UN MILIONE E MEZZO DI TEDESCHI IN PIAZZA PER BANDIRE I NEONAZISTI DI AFD
DA AMBURGO AD HANNOVER, DA FRANCOFORTE A DORTMUND: MANIFESTAZIONI OCEANICHE PER APPLICARE LA COSTITUZIONE … IN ITALIA LE OPPOSIZIONI STANNO INVECE A LITIGARE TRA LORO
Sabato in moltissime città della Germania ci sono state grandi manifestazioni contro il partito di estrema destra Alternative für Deutschland (AfD), per chiedere di bandirlo dal paese. Si stima che vi abbiano partecipato un milione e mezzo di persone: le proteste maggiori si sono svolte ad Amburgo, Francoforte, Hannover, Kassel, Dortmund, Wuppertal, Karlsruhe e Norimberga.
Le manifestazioni sono una reazione a un’inchiesta pubblicata a inizio gennaio dal sito tedesco di giornalismo investigativo Correctiv secondo cui a fine dicembre ci sarebbe stato un incontro tra alcuni leader di AfD e diversi membri del movimento neonazista tedesco e finanziatori del partito. L’obiettivo della riunione sarebbe stato quello di discutere un piano di espulsioni su larga scala delle persone richiedenti asilo, di immigrati con permesso di soggiorno e anche di cittadini tedeschi di origine straniera. L’operazione è stata definita “remigrazione”.
Manifestazioni del genere vanno avanti da giorni, ma quelle di sabato sono state le più partecipate: sono state sostenute anche dal cancelliere tedesco Olaf Scholz (Socialdemocratico), che aveva partecipato a una protesta domenica scorsa a Potsdam insieme alla ministra degli Esteri Annalena Baerbock. Le proteste sono state sostenute da molti altri politici, ma anche da vari allenatori e dirigenti del principale campionato di calcio tedesco (la Bundesliga), e da diversi vescovi.
AfD è stato fondato nel 2013 e oggi è il secondo partito più popolare in Germania dopo l’Unione Cristiano-Democratica (CDU, il principale partito conservatore tedesco), con un consenso a livello nazionale superiore al 21 per cento, ma che va oltre il 30 per cento nei sei länder (corrispettivo delle nostre regioni, ma con maggiore autonomia) dell’ex Germania dell’Est: in Sassonia e Turingia, dove il 1° settembre si terranno le elezioni regionali, arriva al 35 per cento.
Il partito ha negato che la “remigrazione” faccia parte del proprio programma, ma da giorni in Germania si sta comunque discutendo della possibilità di bandire l’AfD, sulla base dell’articolo 21 della costituzione tedesca.
L’articolo 21 prevede che siano «incostituzionali i partiti che, con i loro obiettivi o con il comportamento dei loro aderenti, cercano di indebolire o abolire l’ordine fondamentale democratico libero o di mettere in pericolo l’esistenza della Repubblica federale tedesca».
Non tutti sono concordi però sulla reale possibilità di mettere fuori legge l’AfD, e nemmeno sull’efficacia che potrebbe avere una tale misura. Bandire un partito in Germania è piuttosto complesso dal punto di vista legale, anche se ci sono dei precedenti: nel 1952 la Corte costituzionale tedesca bandì il Partito socialista del Reich, erede del partito nazista, e nel 1956 il Partito comunista tedesco. Ci sono però anche casi in cui la richiesta di bandire un partito è stata respinta: nel 2017 la Corte costituzionale tedesca si era opposta al bando del Partito nazionaldemocratico tedesco (NPD), considerato all’epoca da molti il partito neonazista più importante emerso nel paese dopo la fine della Seconda guerra mondiale.
E poi ci sono dubbi sui risvolti politici che avrebbe una misura di questo tipo: alcuni infatti ritengono che chiedere alla Corte costituzionale di vietare l’AfD ora sarebbe particolarmente rischioso, soprattutto se la Corte dovesse poi rifiutarsi di farlo, perché potrebbe portare diversi elettori a simpatizzare con l’AfD per quello che sarebbe probabilmente visto come un tentativo di censura.
(da Il Post)
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