L’INCREDIBILE LETTERA AL “CORRIERE” DI RACHELE SILVESTRI, EX PARLAMENTARE GRILLINA PASSATA A FRATELLI D’ITALIA (UNICA EX M5S ELETTA IN UN COLLEGIO BLINDATO), TRASFORMA UNA GRAVIDANZA IN CASO POLITICO
LA 36ENNE DI ASCOLI PICENO SOSTIENE DI ESSERE STATA “COSTRETTA” A FARE IL TEST DI PATERNITÀ PER SUO FIGLIO DI SOLI TRE MESI A CAUSA DELLA “PRESUNTA NOTIZIA USCITA SU QUALCHE ORGANO D’INFORMAZIONE” SUL FATTO CHE IL BIMBO NON SAREBBE FIGLIO DEL SUO COMPAGNO MA DI UN POLITICO MOLTO INFLUENTE DI FRATELLI D’ITALIA, A SUA VOLTA SPOSATO” … CHI L’HA COSTRETTA A FARE IL TEST? QUALE ORGANO DI INFORMAZIONE HA FATTO IL SUO NOME? PERCHE’ NON COMUNICA IL COGNOME DEL COMPAGNO?
In Transatlantico e nelle redazioni dei giornali non si parla d’altro: la lettera al “Corriere della Sera” di Rachele Silvestri, ex parlamentare grillina passata a Fratelli d’Italia, ha avuto la forza di un petardo in chiesa. La 36enne di Ascoli Piceno ha sostenuto di essere stata “costretta” a fare il test di paternità per suo figlio di soli tre mesi a causa della “presunta notizia uscita su qualche organo d’informazione” sul fatto che il bimbo non sarebbe figlio del suo compagno ma di un politico molto influente di Fratelli d’Italia, a sua volta sposato.
La versione della deputata marchigiana (unica ex grillina a essere rieletta in un collegio blindato) è stata subito trangugiata da alcuni parlamentari del Pd con il solito riflesso pavloviano: “Sessismo inaccettabile”, “Pregiudizi sessisti”, “Silvestri vittima di professionisti menzogna”. Chi il cervello lo utilizza non solo per dividere le orecchie, invece, si è fatto qualche domandina. I cattivoni e linguacciuti noti come “addetti ai livori” si chiedono:
1) Rachele Silvestri sostiene che la “presunta notizia” sia “uscita su qualche organo d’informazione”. Ma quale giornale o sito l’ha pubblicata? Dove ha trovato spazio la “calunnia” con nomi e cognomi spiattellati ai lettori? Spoiler: da nessuna parte.
2) La deputata prosegue: “Molti hanno scelto di condividere una evidente calunnia, di telefono in telefono, di chat in chat, rendendosi complici di questo schifo. E anche chi sa ma ha deciso di non parlare lo è”. Da quando un politico, un parlamentare della Repubblica, un personaggio pubblico, reagisce in questo modo alle “calunnie” da whatsapp che circolano sul suo conto? Se i politici dovessero vergare lettere aperte per tutto ciò che circola sul loro conto servirebbe un almanacco al giorno per raccogliere gli sfoghi.
3) Chi ha “costretto” Rachele Silvestri a fare il test di paternità? Da quando le maldicenze, il chiacchiericcio, le voci da bar o da chat, spingono a sottoporsi a un esame così delicato? Voci tra l’altro che nessuno ha pubblicato in chiaro e che non l’hanno tirata mai in ballo direttamente.
4) Se Rachele Silvestri, che ha svelato il nome del suo compagno Fabio ma non il suo cognome, si è presa la briga di informare l’Italia di essere stata “costretta” a fare il test di paternità perché, per stroncare ogni maldicenza, non ne pubblica i risultati? Sarebbe la pietra tombale su ogni “calunnia”.
5) La lettera trascura un dettaglio non secondario: chi ha malignato sulla paternità di suo figlio ha fatto intendere, ma non serve un genio, che tra la deputata e “un politico molto influente di Fratelli d’Italia, a sua volta sposato” ci fosse una relazione. Anche solo “di lenzuolo”. Tra Rachele Silvestri e il politico in questione non c’è stata e non c’è alcuna relazione? Non si sa.
Più che spegnere i fuochi della maldicenza, la lettera apre un caso politico che ora autorizzerà giornalisti e politici a fare domande, a investigare, a infilare il naso. Chissà se il consiglio di scrivere al “Corriere”, forse dato alla Silvestri da qualche autorevole giurista di Fdi, non sia un boomerang destinato a ritorcersi contro chi l’ha lanciato.
(da Dagospia)
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