NOTO JAZZISTA SARDO E’ A FAVORE DELLO IUS SOLI E LA FOGNA RAZZISTA LO INSULTA SUL WEB
LUI IRONICO: “VOTA L’INGIURIA CHE TI PIACE DI PIU'”… INUTILE DIRE CHE NESSUNO IDENTIFICA E DENUNCIA GLI ISTIGATORI ALL’ODIO RAZZIALE
Ride divertito, Paolo Fresu, ma dietro la sua ironia il discorso è assai serio e profondo.
Il jazzista sardo ha aderito allo sciopero della fame a staffetta per sostenere la legge sullo ius soli e ieri, quando ha cominciato il suo digiuno totale di 30 ore, ha pubblicato sulla sua pagina Facebook un post per motivare il suo sostegno all’iniziativa.
Ed è cominciata la sequela di insulti.
Spiega Fresu: “Non curo io la mia pagina Fb, ma questa volta mi sono proprio voluto divertire. Ho letto i commenti a uno a uno e con le mie manine ho preparato un pdf abbinando a ogni insulto un aggettivo che ritenevo appropriato. Quel che mi colpisce è che non c’è confronto, soltanto offesa gratuita. Alla povertà linguistica dei post ho voluto oppore la ricchezza lessicale”.
Fresu ha poi rilanciato, pubblicando una selezione di ingiurie e sfidando chi lo segue a votare quella che si preferisce.
Nel florilegio ha titolato “Ripetitivo” il commento di chi gli scrive “A forza di suonare sei diventato suonato. Ma stai zitto stupido e pensa a suonare e metti da parte l’ideologia. Stupido”; “ginecologico” il commento in campidanese stretto che lo invita a ritornare nell’utero di sua madre (per altro uno degli insulti peggiori usati a Cagliari); “ospitale” colui che scrive “Se li porti a Berchidda” riferendosi ai migranti e al paese di nascita di Fresu.
E questi sono alcuni dei più teneri. Ma c’è anche l’ormai consueta gamma di insulti a sfondo razziale, omofobo, sessista, per non parlare di quelli violenti del tipo “tagliato a pezzetti e fatto a carne per salsicce e poi bruciare le salsicce”, bollato da Fresu con un “barbecue”.
“Il mio non vuole essere un attacco a chi mi ha insultato, ma un’occasione per riflettere su come non si sia più capaci di discutere, su come tutto sia risolto con un’offesa personale. Mi sconvolge la confusione nella testa di molte persone – dice il musicista – lo ius soli non ha nulla a che vedere con l’immigrazione. Sono andato a vedere i profili delle persone capaci di tale violenza verbale, sulle loro pagine ci trovi animaletti carini, foto di bambini, frasi sdolcinate. Non capisci come poi si scateni tanta aggressività “.
“Mi aspettavo qualche insulto, ma mi ha colpito la violenza. È vero che quella c’è sempre stata e anche le liti al bar finivano con a cazzotti, ma prima c’era almeno un minimo di confronto verbale. Qui nulla, c’è soltanto l’offesa e ho il timore che Internet spinga a non approfondire. Inoltre quando si parla di ius soli si parla di diritti umani, questo disprezzo non me l’aspettavo”.
“Rifletto da tempo sul perchè uno strumento meraviglioso come Internet diventi l’agorà del peggio, perchè nascoste dietro lo schermo le persone dicono e fanno cose che mai si sognerebbero di ripetere di fronte ad altri. Credo non si tratti soltanto del malessere sociale dovuto alla disoccupazione, alla crisi economica. Credo siamo di fronte a un problema generalizzato di solitudine, che va approfondito”.
Un problema, ci tiene a sottolineare Fresu, che non è tale per lui, ma per persone più deboli: “Quanto mi hanno scritto non mi turba, anzi, mi diverte vedere cosa sono riusciti a tirare fuori – scrive il musicista che spesso ha legato il suo nome a iniziative per il sociale – però è un problema della nostra società e va affrontato. Mi sono anche chiesto se non contribuivo a dare visibilità a chi non la merita, ma ho usato Facebook nel modo in cui credo di dovrebbe fare. Non posto mai cose personali, ne faccio un suo di servizio per diffondere idee o notizie importanti, credo serva a parlare di più dello ius soli”.
Infine Fresu richiama i gestori di siti e social alle loro responsabilità : “Chi ospita e divulga certi commenti deve prendersi le sue responsabilità . Dobbiamo darci delle regole perchè il dissenso venga espresso in modo diverso”.
E se gli si obietta che il rischio è di sfociare nella censura risponde: “Le violazioni più gravi vanno denunciate e per fortuna sono sempre più numerosi coloro che lo fanno, ma chi gestisce siti e piattaforme ha il dovere di capire se la società è quella che si sta esprimendo con violenza su Internet, oppure, come credo e spero, quella che tende la mano al prossimo e non passa il tempo dietro a un pc a insultare gli altri”.
(da “La Repubblica”)
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