MAFIA CAPITALE, IL GIORNO PIU’ LUNGO DI ALEMANNO
COLLABORATORI ARRESTATI, NESSUNA SOLIDARIETA’ DAL PALAZZO
“Cado dalle nuvole, è una cosa incredibile, sto cercando di capire. Io nel corso del mio mandato ho sempre combattuto la criminalità ”. La voce di Gianni Alemanno è provata. È appena finita la conferenza stampa di Pignatone.
Per la prima volta si parla di “mafia” in un’inchiesta locale.
Di “Mafia Capitale”, mafia avanzata, di terza generazione che puntava al cuore della spesa pubblica, agli appalti ma che si avvale anche degli strumenti tipici della criminalità di strada.
Per gli inquirenti è nel cuore dell’amministrazione: “Le condotte di Alemanno — scrive il gip — hanno agevolato il sodalizio”.
Indagato Alemanno, indagato pure l’ex capo della sua segreteria Antonio Lucarelli. Arrestati i suoi “camerati” più fedeli.
Erano loro i terminali di una rete che aveva relazioni con il gruppo criminale che ruotava intorno a Salvatore Buzzi da un lato.
E, dall’altro, a Massimo Carminati, ex terrorista di estrema destra dei Nar ed ex membro della banda della Magliana: “Alemanno – si legge negli atti – faceva nomine gradite a Carminati”.
Cade la linea telefonica. Alemanno risponde al secondo squillo: “Da sindaco ho sempre chiesto al prefetto, al questore, al comandante dei carabinieri se c’erano a Roma infiltrazioni mafiose. E ho sempre ricevuto risposte negative fino a che non è arrivato Pignatone”.
Già , la novità è che i metodi mafiosi, ha appena spiegato Pignatone, erano dentro il sistema di potere del sindaco.
I contorni dell’organizzazione criminale si confondono con quelli del Gran Consiglio che ha amministrato Roma, dopo la marcia elettorale del 2008.
“Duce, duce”, saluto romano e braccio teso.
La sera della vittoria elettorale le immagini fecero il giro del mondo.
Al Campidoglio era arrivata la destra capitolina, estrema. Maniere forti e fame di potere, nell’Italia berlusconiana e del Pdl al 40 per cento.
Un marchio rimasto indelebile anche se Alemanno usa il Campidoglio come palcoscenico per la politica che conta.
Studia da anti-Berlusconi interno, entra nel dibattito nazionale, critica il Cav senza strappare mai. Per questo prova a darsi una presentabilità politica, prende le distanze dal Ventennio, dalle leggi razziali. Tanta Shoa e buoni rapporti, almeno ci prova, con la comunità ebraica. Nel frattempo, però, il marchio non si lava. E i suoi macinano business e scandali.
Oggi, tutti coinvolti nell’inchiesta romana. Franco Panzironi, detto “Tanca”, è stato amministratore delegato dell’Ama ed è stato rinviato a giudizio nel 2012 per oltre 841 assunzioni irregolari presso l’azienda che smaltisce i rifiuti nel comune di Roma. Nell’inchiesta su Mafia Capitale figura tra gli arrestati.
Per i pm il suo ruolo sarebbe stato quello di fare da cerniera con l’Ama per gli appalti assegnati sui rifiuti.
Analoghi reati contestati a Riccardo Mancini, vicinissimo ad Alemanno. Da ammistratore delegato di Eur Spa è stato rinviato a giudizio il 24 ottobre per una presunta mazzetta da 600mila euro versata da Breda Menarinibus (Gruppo Finmeccanica) per aggiudicarsi la fornitura di 45 filobus al Comune di Roma. Praticamente braccio destro di Mancini è Carlo Pucci (arrestato anche lui nell’ambito di Mafia Capitale), che Mancini porta con sè a Eur Spa.
Secondo gli inquirenti, insieme a Panzironi, Pucci fornisce “uno stabile contributo per l’aggiudicazione di appalti pubblici e per lo sblocco di pagamenti in favore delle imprese riconducibili all’associazione”.
Accuse pesanti. Come quella che riguarda i finanziamenti alla fondazione dell’ex sindaco.
Sono circa le 18,00 quando Alemanno risponde a telefono dopo che la linea si è interrotta di nuovo.
Domanda: che dice degli uomini più vicini a lei?
Risposta: “Mi auguro che siano in buona fede”.
Scusi, Alemanno, ma lei?
“Ora però ho parlato troppo”. Clic.
È semplice la domanda che rimbalza nel Palazzo: ma Alemanno poteva non sapere? Poteva cioè non essere al corrente di come si muovevano i suoi collaboratori più stretti?
Il metro della risposta è il gelo attorno all’ex sindaco. Lasciato solo nel momento forse più complicato della sua vita politica.
Ciò che resta del suo mondo politico parla poco, pochissimo. Sgomenti, i parlamentari di Forza Italia chiedono notizie sull’inchiesta.
Anche se l’ex sindaco è ormai passato a Fratelli d’Italia è stato l’uomo forte su Roma, ai tempi d’oro.
Poche le dichiarazioni di solidarietà . Parla Ignazio La Russa: “Conosco da decenni Gianni Alemanno e con lui ho avuto condivisioni e anche scontri politici ma sono sempre stato convinto della sua pulita e disinteressata passione”.
Parla anche Francesco Storace, a modo suo: “Sono stato cinque anni all’opposizione di Alemanno in Campidoglio. Ma che c’entra la mafia?”. Già , che c’entra.
Tacciono pure quelli che con Alemanno stavano in giunta.
(da “Huffingtonpost”)
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