NEL MIDI DOVE IL FRONT NATIONAL TRIONFA: “CON NOI I DELUSI DELLA SINISTRA”
A BEZIERS IL SUCCESSO DEL FONDATORE DI REPORTERS SANS FRONTIERES: “I VERI LIBERTARI SIAMO NOI”
Il candidato sindaco, Robert Mènard, nega di essere di estrema destra, anzi nega di essere di destra tout court («ma di certo non di sinistra»), men che meno del Front national, che ha solo sei aspiranti consiglieri sui 49 della sua lista.
«Io sono indipendente. Il mio partito è Bèziers», proclama il celebre giornalista, già fondatore e anima di «Reporters sans frontières», protagonista di spericolati blitz in difesa della libertà di stampa e della libertà in generale.
Però sul suo santino elettorale ci sono, in fondo e in piccolo, i simboli di chi lo sostiene: il Front e altri tre partitini di destra.
Quindi se domenica Mènard vincerà al ballottaggio, cosa non solo possibile ma molto probabile, perchè parte dal confortevole 44,88% del primo turno, si potrà dire che Bèziers è la più grande città francese amministrata dal Fn: 72 mila abitanti, 160 mila nell’area metropolitana
Distinguo a parte, però, Bèziers, nell’angolo sud-occidentale della Francia, fra Montpellier e Perpignan, è un caso da manuale che spiega non solo perchè madame Le Pen venga votata, ma anche perchè non ci si vergogni più di farlo.
Altro che i fascisti su Marte come nel film di Guzzanti raccontati da chi non vuol vedere e soprattutto capire quel che sta succedendo nel ventre della Francia profonda, specie in questo Midi dove le contrapposizioni sono sempre state aspre a spesso sanguinose: ugonotti contro cattolici, rivoluzionari contro realisti, resistenti contro collaborazionisti
La città è carina, con la solita cattedrale gotica e le lapidi che ricordano illustri sconosciuti locali tipo Jean-Pons-Guillaume Viennet, 1777-1868 (complimenti), pari di Francia ed «esecutore testamentario di Luigi Filippo» (ah, beh, allora…).
Ma dà l’impressione di aver urgente bisogno di un buon piano di manutenzione straordinaria o almeno di una bella mano di pittura.
Il problema è che la situazione economica non è nemmeno cattiva: è catastrofica. Bèziers è la quarta città più povera del Paese, il 32% dei suoi abitanti vive sotto la soglia della povertà , il 16,4% è disoccupato.
In compenso, la tassa rifiuti è aumentata del 39,5% in quattro anni e la bolletta dell’acqua è la più cara di Francia.
«Qui si viveva di vino, di “pinard”, il rosso a buon mercato. Non si è capito che bisognava investire sulla qualità , e così siamo stati travolti dal vino prodotto in altri Paesi ancora più a buon mercato. Sopravvive un po’ di industria petrolifera e basta», spiega Ludovic Trabuchet, capo della redazione del «Midi libre»
Il sindaco uscente, dell’Ump, destra «repubblicana», ha governato per 19 anni ed è così discreditato che non si è più ricandidato.
Ma ha fatto presentare il suo vice, «insomma la solita politica fatta di clientelismo, affarismo e comunitarismo», tuona Mènard.
Il vice candidato, Elie Aboud, si è fermato al 20,17%, quello socialista, Jean-Michel Du Plaa, a un imbarazzante 18,65
Due passi in centro? Sembra una città fantasma e, in ogni caso, non una città francese. Dalla cattedrale alla chiesa di Saint-Jacques, egualmente bella ma romanica, si incontrano esclusivamente donne velate.
L’immigrazione magrebina è massiccia: quando ancora l’economia andava bene, si mugugnava e basta; adesso che va a rotoli, è iniziata la guerra fra poveri e ai mugugni si è aggiunto il voto per Le Pen. E tanta rabbia.
«Li vede, tutti quei panni stesi alle finestre?», mi intima una madama quasi soffocata dall’indignazione. Beh, sì. «E le sembra possibile? E il decoro? Qui non è mai usato. Certo che ho votato per Mènard, perchè è uno di noi. E domenica lo rifarò. Questi vivono secondo le loro leggi, non quelle della Rèpublique».
Ed ecco come il bucato spiega anche il comunitarismo
Intanto Mènard si gode il trionfo e ci ragiona sopra: «La crisi della politica è evidente in tutta la Francia. La gente non ne può più dei professionisti della politica che creano problemi invece di risolverne. Certo che sento Marine Le Pen, ma non sono iscritto al Fn e non lo voto nemmeno».
Infatti lei sembrava piuttosto di gauche, all’epoca di «Reporters sans frontières»… «Ma non è che se uno si batte per le libertà , ha un cuore e magari legge pure qualche libro sia di sinistra per definizione. Sa quel è l’unico Comitato centrale ancora esistente? Quello che dirige la Lega dei diritti dell’uomo».
L’obiezione è che, mettendoci la faccia, i vari Mènard diano una mano alla «dèdiabolisation» del Fn e lo rendano presentabile.
«Ormai che il Fn sia il diavolo lo possono davvero credere e scrivere solo “Le Monde” o “Libèration”. I francesi, no di certo. Vuole un esempio? Ho proposto di armare la polizia municipale e mi hanno detto che ero un “facho”, un fascista. Bene: per legge, in Francia, i vigili non possono uscire di pattuglia dalle 23 alle 7 se non sono armati. Quelli di Bèziers non lo sono, quindi di notte la città non è presidiata. Che c’entra il fascismo?»
Sarà . In città si dice però che Mènard sia assai più vicino alla famiglia Le Pen di quanto ammetta e prepari un libro-intervista con il papà .
Lui stesso prevede che, se diventerà sindaco, la figlia «dirà che il Front ha espugnato Bèziers, ma è normale, fa parte della politica».
Basta aspettare una settimana. I socialisti hanno tempo fino alle 18 di oggi per decidere se ritirarsi dal ballottaggio, invitare a votare l’uomo dell’Ump o addirittura mettersi insieme in lista con lui.
«Ormai sono disperati», dice Mènard.
E su questo ha certamente ragione.
Alberto Mattioli
(da “La Stampa“)
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