LA FILOSOFIA DI GRILLO: QUANDO UNO VALE ZERO
DIETRO IL NO A MARINO UNA STRATEGIA CHE PUNTA ALLA SUA SOVRANITA’ ASSOLUTA E A COMPIACERE BERLUSCONI
L’idea del «lavorare insieme», per il governo nazionale o per quello di un Comune, è il seme della democraticità , e presuppone un’umiltà di fondo: nessuno può pensare di aver ragione da solo e non è bene rifiutare a priori le proposte altrui.
Ignazio Marino, appena eletto sindaco di Roma, come aveva annunciato in campagna elettorale, sta cercando di allargarsi alle forze politiche e sociali che ritiene possano offrire qualcosa di buono alla città .
Per questo ha «aperto» ad una collaborazione che neppure significa alleanza politica con il Movimento Cinque Stelle, che si è presentato come forza di innovazione, offrendogli peraltro un’indicazione proprio sulla trasparenza e legalità .
Quale migliore occasione per mettere alla prova sobrietà , trasparenza e concretezza?
«In merito ad alcune iniziative dei consiglieri comunali di Roma si ribadisce che: il MoVimento 5 Stelle non fa alleanze, nè palesi nè tantomeno mascherate, con alcun partito, ma vota le proposte presenti nel suo programma. L’unica base dati certificata coincidente con gli attivisti M5S e con potere deliberativo è quella nazionale che si è espressa durante le Parlamentarie e le Quirinalie e quindi il voto chiesto da De Vito (il candidato sindaco M5S a Roma, ndr) online non ha alcun valore».
Così parlò Beppe Grillo, liquidando il M5S romano e negandogli la possibilità di pesare nel nuovo corso post Alemanno.
E così Grillo ha anche liquidato qualsiasi proposta di confronto e sondaggio con la base locale, quella che ha fatto la campagna elettorale, ha chiesto e ricevuto i voti reali, ha creduto di poter davvero fare qualcosa di buono per la propria comunità .
E invece no, Grillo getta la maschera, lo fa sulla linea-Travaglio «collaborare = inciucio», e ferma qualsiasi reale ipotesi di confronto dal basso, negando anche l’idea (cui ormai nessuno crede più) che uno vale uno: da oggi è evidente che vale solo lui.
Per il M5S, nella consueta logica manichea tra buoni e cattivi, che riguarda ormai tutta la vita del Movimento, a partire dai gruppi parlamentari, è il momento di fare chiarezza: essere il braccio di Grillo, i suoi meri esecutori, oppure no?
L’occasione magistrale sarà il Restitution-Day, creatura perfetta, datata anche al momento giusto per non accavallarsi con eventi mediatici «altrui».
Mossa semplice di Grillo per mettere a tacere ogni polemica interna e ogni dissenso, e unire la base: i parlamentari che dissentono sono quelli attaccati a soldi e poltrone.
E viene così cancellata ogni polemica.
Da un lato i buoni, dall’altro i cattivi. Nessun distinguo e nessuna via di fuga.
Tutto questo però non serve all’Italia, non serve alle persone normali, a quelle che non arrivano a fine mese, a quelle che non hanno un lavoro nè una speranza di averlo, non serve ai ragazzi che devono scegliere se restare qui o andare all’estero, non serve alle imprese, non aiuta i terremotati, non risolve alcun problema sociale.
Prima smetteremo di farci prendere in giro da queste retoriche, meglio sarà per tutti noi.
Perchè da questo comportamento di Grillo, l’unico che ci guadagna è Berlusconi, il quale, in uno scenario senza alternative acquisisce, grazie non solo maggiore legittimazione, ma soprattutto potere di condizionamento politico in virtù dello stato di necessità .
P.S. Un tempo Grillo sbandierava che «uno vale uno» e lui era un semplice megafono. Bene, gli attivisti 5 Stelle romani hanno scelto di dare un nome a Marino. Lui, da megafono e portavoce, dovrebbe supportare questa scelta.
Invece… l’unica base che lui riconosce sono gli iscritti al suo sito.
Tradotto, vuol dire che anche a Roma gli attivisti non contano nulla.
Michele Di Salvo
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