ORA IN VENETO LITIGANO SU CHI HA IL MERITO DI AVER LIMITATO I MORTI PER IL CORONAVIRUS E CRISANTI SBOTTA: “IL PIANO VENETO SUI TAMPONI ERA UNA BAGGIANATA”
ZAIA IN IMBARAZZO: “SI FA CONFUSIONE, DOVRO’ METTERE A POSTO I COCCI”… CRISANTI: “IO NON HO INTERESSI POLITICI, SE VOLETE CREDERE ALLE FAVOLE SIETE LIBERI DI FARLO”
Qualche settimana fa sui social girava un fotomontaggio: un album di figurine Panini ma non dei calciatori, bensì dei virologi. Era una burla ma probabilmente è anche per questo senso comune nei confronti degli scienziati che ora in Veneto si consuma uno dei testa a testa più duri dall’inizio della pandemia: quello tra il governatore del Veneto Luca Zaia e il direttore del laboratorio di Microbiologia di Padova Andrea Crisanti.
A nessuno dei due dispiace l’idea di essere ricordato come l’uomo dei tamponi, colui che ha salvato il Veneto dal coronavirus. Ma mentre all’inizio la diplomazia governava il rapporto tra questi due uomini con il piglio da leader, ora volano gli stracci.
Zaia sostiene che il merito vada al piano redatto dal suo Dipartimento di prevenzione ma Crisanti gli risponde senza tanti giochi di parole: “Baggianate”.
E così il governatore leghista, alla vigilia delle elezioni regionali e con un gradimento superiore al 60%, si ritrova nella paradossale di situazione di avere come contendente principale non un esponente della corrente avversa, bensì un virologo.
Non uno qualunque, peraltro. Andrea Crisanti, scienziato di fama internazionale dopo un lungo periodo all’Imperial College di Londra, emerge a livello nazionale in contrapposizione alla Regione Veneto subito 24 ore dopo il primo morto di coronavirus in Italia, che fatalità è successo proprio a Vo’, in provincia di Padova.
Un carteggio datato 11 febbraio fa riferimento all’idea di Crisanti di sottoporre al tampone non solo coloro che mostravano sintomi compatibili con l’infezione, ma tutti coloro che rientravano dalla Cina.
“Esistono infatti pazienti asintomatici: portatori sani che pur non mostrando alcun segno della malattia sono stati contagiati e possono contagiare altre persone. Una verifica su tutti i potenziali malati, quindi, sarebbe auspicabile proprio sulla base delle indicazioni della comunità scientifica internazionale”, fa presente il virologo.
La Regione gli risponde con il direttore della sanità veneta Domenico Mantoan (in quota Lega): “Si chiede di conoscere sulla base di quali indicazioni ministeriali o internazionali si sia ipotizzata tale scelta di sanità pubblica o se il suddetto percorso rientri all’interno di un progetto di ricerca approvato dal Comitato Etico per la Sperimentazione Clinica di riferimento”, si legge nel documento.
Il richiamo è al coordinamento centrale, “elemento imprescindibile per la corretta risposta all’emergenza”. Si precisa poi che “eventuali proposte in ambito assistenziale, discostanti da quanto ad oggi definito, devono essere condivise con la Direzione Prevenzione”.
Il documento si chiude facendo riferimento al fatto che una spesa del genere non rientrerebbe tra le prestazioni coperte dalla sanità nazionale”.
L’aumento esponenziale dei contagi, dei decessi e delle zone rosse, metterà a tacere i contendenti. Ma la ferita rimane aperta.
Andrea Crisanti si concentra su Vo’ e coordina la ricerca scientifica unica al mondo sulla popolazione del paese colpito dal coronavirus, con ben tre cicli di tamponi a tutti i 3.300 abitanti.
Le interviste si moltiplicano sui media nazionali e internazionali ma anche il governatore Zaia, al ritmo di una conferenza stampa al giorno, guadagna terreno in termini di consensi. E mentre la Lombardia va a picco, il Veneto regge lo tsunami del virus.
Zaia e Crisanti, Crisanti e Zaia. In un paio di occasioni finiscono insieme in conferenza stampa ma non ci vuole tanto a interpretare lo spirito individualista di entrambi.
Giovedì arriva il giorno in cui in Veneto si registrano “zero contagi”.
Crisanti, ad Agorà e a Radio3, spiega che il Veneto ha tagliato l’importante traguardo con largo anticipo rispetto alla simulazione statistica. Orgoglio da scienziato. Ma Zaia non apprezza e, ancora una volta, sottolinea che la vittoria è della squadra diretta dalla professoressa Francesca Russo, capo del Servizio di Prevenzione del Veneto.
Dice anche che la Russo aveva già un piano tamponi. Crisanti ribatte: “Se la dottoressa Russo aveva un piano sui tamponi, deve spiegare perchè l’8 febbraio il suo ufficio mi ha intimato di non fare più i tamponi a chi tornava dalla Cina. Dire che aveva un piano è una baggianata. Vogliamo prendere in giro tutti?. Io non ho interessi politici, se volete credere alle favole siete liberi di farlo. Fino a ieri pensavo che collaborassimo e che i meriti venissero riconosciuti, io posso dimostrare tutto e loro no. La dottoressa Russo non scriverà nessun report scientifico, perchè non ha nessun dato in mano”.
(da agenzie)
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