LE MANI DI “FEZ-ZOLARI” SULL’INPS: IL BRACCIO DESTRO DELLA MELONI GIOVAMBATTISTA FAZZOLARI VUOLE IMPORRE LA SUA AMICA VALERIA VITTIMBERGA, CHE VANTA UN PASSATO NEL FRONTE DELLA GIOVENTU’, COME DG DELL’INPS (MA C’È CHI LA GIUDICA INADEGUATA E RICORDA GLI SVARIONI SULLA MANOVRA SUI TAGLI DELLE PENSIONI AI MEDICI)
LA MINISTRA DEL LAVORO CALDERONE, A CUI SPETTA LA NOMINA, VORREBBE VINCENZO DAMATO, IN BUONI RAPPORTI CON ARIANNA MELONI, SORELLA DELLA PREMIER
Volano dossier nelle stanze dell’Inps. Mancano solo gli ultimi passaggi burocratici per la ratifica della nomina a presidente di Gabriele Fava, dopo l’ok di Camera e Senato incassati la scorsa settimana. Ma tutte le attenzioni della politica sono concentrate sulla figura chiave che guiderà nei prossimi anni la complessa macchina dell’Istituto di previdenza: il direttore generale.
O per meglio dire, la direttrice. Visto che la candidata in pole position è Valeria Vittimberga, capo della centrale acquisti dell’Inps, un passato nel Fronte della Gioventù. E soprattutto un’amicizia di lunga data con Giovanbattista Fazzolari, sottosegretario omnibus di Palazzo Chigi e braccio destro della premier Giorgia Meloni.
Nomina che divide
Una nomina che divide, dentro e fuori dall’Istituto. Dove c’è chi prepara dossier per screditarne la figura, giudicata inadeguata per l’importante ruolo. La promozione della Vittimberga viene però considerata praticamente cosa fatta dalle parti di Palazzo Chigi. La stessa dirigente, a molti interlocutori, ripete di aver già iniziato una proficua collaborazione con il presidente designato, l’avvocato Gabriele Fava, ex commissario di Alitalia, uomo in quota Lega o meglio in quota Giancarlo Giorgetti, il ministro dell’Economia.
Un altro candidato importante in realtà c’è. Si tratta di un dirigente interno, Vincenzo Damato, esperto e stimato, lunga carriera in Inps, in buoni rapporti con Arianna Meloni, la sorella della premier e responsabile della segreteria politica di Fratelli d’Italia. Poiché la nomina del direttore generale, su proposta del Cda, spetta alla ministra del Lavoro, è probabile che Marina Calderone preferirebbe Damato a Vittimberga, più solido. Sempre se fosse costretta, come però pare, a rinunciare alla conferma dell’attuale dg Vincenzo Caridi per cui si è spesa. Finito pure lui nell’occhio dei critici per una gestione pasticciata del nuovo Reddito di cittadinanza, dall’sms in estate al blackout sui numeri di domande e pagamenti.
Ecco dunque la guerra per bande. Alla Vittimberga si rimprovera la gestione di alcuni delicatissimi dossier confluiti sui tavoli di Fazzolari a Palazzo Chigi e poi in legge di Bilancio. In particolare quello sulle pensioni con tutte le forme di anticipo penalizzate. E soprattutto con il passo falso del taglio ai medici e ad altri dipendenti pubblici che ha tenuto in ostaggio la manovra fino a Capodanno. Con la parziale soluzione di “Quota 46” dei camici bianchi, trattenuti al lavoro ad oltranza per evitare penalità. Una pezza peggiore del buco.
(da La Repubblica)
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