IN TRANSATLANTICO PEONES ALLA RICERCA DI UN SEGGIO
DEPUTATI IN PROCESSIONE DA PORTAS PER CAPIRE SE CON IL ROSATELLUM SARANNO RIELETTI
Corridoio dei fumatori, due passi dal Transatlantico.
C’è la fila attorno al deputato del Pd Giacomo Portas. “Giacomo, Lombardia 2 al 12 per cento, quanti seggi fa col listino? E sull’uninominale insieme a voi ce la facciamo?”. Giacomo Portas è il leader dei Moderati, una lista regionale del Piemonte, circa 50mila voti. Con questo sistema elettorale, servono come il pane per vincere nei collegi da quelle parti.
Aria sorniona, Portas custodisce gelosamente nel proprio smartphone un file excel da lui elaborato, con tutte le simulazioni possibili di riparto dei seggi, per ogni collegio uninominale e plurinominale, in base alle possibili percentuali di consenso di tutti i partiti: “Giacomo, secondo te, se in Lombardia perdiamo nei collegi, quanti ne scattano sul proporzionale? Facci vedere il foglio”.
Manca qualche ora al voto sul Rosatellum. I peones di tutti gli schieramenti chiedono rassicurazioni sul proprio futuro.
Portas, grande esperto di flussi e sistemi elettorali fino alla maniacalità , è tranquillo e dispensa consigli perchè con questa legge, in cui nei collegi si vince anche con lo zerovirgola, è determinate come tutti i cespugli locali.
“Portas è il CAF del Rosatellum bis”, ironizza un senatore conterraneo di Forza Italia che si è appena avvalso del suo parere.
Parere dispensato con prudenza ed equilibrio: “Ho una grossa responsabilità – dice – visto che il numero di eventuali franchi tiratori dipende anche dal fatto che si sentono rieletti o meno”.
È il D-Day del Rosatellum. Che inizia la mattina presto: capannelli, simulazioni, contatti bipartisan per capire l’impossibile: quanti seggi perderanno i partiti di appartenenza con la nuova legge elettorale.
Impossibile perchè l’estensione dei collegi del Rosatellum è ancora un’incognita.
Agitati i parlamentari di Forza Italia del Sud, costretti a digerire l’alleanza con la Lega e a sostenere candidati del Carroccio nei collegi.
Le vecchie volpi da Transatlantico spiegano che “sono almeno una ventina”.
Anche quelli del Nord sono assai poco entusiasti; a un gruppo di questi di avvicina l’ex-azzurro Mario Pepe: “Vi do un consiglio. Fatevi candidare nelle regioni rosse, che con Mdp al 15 ci prendiamo qualche collegio uninominale”.
Qualcuno teme che con questa legge si crei una sorta di quinta colonna di Salvini in casa: “Quando andremo a trattare i collegi del Nord, Salvini dirà : questo è troppo moderato, i miei lo non reggono, mettete uno alla Toti. Così condizionerà le nostre scelte mettendo gente e lui vicina”.
In aula, dopo l’ennesima fiducia strappata con un quorum bassissimo, parte l’ostruzionismo dolce dei grillini e di Mdp su emendamenti e ordini del giorno, un centinaio circa.
Per i Dem dirige il traffico l’efficientissima delegata d’aula Cinzia Fontana, mentre Ettore Rosato segue in piedi flemmatico come un allenatore di calcio. “Il margine è rassicurante, devono essere più di 120, dai…”.
A ogni scrutinio il suo pollice alto o verso è l’indicazione tassativa su cosa bisogna votare, tanto che dopo un po’ anche leghisti e forzisti cominciano ad appoggiarsi al suo lavoro (e in negativo anche i grillini).
Arriva Dario Franceschini, in mattinata. Parla coi parlamentari indecisi, si apparta con Rosato, presidia il Transatlantico, è l’unico che si vede nei banchi governo. E telefona, in continuazione.
È il vero garante dell’operazione Rosatellum. Un suo compagno di partito, che lo conosce bene, osserva: “Dario sa benissimo come non farsi notare, ma altrettanto bene come farsi notare”.
“Sono le 17 e tutto va bene” osserva ancora Rosato: le prime votazioni degli oltre 100 ordini del giorno presentati da M5S e Mdp danno esito tranquillizzante.
Fuori, il rumore è infernale: “O-ne-stà “, “O-ne-stà “.
(da “Huffingtonpost”)
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