NOMINE ROVENTI, DI MAIO FURIBONDO FRENA SALVINI E BERLUSCONI SULLA RAI
ANCHE GENOVA E CONSOB SCATENANO I CONTRASTI PER LE POLTRONE TRA M5S E LEGA
Manca un’ora e mezza all’inizio del vertice sulla manovra, quando Luigi Di Maio riunisce i suoi fedelissimi in una stanza di palazzo Chigi.
Prima di sedersi all’altro tavolo, quello con di fronte anche Matteo Salvini, il capo M5s furibondo ha la necessità di vedere sottosegretari e viceministri grillini per decidere come reagire al dilagare del leader leghista.
I sondaggi che danno la Lega più avanti dei 5Stelle e il vertice tra il vicepremier del Carroccio e Silvio Berlusconi per discutere della nomina del presidente Rai hanno fatto andare nel panico il mondo pentastellato già ammaccato dalla paura di non riuscire a portare a casa il reddito di cittadinanza nella finanziaria che sarà approvata a fine anno.
Da entrambe le parte viene alzato un muro fatto di veti. Ma “la verità – rivela un parlamentare leghista – tra le righe bisogna leggere flat tax e reddito di cittadinanza”. La contropartita è la manovra con i suoi contenuti, ovvero se ci saranno più soldi per la flat tax o per le battaglie grilline.
Ecco quindi che le due partite, su cui sin dall’inizio si è fondato il governo giallo-verde, nomine e manovra di intrecciano.
Da Palazzo Chigi, targato Di Maio, vengono lanciate parole di fuoco contro l’alleato di governo. Nessuno tra i 5Stelle nasconde la forte irritazione per il fatto che si parli di garanzie a Berlusconi per avere in cambio la nomina di Marcello Foa presidente della Rai.
Quindi l’entourage del vicepremier e capo politico spiega all’Adnkronos che “Berlusconi non potrà mettere le mani sulla Rai in alcun modo”.
Ironico il capogruppo M5s alla Camera Francesco D’Uva: “La visita di Salvini ad Arcore? Sicuramente avrà informato i suoi commensali, incluso Antonio Tajani, che introdurremo il reddito di cittadinanza, taglieremo le pensioni d’oro per alzare le minime e approveremo la legge anticorruzione”.
Ovviamente niente di tutto questo. Si è parlato di nomine e stando così le cose, quella del presidente della tv pubblica è nuovamente in alto mare: “Se salta — dicono i 5Stelle — ce ne faremo una ragione”.
A saltare però non è solo l’aspirante presidente Rai, ma a cascata si complicano tutte le altre nomine.
Tra cui, quella urgente, del commissario straordinario per la ricostruzione del ponte di Genova attorno alla cui scelta si sta consumando uno scontro politico che ha gli occhi puntati sulla campagna elettorale e sempre sulla manovra.
Il premier Giuseppe Conte da un lato ha una convergenza di interessi con il capo M5s e dall’altra non può scontentare il cosiddetto “partito dei tecnici”, quello che il Quirinale guarda con attenzione.
Dunque prova ad arginare lo scontro e la voglia dei leghisti di un commissario politico, in particolare sarebbe dovuto essere il governatore Giovanni Toti o in alternativa il viceministro leghista Edoardo Rixi, un tempo assessore dello stesso Toti in Liguria.
Mentre i grillini pensano a un tecnico perchè sanno che anche attorno a Genova potrebbe andare in scena un pezzo dalla prossima campagna elettorale. In questo marasma i tempi si allungano, anche quelli ovviamente per la ricostruzione del ponte.
Martedì a mezzogiorno ci sarà un incontro a palazzo Chigi tra il premier, il presidente della Liguria e il sindaco di Genova Marco Bucci. A supervisionare per la Lega il sottosegretario Giancarlo Giorgetti.
Nessun capo politico e neanche questo vertice sarà risolutivo per individuare il nome del commissario. Piuttosto si discuterà degli interventi da fare sul territorio e quindi sarà modificato il decreto approvato giovedì scorso “salvo intese”.
L’elenco delle nomine che questo governo deve approvare è lungo.
Con la recente uscita del presidente della Consob Mario Nava, si allunga infatti la lista delle poltrone ‘clou’ già vacanti e di quelle che si libereranno a breve o comunque entro qualche mese.
A partire quindi da Consob e Antitrust. Sul primo ci sono le mire forti del Movimento 5 Stelle, che ottenuto questo tassello potrebbero anche accettare Foa alla presidenza Rai. L’Antitrust a questo punto andrebbe al Corroccio.
Passando per Banca d’Italia, Istat e Autorità di Borsa, governo e Parlamento si troveranno entro il prossimo anno a dover ridisegnare le filiere di comando di molte autorità pubbliche oltre che di istituzioni economiche.
Entro invece la fine dell’anno bisognerà approvare la finanziaria e da quanto si alzerà il livello dello scontro sulle nomine dipenderà quanto sarà stanziato per le battaglie di M5s e della Lega.
(da “Huffingtonpost”)
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