LA CONFESSIONE DELL’ASSASSINO DI LECCE: “LI HO UCCISI PERCHE’ ERANO TROPPO FELICI, MI E’ MONTATA LA RABBIA”
EMERGE IL FOLLE MOVENTE DELL’OMICIDIO DI ELEONORA E DAVIDE
Ha confessato nella notte Antonio De Marco, lo studente di Scienze infermieristiche arrestato nella serata di lunedì 28 settembre con l’accusa di essere l’assassino di Daniele De Santis ed Eleonora Manta.
Voleva legarli, torturarli e poi ucciderli. Era questo, secondo la ricostruzione degli inquirenti, il piano del 21enne. Dalle indagini che hanno portato alla svolta sul duplice omicidio emergono nuovi particolari.
Antonio De Marco è di Casarano, paese della provincia, ma fino allo scorso agosto “era stato un coinquilino” perchè aveva abitato in affitto in una stanza nella casa che poi Daniele De Santis aveva deciso di ristrutturare per andarci a vivere con Eleonora.
“Ho fatto una cavolata. So di aver sbagliato. Li ho uccisi perchè erano troppi felici e per questo mi è montata la rabbia”.
Sarebbero queste le parole con le quali Antonio De Marco avrebbe motivato agli investigatori il duplice omicidio. Lo si apprende da fonti investigative. Lo stesso comandante provinciale dell’arma dei carabinieri Paolo Dembech ha escluso il movente passionale “che al momento non si evidenzia” spiegando che le ragioni andavano a ricercarsi nel periodo di convivenza con la coppia la cui felicità potrebbe aver infastidito il presunto omicida, che è un ragazzo “introverso, chiuso, con poche amicizie”.
LA FESTA IL GIORNO DEI FUNERALI
Sorridente e sereno a tavola con i colleghi a poche ore di distanza dai funerali di Daniele ed Eleonora. E’ così che Antonio De Marco ha trascorso la serata di sabato26 settembre quando in un locale ha partecipato alla festa di compleanno di una sua collega tirocinante presso la scuola infermieri del Vito Fazzi di Lecce
Il giovane appare così in alcune foto scattate dagli amici colleghi di corso. Gli stessi che lunedì 28, intorno alle 22 lo hanno visto mentre veniva arrestato dai carabinieri nel nosocomio salentino. Alla vista dei militari il 21enne di Casarano si sarebbe dimostrato tranquillo e sorridento avrebbe chiesto: “Da quanto mi stavate seguendo ?”.
L’ORDINANZA DI FERMO
“L’azione è stata realizzata con spietatezza e totale assenza di ogni sentimento di pietà verso il prossimo”. E’ quanto si legge nel provvedimento di fermo nei confronti di Antonio De Marco. “Nonostante le ripetute invocazioni a fermarsi urlate dalle vittime – è scritto ancora nel provvedimento – l’indagato proseguiva nell’azione meticolosamente programmata inseguendole per casa, raggiungendole all’esterno senza mai fermarsi. La condotta criminosa, estrinsecatasi nell’inflizione di un notevole numero di colpi inferti anche in parti non vitali (il volto di De Santis) e quindi non necessari per la consumazione del reato, appare sintomatico di un’indole particolarmente violenta, insensibile ad ogni richiamo umanitario”.
Il delitto, ha spiegato il procuratore di Lecce, Leonardo Leone De Castris, sarebbe stato a lungo premeditato e definito nei minimi dettagli. In alcuni bigliettini che l’assassino ha perso nella fuga, è stata trovata non solo la mappa che indicava come evitare le telecamere di sicurezza della zona, ma anche i dettagli “delle attività prodromiche” che avrebbero dovuto procedere l’omicidio.
In altri termini il 21enne avrebbe progettato di immobilizzare i due fidanzati per seviziarli e, infine, di lasciare una scritta a suggello del suo gesto. È quanto emergerebbe dalle indagini dei carabinieri. È stato lo stesso procuratore della Repubblica di Lecce, Leonardo Leone De Castris, a fare cenno a delle fascette stringitubo ritrovate in casa, materiale che poteva probabilmente servire all’omicida per legare le due vittime e, forse, torturarle, seguendo un macabro disegno.
LE CHIAVI DI CASA
Antonio De Marco aveva fatto una copia delle chiavi di casa in quanto ex inquilino. Lo ha rivelato il comandante dei carabinieri di Lecce Paolo Dembech in una conferenza stampa in cui sono stati forniti alcuni dettagli sulle indagini che hanno portato alla svolta delle indagini.
Secondo la ricostruzione fatta dagli investigatori, il 21 enne è entrato in casa dove i due giovani stavano cenando e ha sferrato le prime coltellate contro Daniele in cucina. Il giovane aveva preso in fitto una stanza dell’appartamento e per brevi periodi aveva convissuto con la coppia che a volte si fermava a dormire nella casa. Su richiesta del proprietario, Daniele De Santis, il giovane aveva lasciato l’appartamento ad agosto e si era trasferito in un’altra casa sempre a Lecce. Da allora avrebbe cominciato a pianificare l’omicidio. Gli stessi carabinieri hanno escluso l’esistenza di complici.
IL PIANO DEL KILLER
“Scendo dalla fermata attraversi e ria-attraversi in diagonale poco prima del bar in via V. Veneto c’è il condominio a dx a fine strada attento di fronte passare velocemente suul muro a sx”. In questo modo Antonio De Marco, secondo i magistrati aveva pianificato il proprio disegno criminoso in quel che l’ordinanza di custodia cautelare, ha definito il “cronoprogramma” del delitto. “Il percorso ricostruito dalle immagini – afferma l’ordinanza – acquisite nel corso delle indagini… appare inequivocabilmente compatibile con il contenuto di uno dei cinque foglietti manoscritti rinvenuti nel corso dei rilievi effettati sulla scena del crimine”. In questi fogli, afferma ancora l’ordinanza, erano “descritti il percorso adducente al condominio di via Montello n.2, nonchè le modalità e l’arma con cui (De Marco, ndr) intendeva consumare l’intera azione criminosa”.
IL TESTIMONE
Tra le testimonianze ritenute fondamentali per risolvere il caso c’è quella di Andrea Laudisa, un inquilino che abita nel palazzo dove vivevano Eleonora e Daniele. “Attorno alle 20.45 – racconta – sentivo delle urla provenire dall’abitazione sopra la mia… in particolare sentivo dei forti rumori di mobili che cadevano e delle urla di una donna e di un uomo… sentivo che pronunciavano delle frasi tipo ‘aiuto, che stai facendò Ahi!’ Le urla erano tali che capivo subito che non si trattava di una semplice lite”. Laudisa sente la voce di Eleonora implorare l’assassino. “Che stai facendo? Ci stai ammazzando”.
Poco dopo l’uomo vede l’omicida inseguire per le scale l’arbitro Daniele De Santis che aveva anche cercato di chiedere aiuto col cellulare. “Notavo una persona che si trascinava per le scale” e un’altra “che si avvicinava e lo colpiva più volte e sentivo la persona per terra che implorava il soggetto che lo stava colpendo dicendogli più volte ‘basta, basta, basta’”. Subito dopo, conclude, “ho notato questa figura che, con passo normale e apparentemente tranquillo, scendeva le scale”.
Laudisa e la sua fidanzata fanno complessivamente 3 telefonate alle forze di polizia. “C’è qualcuno che sta accoltellando qualcun altro sulla scala, dovete arrivare velocemente, non si apre il portone dovete sfondarlo, perchè io non posso scendere ad aprilo, c’è un pazzo sulle scale che sta accoltellando qualcuno”.
IL PROCURATORE
“Da oggi la città di Lecce esce da un incubo – ha detto il procuratore – l’accaduto è una rarità nella criminologia penale”. L’assenza di un movente – ha spiegato ancora – ha rappresentato una grossa difficoltà iniziale nelle indagini perchè senza un movente è difficile capire qual è la pista da seguire e questo mi ha ha spinto a seguire la vicenda con quattro magistrati, oltre ad un sostituto anche i due aggiunti e il lavoro di polizia giudiziaria del carabinieri è stato eccellente”.
Alla identificazione dell’assassino si è giunti attraverso le immagini delle telecamere di videosorveglianza, intercettazioni e una perizia grafica sui bigliettini sporchi di sangue che erano stati persi dall’assassino nella fuga. Nei giorni scorsi erano stati acquisiti anche i contratti di affitto della casa del giovane arbitro, dai quali verosimilmente si è risaliti all’identità di De Marco.
(da “La Repubblica”)
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