MARTEDÌ IL DIRETTORE DELL’AISE GIOVANNI CARAVELLI È ATTESO IN AUDIZIONE AL COPASIR PER RIFERIRE SUL CASO “PARAGON”: CHI HA MESSO SOTTO CONTROLLO 90 ATTIVISTI E GIORNALISTI CON IL SOFTWARE SPIA DI PROPRIETA’ DEGLI ISRAELIANI DI “PARAGON”?
SECONDO IL “THE GUARDIAN” L’AZIENDA VENDE I SUOI SERVIZI DI HACKERAGGIO SOLO A “CLIENTI GOVERNATIVI”- “PARAGON SOLUTIONS” HA STRACCIATO IL CONTRATTO CON L’ITALIA DOPO UN “ABUSO”: QUALE?… RENZI CHIAMA IN CAUSA IL SOTTOSEGRETARIO MANTOVANO: “DEVE FARE CHIAREZZA E DIRCI CHI E’ STATO, LO SCANDALO PARAGON NON PUÒ FINIRE ANCHE STAVOLTA A TARALLUCCI E VINO”
Le vicende degli ultimi giorni, dal caso Almasri alla vicenda di spionaggio elettronico attraverso il software israeliano Paragon, lasciano una scia di dubbi e di interrogativi ancora senza risposta. Quando si tratta di servizi segreti, è noto a tutti, non è logico pretendere trasparenza e assoluta chiarezza. Né è possibile trattare il rimpatrio del libico come un qualsiasi episodio di cronaca nera in cui qualcuno è mancato ai suoi doveri.
Eppure, al di là della seduta parlamentare in cui i partiti hanno proposto le loro tesi, ci sono zone d’ombra un po’ inquietanti. Anche perché altri episodi sono avvenuti subito prima e subito dopo, così da accrescere il sospetto che non tutto si svolga in armonia all’interno degli apparati di sicurezza.
Nel merito, è plausibile che si tratti di un mero assestamento dei poteri che sono stati, diciamo così, stressati negli ultimi tempi. Non va dimenticato, peraltro, che alcuni episodi non sono di oggi: ad esempio non lo è lo spionaggio elettronico Paragon, a danno del direttore di Fanpage e di un personaggio noto alle cronache come Luca Casarini, impegnato nelle opere di soccorso nel Mediterraneo.
Idem per l’indagine che ha toccato il capo di gabinetto della presidente del Consiglio. Ognuna di queste operazioni avrà senz’altro una spiegazione e sarebbe indizio di un pregiudizio ostile alla pubblica amministrazione escluderne in partenza la verosimiglianza. Eppure è proprio la zona d’ombra a lasciare perplessi. Né una parola chiara né, al contrario, l’affermazione che è stato fatto quello che è stato fatto nel solo rispetto dell’interesse nazionale.
A maggior ragione questo vale per il caso Almasri, in cui la ragion di Stato andava forse affermata con più forte determinazione: al limite invocando il “segreto di Stato”, se le circostanze lo avessero reso plausibile senza motivi contrari. Sappiamo che l’autorità delegata ai servizi è una figura di riconosciuto equilibrio e spessore istituzionale, il sottosegretario Alfredo Mantovano, uno dei principali collaboratori della premier. E può darsi che le zone d’ombra dipendano solo dalla riorganizzazione in corso ai vertici dei servizi, tra cui c’è il nuovo direttore del Dis, il prefetto Rizzi, noto investigatore succeduto all’ambasciatrice Belloni.
Se così non fosse, se lo scenario fosse peggiore — e la faccenda Paragon lo fa pensare — , allora si dovrebbe parlare di un conflitto all’interno dei servizi. Di queste guerre intestine l’Italia ha già fatto esperienza in passato e si è trattato sempre di passaggi dolorosi che hanno fatto male alle istituzioni e ancor più all’immagine internazionale del Paese.
Come sempre, quando si affollano le domande che riguardano l’efficienza dei servizi, ci si pone anche il problema di fondo. In altri termini, di solito quando la politica è forte e consapevole del proprio vigore, gli apparati — comprese le forze dell’ordine — svolgono in modo razionale ed efficace il loro dovere istituzionale.
Quando invece la politica è debole, ovvero si avvia a perdere una porzione della sua autorità, emergono le lotte intestine e talvolta le varie correnti di potere si armano una contro l’altra. Difficile dire se siamo vicini a questa situazione. Si coglie un certo grado d’incertezza e nervosismo, questo è innegabile, ma è pur vero che il centrodestra al governo ha dato negli ultimi mesi un’immagine di solidità e di stabilità.
Questa almeno è l’impressione trasmessa agli elettori. Se così non fosse, si dovrebbe parlare di un gigante dai piedi d’argilla. Un gigante che non riesce a tenere in ordine la rete degli apparati. Finora gli avvenimenti che abbiamo ricordato meritano attenzione, ma non autorizzano a saltare alle conclusioni. Tuttavia gli indizi sono preziosi per capire in tempo quello che potrebbe accadere. E porvi rimedio.
(da agenzie)
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