MARONI IN FUGA DA INCHIESTE E ALLEATI, LA VOTINO GLI FA DA VIGILESSA E I BOSSIANI SI PREPARANO ALLA RESA DEI CONTI
SCANDALO FINMECCANICA, MARONI MINACCIA QUERELA AL FATTO. POI SI NASCONDE PER NON RISPONDERE… ANCHE TRA I BARBARI SOGNANTI PREVALE LO SCONFORTO E LA DELUSIONE PER L’INFLUENZA DELLA “SIGNORINA DI MONTESARCHIO”
Lo chiamano “mister Clean”. Giuseppe Orsi era stato nominato presidente Finmeccanica per fare pulizia nell’azienda.
Lo ricorda il Financial Times rimandando, involontariamente, all’amico di Varese, Roberto Maroni.
Anche lui, armato di ramazza, invocò la pulizia nel partito e oggi si trova sotto l’attacco di quanti ha cacciato.
Ma anche da alcuni dei suoi fedelissimi, delusi dalla composizione delle liste e dalla “consigliera” Isabella Votino: ha orecchie solo per la signorina di Montesarchio.
Così, molti ormai vedono tra le crepe di via Bellerio, provocate dall’arresto di Orsi, il viale del tramonto politico di Maroni.
Al caso Finmeccanica si è poi aggiunta la grana Roberto Formigoni, con il governatore uscente indagato anche per associazione per delinquere mentre Maroni gli garantiva la poltrona di commissario per Expo 2015.
Il mister Clean leghista ha vissuto il suo giorno più lungo martedì.
Svegliato all’alba dalle manette a Orsi, Maroni ha evitato la stampa.
“Partono le querele contro la banda dei diffamatori di professione a cominciare da il Falso Quotidiano e Repubblica”, minaccia.
A un incontro in Federlegni, per sfuggire al cronista di Presa Diretta, si è rintanato in una stanza da dove è uscito di soppiatto da una porta secondaria.
Ancora più grottesca la fuga ieri davanti alla sede meneghina della Rai: al suo arrivo ha trovato dei giornalisti all’ingresso così, su consiglio della fidatissima Votino che gli faceva cenni con la mano, è rimasto a bordo dell’auto.
Dopo tre giri intorno al palazzo si è fatto aprire il cancello per entrare nel parcheggio interno.
Situazione simile in via Solferino, sede del Corriere, dove ha partecipato a un videoforum senza contraddittorio, ribadendo il mantra: su Finmeccanica “non c’è nessun coinvolgimento della Lega o indagine” sul Carroccio.
“La Lega non c’entra niente con questa storia e non c’entra il sottoscritto”, ha ribadito. Eppure le intercettazioni e altri leghisti dicono il contrario.
Uno su tutti: il senatore Giovanni Torri: “Che Orsi sia stato messo lì grazie a Maroni lo dicono gli stessi Maroni e Orsi, parlando fra loro. E risulta che anche Giorgetti e Calderoli abbiano partecipato alla riunione. Gli stessi che un anno dopo, con le ramazze in mano dissero che bisognava fare pulizia”.
Mister Clean from Varese. Certo, Torri è bossiano ed è stato cacciato. Risentimento? Ma i malumori crescono anche tra i nuovi capi.
Nessuno può parlare apertamente, come ai tempi di Bossi. Anzi l’ordine del silenzio è, se possibile, ancora più ferreo.
Non esce fiato senza il visto finale di Votino.
Ogni uomo, si sa, ha dietro una grande donna.
“Ha poca dimestichezza con la comunicazione ed è sempre scocciata e stanca”, sentenzia un componente di primo piano della segreteria, oggi “profondamente deluso dalla mancanza di dialogo e confronto”, dice.
“Siamo con i militanti, teniamo vivi gli incontri sul territorio e lui a volte neanche viene: sembriamo un corpo e una testa divisi”.
L’arresto di Orsi e gli attacchi alla Lega non sono piaciuti, ma ancora meno è piaciuta la reazione del nuovo Capo.
“Non una comunicazione ci è stata data, nessuna linea decisa comunemente”, si sfoga un altro dei tenenti padani.
La reazione arriva ieri a fine mattina, scontata.
“Giornalisti, magistrati e sinistra, attacco finale contro la Lega e Maroni: rispondiamo con i gazebo!”. La chiamata alle armi è per il prossimo fine settimana, l’idea parte dall’attivissimo e battagliero Matteo Salvini.
Da degni alleati di Silvio Berlusconi gli uomini del Carroccio non trovano di meglio che accusare la magistratura e la stampa di gettare fango a orologeria.
Il solitamente ultragarantista Maroni, a un appuntamento a Piazza Affari, si concede finalmente alla stampa.
Si picca non di quello che dice al telefono con Orsi, che lo ringrazia sentitamente per il sostegno alla nomina in Finmeccanica, ma perchè è stato intercettato quando era “ministro dell’Interno”, dice col sopracciglio aggrottato che spunta oltre la montatura degli occhiali.
E arriva a definire l’arresto di Orsi una “azione cautelare di dubbia utilità ”.
Lo stesso Maroni che quando le procure indagavano sui conti di Francesco Belsito e della famiglia Bossi ripeteva la sua “piena fiducia nella magistratura”.
Lui, intanto, aveva impugnato la ramazza.
Oggi è candidato presidente della Lombardia, si gioca tutto: se perde sarà costretto a lasciare il partito.
Lo ha ripetuto anche ieri.
Tentando di fermare gli entusiasmi svegliati dal Senatùr che si è detto pronto a riprendersi la Lega. “Come futuro segretario io vedo bene un quarantenne”, ha bisbigliato Bobo. Mister Clean ha dieci giorni per trasformare in voti i sondaggi che fino a lunedì lo davano in vantaggio su Ambrosoli.
“Tutti contro Maroni, alleanza inciucista da Monti a Ingroia passando per Bersani. Vincere sarà un piacere ancora maggiore”, ha suonato la carica via Twitter.
Ma ormai è quasi solo.
Oscar Giannino, il primo “amico della Lega”, perso per strada, ha annunciato il sostegno ad Ambrosoli.
Sugli alleati, da Pdl a Grande Sud, non può far affidamento.
E c’è già chi dice che Berlusconi è stato un genio: ha rinunciato al suo candidato in Regione così da liberarsi di Maroni.
Davide Vecchi
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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