PAOLO VIVE, OLTRE L’INDIFFERENZA , LE MENZOGNE E GLI OPPORTUNISTI DI SEMPRE
A 18 ANNI DALL’OMICIDIO DI PAOLO BORSELLINO E DELLA SUA SCORTA, UNA PARTE DI PALERMO ASSISTE INDIFFERENTE, LA POLITICA NASCONDE LA VERITA’, LA LEGALITA’ E’ MESSA IN DISCUSSIONE…. PAOLO RAPPRESENTAVA LA DESTRA VERA, PULITA, CORAGGIOSA CHE NON HA PAURA DI AMARE IL PROPRIO PAESE E DI MORIRE PER DIFENDERNE I VALORI….RAPPRESENTA LA NOSTRA MEMORIA E LA NOSTRA SPERANZA DI CAMBIAMENTO
Molti di quelli che lo avevano simbolicamente votato alla presidenza della Repubblica come “uomo giusto”, oggi ne avrebbero limitato gli strumenti di indagine.
Eppure sfileranno stasera durante la fiaccolata che a Palermo concluderà il ricordo dell diciottesimo anniversario della strage di via D’Amelio, in cui persero la vita, per mano mafiosa, Paolo Borsellino e gli agenti della sua scorta.
Al termine di una giornata di tensione, con contestazioni al governo avvenute anche a Milano, con i parlermitani che finora hanno scelto di stare a casa. Disinteresse, disincanto, timore di marciare a fianco di qualcuno che potrebbe essere stato il mandante della mano assassina?
Siamo certi che stasera in piazza ci saranno invece tanti giovani siciliani desiderosi di riscatto sociale.
La mente non può non tornare alla immensa fiaccolata che attraversò Palermo nell’estate del 1993, dopo la strage di Capaci e l’assassinio del giudice Falcone.
A guidare quella fiaccolata era Paolo Borsellino, lo sguardo triste ma determinato di chi sapeva che “era arrivato il tritolo anche per lui”, ma non intendeva disertare l’ultima battaglia: quella della legalità , del servizio alla Comunità , quella della difesa dei valori e degli ideali che avevano caratterizzato la sua vita.
Fino al sacrificio supremo.
Erano i giorni nei quali un potere occulto e criminale, dopo aver eliminato Falcone, doveva abbattere l’ultimo ostacolo a quella ignobile trattativa finalizzata a salvaguardare la vita e il potere di vecchi e nuovi referenti politici ed economici di Cosa Nostra.
Fu proprio al termine di quella straordinaria manifestazione che Paolo Borsellino prese la parola.
Un silenzio surreale sembrava avvolgerlo.
Iniziò a parlare per “ricordare Giovanni e i Giuda che lo avevano tradito”.
Paolo concluse quella magnifica “orazione civile” con parole fortissime e sprezzanti, tra gli applausi e le lacrime della folla, verso chi “aveva perduto per sempre il diritto alla parola”.
Ha ragione il finiano Fabio Granata, vicepresidente della commissione antimafia, a esprimere un desiderio: “Sarebbe bello non dover scorgere, tra tante facce amiche, qualche presenza stonata: tutti coloro che sui temi della verità e giustizia sulle stragi e sul rapporto mafia politica non hanno assunto comportamenti rigorosi e coerenti. Chi ha appassionatamente solidarizzato con condannati per mafia esaltatori di mafiosi eroici o con chi resta attaccato alla poltrona nonostante i mandati di cattura per associazione camorristica. Chi, da posti di responsabilità politica, non perde occasione per attaccare la magistratura compresa quella che, irriducibilmente, cerca ancora verità e giustizia su quelle stragi e pretende di individuarne esecutori e soprattutto mandanti.
In una parola, ci piacerebbe che stessero lontani dalla nostra fiaccolata e da tutte le commemorazioni in programma tutti quelli che, per dirla con Paolo Borsellino, hanno perduto per sempre “il diritto alla parola” “.
I palermitano sono forse stanchi di cortei, ma non certo della legalità promessa e mai garantita nei fatti.
Sono certamente stanchi di politici collusi, di poteri dello Stato che non cercano la verità , ma solo di nascondere la polvere sotto il tappeto.
E’ sempre tempo di opportunisti, di uomini senza fede e coerenza, dove, persino ai massimi vertici delle istituzioni, assistiamo ad accuse quotidiane ai giudici e al tentativo di limitarne gli strumenti di indagine.
Non è solo sparita l’agenda rossa di Paolo, ma il concetto di legalità nella coscienza del ceto politico.
Non è certo questa la destra per cui aveva militato Paolo da giovane, piena di ideali e valori civili, di amore per il proprio Paese e di riscatto della propria terra.
Quando, come altri prima di lui, è stato abbandonato dalo Stato per loschi giochi di potere, quando ha capito che era giunto il suo momento, non ha fatto un passo indietro.
Non ha cercato scappatoie giuridiche, protezioni politiche, trasferimenti di comodo.
Quanto è distante il suo insegnamento da tanti “pezzenti della politica” nostrana, da tanti conformisti e ipocriti “sedicenti destrorsi” abituati a sfruttare tutte le occasioni per “predicare bene e razzolare male”.
Quanta poesia, forza, coerenza, determinazione negli occhi di Paolo, nel suo portamento fiero.
E quanta bassezza, vigliaccheria, avidità di potere racchiusa in qualche politicante che ora ne elogia le gesta.
Mai come oggi il confine della politica è quello della legalità , mai come oggi essa rappresenta la scelta di campo per la destra futura.
Per quello che Paolo vive ancora in mezzo a noi, per noi, con noi.
Le idee , i valori, gli esempi, gli stili di vita non si possono uccidere.
Grazie Paolo.
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