforzerebbe la sua presidenza. Invece ne ha bisogno.
E comunque il commissario lo tratterà con Giuseppe Conte, il premier che fa sapere subito di “apprezzare” il discorso della presidente in aula, i cinquestelle votano a favore. E’ possibile che il governo italiano debba proporre il nome di un commissario dal profilo più europeista (Moavero?) per passare il test a Bruxelles.
Salvini ha perso, potrebbe aver perso tutto con un no.
(da “Huffingtonpost”)
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