LA PITONESSA D’ACCIAIO E LA CANDIDATURA A SINDACO DI MILANO
MENTRE FORZA ITALIA CROLLA, LEI SI AGGANCIA ALLA LEGA
Mentre Forza Italia crolla, lei sembra quasi ringiovanire.
Il crepuscolo non la spettina: e del resto è sopravvissuta ad An e ai suoi colonnelli “palle di velluto”, alla Destra di Storace, e pure alla rottura con Berlusconi. Adesso si fa largo tessendo le maglie con “gli amici della Lega”: anche dare delle “bestie” ai pellegrini de La Mecca fa parte del progetto
L’ultima uscita è quella a commento della strage di fedeli a La Mecca, quando ha collocato le centinaia di pellegrini schiacciati dalla folla un gradino sotto le bestie. “Nemmeno le bestie”, per la precisione, frase che è andata ad arricchire il mucchio delle sue dichiarazioni-scandalo, in questa fase particolarmente vive sul fronte caro anche ai leghisti.
Perchè figurarsi Daniela Santanchè non è una che scambi la politica con un pranzo di gala, per quanto ai pranzi di gala e affini sappia come stare meglio dei tre quarti del Parlamento, e in mezzo ai ricconi sappia starci da ricca salvo poi chiarire seccata che “gli italiani hanno fame, sono senza lavoro e pagano una montagna di tasse: di tutto questo ginepraio di discussioni inutili sul ddl riforme al Paese non importa nulla”.
C’è da dire in effetti che il suo uso del linguaggio in politica è l’esatto opposto del suo uso di mondo.
E cambiando negli anni personaggio ed estetica e partiti, ma i non connotati di fondo che anzi col tempo vengono sempre più in chiaro, la sua capacità di restare in gioco è – arrivati a questo punto della storia del centrodestra berlusconiano – un dato significativo, che fa di lei una pitonessa sì, ma d’acciaio. Da tenere d’occhio, nel mentre che il resto le crolla intorno e lei invece sembra quasi ringiovanire.
Non pare in effetti che il crepuscolo del berlusconismo la spettini.
Ai terremoti è abituata. E’ sopravvissuta alla scomparsa del partito che le aprì le porte della politica (An), è sopravvissuta al declino dell’uomo che le diede il braccio per entrare alla Camera (Ignazio La Russa), è sopravvissuta a Fini e ai suoi ex colonnelli dopo aver dato loro indistintamente delle “palle di velluto”, è sopravvissuta a Francesco Storace e alla sua Destra, movimento del quale è stata pure candidata premier, è sopravvissuta financo allo strappo con Berlusconi, tornando a farsi benvolere persino dopo aver detto di lui che “vede le donne solo in orizzontale”.
E’ sopravvissuta alla fine pure alla spaventosa mole di materiale iconografico che è riuscita a produrre negli anni, ai Billionarie e alle polemiche sul burqa, al tacco dodici e alla bava alla bocca, alle corse sulla spiaggia con Sallusti e alle dispute sugli interventi chirurgici, agli sfregi alla Cadillac e ai pretesi master, fino alla gaffe micidiale all’indomani della strage dell’airbus Germanwings. Quando chiese “che origini hanno i piloti dell’autobus caduto???” e poi fredda davvero come un pitone aspettò dieci ore e tremila retweet per cinguettare: “Benedetto T9, che in una giornata così triste riesce a strappare qualche sorriso”.
Insomma una paccottiglia sterminata che fa di lei quel che è: un personaggio, anzitutto, i cui panni autentici risultano sconosciuti quanto il suo cognome, che sarebbe Garnero, e la cui verità pubblica è invece Santanchè, nome che il suo ex marito chirurgo plastico le ha lasciato in comodato d’uso nonostante le nozze siano state annullate pure dalla Sacra Rota.
Caso pressochè unico, anche perchè l’onorevole è appunto donna.
Una faccenda tutt’altro facile da gestire, particolarmente nel centrodestra berlusconiano: non tanto per l’oggi declinante, quanto nell’era per intendersi del bunga bunga più sfrenato, faccende nelle quali Santanchè non s’è immischiata mai, nè dopo nè soprattutto prima.
Senza l’ombra di cene eleganti, è riuscita sostanzialmente a rimanere nelle grazie del re di Arcore, mentre innumerevoli altre via via assurgevano a stella del momento e poi cadevano nel mezzo dimenticatoio.
Certo ha vacillato tante volte. E per esempio, in quel fotografatissimo incontro al Twiga beach club (di cui Santanchè è socia) con Mara Carfagna, nell’agosto di due anni fa, pareva Carfagna quella in ascesa e lei quella che dovesse darsi da fare per restare a galla. Due anni dopo, si sa benissimo dove collocare chi tra le due indossava il cappello texano e gli occhiali a specchio, mentre si son perse le tracce della t-shirt bianca su occhiale nero e di chi la indossava.
Sarà l’indole d’imprenditrice, o la sveltezza di pensiero sempre mascherata nel look tutto tacchi e borse e messa al servizio — ma per scelta — delle dichiarazioni più mostruose, delle sparate trash, della polemica finchè morte non ci separi.
Magari mal digerita da qualche cerchio magico, magari a tratti in disgrazia: ma Berlusconi di lei non ha voluto, o saputo, fare a meno.
E così adesso per la prossima candidatura a Milano si fa anche il suo nome, segno indubbio di fecondità politica. E tocca al più citato tra i papabili per la contesa meneghina, Paolo Del Debbio, farsi carico di chiarire: “Non credo Daniela sia disponibile a candidarsi”. Vai a sapere, poi.
Per il momento, Santanchè appare concentrata più che altro a tessere la tela tra Forza Italia e quelli che chiama con cura “gli amici della Lega”.
Tra le notiziole di questa estate, spicca appunto la cena organizzata in casa Santanchè a Forte dei Marmi: lei, Del Debbio, e il segretario del Carroccio Matteo Salvini.
Mica per parlare di politica, è chiaro: una padrona di casa sa che in casi così non vi è nemmeno bisogno. “I governi non si fanno a tavola, ero a Marina di Pietrasanta in vacanza con mia figlia e ho accettato l’invito della Santanchè, ma abbiamo parlato di calcio e di figli, pochissimo di politica”, ha infatti poi chiarito pure Salvini.
Sta di fatto che certo, nel fatale riaccostarsi tra la Lega e Forza Italia (una sua parte almeno), Santanchè si trova perfettamente a suo agio.
E’ antica la sua battaglia “contro le invasioni degli immigrati”, così come le aperte critiche al velo e all’islam, fino a quel “Maometto era un poligamo e un pedofilo” che nel 2009 le valse la scorta.
Adesso, con l’esplosione della tragedia dei migranti e dei barconi, dei muri e delle quote — che si sposa così bene con quell’alleanza con la Lega che s’ha da fare – nuota come una squaletta nel brodo.
E una volta sostiene la battaglia del Giornale (di cui la sua Visibilia è concessionaria per la pubblicità ) articolando il tema “se la Merkel prende i siriani noi ci prendiamo i cristiani”; e un’altra elogia l’Ungheria che “riesce più del nostro governo a difendere con coraggio la sua frontiera e i suoi cittadini”, e un’altra ancora coglie l’occasione dell’ennesima polemica sul Cara di Mineo per assestare uno schiaffone ad Alfano — cosa che le dà una soddisfazione particolare: “Dove vive il ministro, per così dire, dell’Interno? Si rende conto della sua totale incapacità a gestire la situazione? Per non parlare poi della sua nullità in materia di sicurezza, altro fronte su cui sa solo dare aria alla bocca”.
E insomma mentre mezzo suo partito fa le valigie verso l’Ala di Verdini sperando di salvarsi la legislatura, e l’altro mezzo vagola smarrito nell’attesa spaurita del messianico ritorno del suo leader, Santanchè non fa nè l’uno nè l’altro.
O forse sia l’uno che l’altro: perchè lei, a prendere a prestito l’imitazione che ne fece Paola Cortellesi, “mangia del suo mangio”, e un modo per andare avanti tra le macerie del centrodestra certo l’ha già trovato.
(da “L’Espresso”)
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