LE CLAUSOLE DI SALVAGUARDIA DELL’IVA LE HA MESSE IL GOVERNO BERLUSCONI NELL’ESTATE DEL 2011
IL GOVERNO CONTE NE HA RINVIATO L’ENTRATA IN VIGORE… E ALLA FINE LA CIFRA E’ RADDOPPIATA FINO A 23 MILIARDI
Le clausole di salvaguardia dell’IVA sono l’argomento del giorno: il MoVimento 5 Stelle prima e la Lega dopo hanno accusato, come sempre, i “governi precedenti” per i 23-24 miliardi pronti a scattare dal 2020 se non si trovano i soldi per annullarle. Facciamo quindi un po’ di storia delle clausole di salvaguardia IVA per ricordare chi le ha messe: il primo a farlo con la manovra dell’estate del 2011 fu il governo Berlusconi, spinto dalla necessità di far fronte a una crisi rovinosa dei conti pubblici e a una continua impennata dello spread.
Il governo Conte nell’ultima legge di Bilancio non ha reperito le risorse per evitare l’aumento, si è limitato invece a rinviarne l’entrata in vigore, riservandosi di trovare le risorse in un secondo momento.
In questo modo la cifra si è quasi duplicata rispetto all’eredità del governo Pd. Attualmente le clausole costituiscono delle coperture “di salvaguardia”, che scattano automaticamente nel caso in cui il governo non riesca a far fronte in altro modo alle spese previste.
Prevedono a partire dall’1 gennaio 2020 l’aumento dell’aliquota ordinaria dell’Iva dal 22 al 25,2% e di quella ridotta dal 10 al 13%, e a partire dall’1 gennaio 2021 l’aumento dell’aliquota ordinaria al 26,5%.
Bisogna quindi reperire oltre 23 miliardi nel 2020 e circa 28 nell’anno successivo.
(da “NextQuotidiano”)
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