JULIO VELASCO HA DIMOSTRATO DI ESSERE UN FUORICLASSE: UOMO DI CULTURA E DI AMPIE VEDUTE, PRIMA DI ESSERE UN CT
HA RIMESSO INSIEME I COCCI DI UNA SQUADRA SFASCIATASI NELLA GESTIONE DEL TECNICO MAZZANTI: MOLTE GIOCATRICI NEANCHE SI PARLAVANO… HA MESSO SU UN GRANDE STAFF E HA MIGLIORATO LE RAGAZZE CON IL DURO LAVORO
In un attimo prende forma il miracolo di una squadra dotata di enorme talento, ma incapace di sfruttarlo pienamente fino a disgregarsi la scorsa estate, al punto che molte non si parlavano più. Poi è arrivato un 72enne nato in Argentina, italiano per meriti sportivi guadagnati quando molte di loro non erano nemmeno nate. «Ha aperto il vaso e fatto sprigionare tutto quel che noi avevamo dentro» scandisce Myriam Sylla, che canta “Olè Olè Olè” e fuori dal campo è esattamente com’è in campo: un ciclone.
È l’Olimpiade del Qui e ora , il mantra assorbito dalle giocatrici, che l’hanno fatto loro togliendolo a Velasco che l’aveva coniato. C’era tanta ruggine alle spalle: bastava rimuoverla. C’era rivalità tra Egonu e Antropova, imposta titolare la scorsa estate, appena completate le pratiche per la cittadinanza. Velasco ha deciso che Paola è titolare e la 21enne Kate riserva con ampio spazio nei cambi: le due ne sono uscite con un braccio assassino che non cala di intensità dalla zona dell’opposto.
Poi c’erano le reiette, tagliate dalla Nazionale per ridurre al minimo le possibilità di fronda: è bastato richiamarle e dar loro compiti precisi. «Tante di noi che non c’erano l’anno scorso, come s’è visto qui, hanno meritato di giocare queste partite» concede Caterina Bosetti. «Eravamo una squadra fortissima da anni, purtroppo ci è sfuggito qualcosa. Questa Olimpiade ci ha mangiato a livello nervoso».
Era fuori anche il miglior libero dei Giochi di Parigi, Monica “Moki” De Gennaro, ormai 37enne ma soprattutto “sorella maggiore” di Egonu nella visione del precedente ct Mazzanti
Dopo la vittoria hanno formato un cerchio, stringendosi in un abbraccio sul campo. Sylla e Danesi si sono scambiate la medaglia, «siamo amiche sin da piccole, ci vogliamo bene» spiega Myriam, a cui Velasco ha tolto la fascia per darla proprio ad Anna.
Una squadra simbolo, mille colori e mille culture, ma soprattutto un gruppo di donne a cui Velasco ha parlato come un uomo che si lascia alle spalle la società in cui è nato: «Non cercavo una rivincita con voi, vi voglio autonome e autorevoli».
(da agenzie)
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