LA NOTTE DEL SILENZIO E DELLA FUGA M5S
DI MAIO DUE ORE IN CONCLAVE POI IL CLAMOROSO FUGGI FUGGI A BOCCHE CUCITE
Sono le due di notte. Un telefono squilla nella galleria dei presidenti, primo piano della Camera. Un commesso risponde: “Ah, sì, sì… ok”. Attacca, alza lo sguardo e si rivolge ai tre o quattro cronisti che gli stanno davanti: “Su non c’è rimasto più nessuno”.
Il tracollo elettorale del Movimento 5 stelle si conclude come peggio non potrebbe: con una comunicazione senza volto e senza firma e con una fuga alla chetichella nella piovosa notte romana.
Luigi Di Maio era arrivato agli uffici del gruppo a Montecitorio un paio d’ore prima. Si chiude in conclave con un paio di ministri (Elisabetta Trenta e Alfondo Bonafede) i capigruppo, Stefano Buffagni, Manlio Di Stefano, Laura Castelli. Il clima è così rilassato che i cronisti sono tenuti prudentemente a due piani di distanza.
Si accalcano nella sala della Lupa, affaccio sul cortile interno. In breve diventa rovente per la quantità di riflettori e il calore di un centinaio di persone che vi stazionano. Invano. Una telefonata anonima conclude un’attesa nervosa e inutile. I 5 stelle spariscono.
Dalle urne, con il risultato di un anno fa dimezzato, peggio ancora del 21,1% delle scorse europee che costrinse Beppe Grillo al maalox. Dalla comunicazione: appena Matteo Salvini capisce che gli alleati sbandano, tentennano, intasa con la sua presenza tutte le trasmissioni, occupa tutti gli spazi, sciorina l’agenda dei prossimi giorni di governo. E fisicamente, dalla sala stampa allestita alla Camera. La comunicazione scende dopo i primi exit poll. Spiega che ha pesato l’astensione al sud, che si parlerà quando le proiezioni avranno raggiunto un campione superiore al 50%, che il reddito non ha funzionato come sperato. Che la soglia critica sarebbe stata quella del 20%.
Dopodichè i 5 stelle scompaiono. Letteralmente.
Nessuna comunicazione, ore di buio assoluto e di incertezza totale, in attesa almeno di una seconda fila che metta la faccia e due parole per spiegare, motivare quanto successo.
Sono le telecamere di Piazza Pulita a immortalare la fuga. Bugani e Bonafede che accelerano il passo nella notte tra le stradine attorno a Montecitorio, trincerandosi in un no comment prima di chiudere la telecamera dietro un portone.
Si sgretola come argilla la speranza che l’attacco a sinistra e una ritrovata aggressività nelle ultime settimane avesse ridato fiato alle trombe elettorali pentastellate. L’ennesimo tracollo della gestione Di Maio, dopo le avvisaglie in serie nelle elezioni regionali.
Il capo politico lascia filtrare all’Adnkronos alcune riflessioni buone per tutte le stagioni: “Ora testa bassa e lavorare, ma restiamo pur sempre l’ago della bilancia”. Con i suoi avrebbe anche commentato la pesante penalizzazione derivante dall’astensionismo nel Sud, la necessità di strutturarsi sul territorio.
Spedisce un messaggio di congratulazioni a Matteo Salvini, ma non ci parla. Anche per questo ordina il silenzio radio. “Vuole prima capire che ha intenzione di fare la Lega”, spiega a denti stretti uno dei suoi, ribadendo che i 5 stelle a staccare la spina all’esperienza gialloverde non ci pensano nemmeno, “perchè ci sono tante cose da fare ancora, c’è un contratto da rispettare”.
L’alleato ha concesso l’onore delle armi, ma la paura di venire schiacciati da quello che politicamente si presenta come il nuovo capo del governo preoccupa, e non poco. Di Maio come Conte, che teme di rimanere schiacciato nella morsa di un cambio di equilibri di difficilissima gestione. Senza contare gli scricchiolii che la leadership del ragazzo di Pomigliano d’arco inizia a scricchiolare, dopo la serie di capitomboli inanellati nell’ultimo anno.
Come se non bastasse, il bottino elettorale dei cinque compagni di strada trovati per formare un gruppo a Bruxelles, salvo sorprese, ammonterebbe a un solo eletto, in Croazia. Non un solo partito, proprio un solo seggio.
Che ci sarebbe quasi da ridere se non si fosse sulla soglia del dramma. Rialzarsi, dopo oggi, non sarà facile. La fase due dei 5 stelle al governo, annunciata in pompa magna, inizia così. Con un tonfo la cui eco stenterà a affievolirsi. Con una telefonata anonima che annuncia che non c’è più nessuno. E con una fuga clamorosa nella notte.
(da “Huffingtonpost”)
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