LA LEGA DI SALVINI SI STA SVUOTANDO IN TUTTA ITALIA: IN 4 MESI PIU’ DI 40 ADDII
RADIOGRAFIA DI UN ESODO: DAL LAZIO ALLA PUGLIA, DALL’EMILIA-ROMAGNA AL VENETO
E’ una specie di grande esodo. E i numeri iniziano a essere importanti. Un po’ lungo tutto lo stivale va componendosi la liquefazione della Lega salviniana, che perde esponenti, dirigenti e anche semplici militanti. Un fenomeno che avevamo già raccontato a fine dicembre, con il transito in corso verso Forza Italia. Ma che con l’avvicinarsi delle elezioni europee, e con il crescente malcontento accumulato all’interno del partito, ha risentito di una nuova accelerazione.
“Il problema non sono nemmeno le espulsioni come quella di Toni Da Re, ma le decine di persone che se ne stanno andando da sole”, ha raccontato al Foglio l’ideatore della lettera dei 21 dissidenti, Cristian Invernizzi, ex deputato ed ex segretario della Lega nella provincia di Bergamo. Così abbiamo contato e analizzato i casi di fuoriuscita dall’inizio dell’anno. La situazione per Matteo Salvini e i suoi è tutt’altro che tranquilla.
Complice la fronda nordista che ha iniziato a farsi sentire più spesso, con la lettera scritta da 21 leghisti dissidenti e indirizzata a Salvini, si potrebbe pensare che le uscite siano rimaste relegate soprattutto alle regioni settentrionali. Ma a vedere meglio, la dinamica accomuna nord, sud e centro. E ha come minimo comune denominatore l’insoddisfazione per la linea che il segretario ha impresso al partito. La prima a salutare, a inizio anno, è stata la vicepresidente del Consiglio comunale di Perugia Roberta Ricci. Una decisione presa con “dispiacere”, ma resasi indifferibile dopo le divergenze con i vertici nazionali. Sempre nei primi giorni dell’anno ha lasciato la Lega anche Simone Pelloni, consigliere regionale in Emilia-Romagna. Così come Michele Facci, collega di Pelloni sempre in regione. E l’ex assessore alla Sanità dell’Abruzzo Nicoletta Verì, che ha deciso comunque di non far mancare il suo appoggio al presidente Marco Marsilio nella rielezione di inizio marzo. Tanto che, da civica, potrebbe essere riconfermata nella prossima giunta regionale.
Spostandosi a sud, ha lasciato la Lega per andare in Forza Italia l’ex sindaca di Villasangiovanni, in provincia di Reggio Calabria, Maria Grazia Richichi. Altro che entusiasmo per il Ponte sullo stretto. Rumore ha fatto il passo indietro del segretario della Lega a Foggia Daniele Cusmai, secondo cui quello salviniano “non è più il movimento del 2016 né il partito che insieme a Matteo Salvini abbiamo costruito e ciò mi lascia un grande amaro in bocca”. Risalendo la costa adriatica, hanno lasciato la Lega due importanti esponenti nel riminese: Luca De Sio, capogruppo del Carroccio nel Consiglio comunale di Rimini: “Mi sentivo a disagio, ma non me ne andrò in un altro partito”, ha detto comunicando il passaggio al gruppo misto.
E lo stesso ha fatto anche Bruno Galli, vicesindaco a Bellaria. Nelle vicine Marche, ha lasciato la Lega Francesco Totaro, consigliere comunale a Pesaro che ha parlato di un “amore mai sbocciato” con Salvini.
In Toscana la Lega perde esponenti ovunque. Il caso di Cortona
Se c’è una regione più delle altre in cui l’emorragia leghista è evidente è la Toscana. Ovvero la regione di Sussanna Ceccardi, europarlamentare, fedelissima di Matteo Salvini che sarà ricandidata a Strasburgo.
A Grosseto, comune amministrato dal centrodestra, in un sol giorno se ne sono andati i consiglieri comunali Alessandra Bragaglia, Alfiero Pieraccini, Ludovico Baldi e l’assessore all’Istruzione Angela Amante, transitati tutti nel gruppo misto. Uno degli ultimi fuoriusciti è Andrea Ulmi, consigliere regionale.
Anche Diego Cinelli, ex sindaco di Magliano, se n’è andato sbattendo la porta. E poi c’è il caso di Cortona, in provincia di Arezzo. Nel 2019 il centrodestra riuscì a espugnare questa storica roccaforte della sinistra. La Lega elesse cinque consiglieri. Fino a qualche settimana fa gliene rimanevano tre (Lucia Ripetti, Arianna Del Treggia e Santino Turchetti) che però hanno stracciato la tessera dopo che il partito ha deciso di non riconfermare il sindaco uscente Luciano Meoni.
A guardare cos’è successo in generale in tutta la regione negli ultimi anni, a Prato la Lega è passata da 6 a 2 consiglieri, a Firenze da 6 a 3. A Livorno da 5 a 2. E a Piombino da 6 a 3. Segno di un partito in declino.
Cosa succede alla Lega nel Lazio
Qualche giorno fa il consigliere comunale di Viterbo Claudio Ubertini ha deciso di uscire dalla Lega e di abbandonare l’incarico istituzionale. Nel Lazio c’è stato anche il passo indietro del consigliere regionale Pino Cangemi. Così come del consigliere comunale di Aprilia, Bruno De Luca, che ha aderito a Forza Italia. E quello di Andrea Orsini, coordinatore della Lega giovani a Latina, anch’egli passato tra le file forziste. Anche l’ex sindaco di Amatrice Sergio Pirozzi, che nel 2022 aveva assunto la guida del dipartimento Protezione civile della Lega, se n’è andato.
(da Il Foglio)
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