PERICOLO ASTENSIONISMO: UNO VOTA SOLO QUANDO TROVA UNA FORZA CAPACE DI RAPPRESENTARLO
IN ITALIA LE ELEZIONI LE VINCONO I PARTITI CHE RIESCONO A FIDELIZZARE IL PROPRIO ELETTORATO: SI ACCENTUANO I TONI PER RADICALIZZARE LO SCONTRO E CONVINCERE GLI INDECISI… NESSUNO PROVA MAI A FAR BRECCIA NELL’ELETTORATO ALTRUI.. CHI E’ DELUSO HA IL DIRITTO DI ASTENERSI: CHI LI HA TRADITI DOVEVA PENSARCI PRIMA
Secondo molti osservatori, il vero pericolo delle prossime elezioni regionali è rappresentato dall’astensionismo.
In passato ha colpito in maggior misura il centrosinistra dopo l’esperienza litigiosa e fallimentare del governo Prodi e ne beneficiò il centrodestra.
Ora potrebbe mietere vittime nel centrodestra, a causa di una serie di fattori che si sono sommati nei mesi.
Da qui il tentativo del premier di accentuare i toni per radicalizzare lo scontro e far percepire l’appuntamento di fine mese come l’ennesima “ultima spiaggia”.
L’esempio dell’alta astensione francese (50%), con relativa sconfitta di Sarkozy, è ormai più che un campanello di allarme: almeno il 20-30% dell’elettorato di centrodestra non condivide per nulla l’azione del governo che ha contribuito a far eleggere.
Basta aver seguito negli ultimi mesi i sondaggi sui più svariati temi ( lavoro, occupazione, crisi economica, scuola, sicurezza, giustizia) per notare che certe percentuali negative, scorporando i risultati finali per fasce di elettori di destra e di sinistra, provenivano anche dal “fuoco amico” dell’elettore di centrodestra.
Delusione che si è accentuata nelle ultime settimane con le leggi ad personam, le ingerenze nell’azione dei giudici, i pasticci con le liste, l’emersione di un’altra verità sulla gestione del terremoto, il tentativo di chiudere certe trasmissioni scomode.
Vicende che si sono aggiunte a quelle precedenti che avevano già fatto storcere il naso: una politica della sicurezza inesistente, fatta solo di spot, la violazione dei diritti internazionali sull’immigrazione, il trattamento economico vergognoso delle forze dell’ordine, una politica scolastica fatta solo di tagli, le cattive frequentazioni femminili del premier, gli scandaletti da avanspettacolo cui è stato protagonista, l’appiattimento sulle posizioni della Lega, l’arroganza di certe dichiarazioni.
Ma ritorniamo all’astensionismo.
Ve ne è uno classico, rappresentato da chi di politica non si interessa per nulla: di per sè non è cosa negativa. Negli States votano in pochi, quelli più motivati.
C’è legittimamente chi poi ritiene che “sono tutti uguali” o “fanno tutti schifo”: se contenuto in percentuali minime è anche questo fisiologico, se sale invece troppo è indice che la politica ha perso contatto con la realtà sociale.
C’è infine chi si astiene perchè deluso dai propri paladini e li punisce privandoli del suo voto.
E’ questa componente che ha deciso le ultime elezioni in Italia, colpendo da una parte o dall’altra, a seconda di chi governava.
In Italia è difficile che qualcuno cambi schieramento, se vuole esprimere dissenso sta semplicemente a casa o “va al mare”, a secondo della stagione. E dato che ormai è difficile scegliere, dopo che la Casta ha ridotto a due gli schieramenti, favoleggiando che il bipolarismo avrebbe risolto tutti i problemi degli italiani, chi non si riconosce in queste due forze è di fatto emarginato dalle scelte.
E giustamente fa questo ragionamento: “Mi avete privato della possibilità di votare per chi mi pare, quindi ora votatevi da soli”.
I due schieramenti, non contenti di aver sottratto a un buon 15% di italiani la possibilità di libera scelta, tende poi a fidelizzare il proprio elettorato, come nei milgiori supermercati.
Vince chi riesce a far andare a votare tutte le sue truppe.
Chi perde qualcuno per strada rischia la sconfitta.
Ecco il motivo della chiamata alla armi con toni apocalittici : chi urla contro “il comunismo e i giudici rossi”, chi contro “il berlusconismo”, sperando così di raccattare consensi in fondo al barile.
Se il centrodestra è in affanno il motivo lo deve ricercare in se stesso: ha governato male, ha solo un ministro di qualità , comuque la si pensi, Giulio Tremonti, poi una serie, per dirla alla Ligabue, di mediocri mediani, qualche Tafazzi e varie macchiette.
Nonchè un leader la cui capacità di gestire il governo del Paese è inversamente proporzionale alla sua nota capacità di acchiappare consensi sotto elezioni.
Ma non sempre si vince promettendo sempre le stesse cose, se poi non si mantengono.
Ecco il disamore di un elettore del centrodestra che non è leghista e non vuole esserlo: non si voleva morire democristiani e dovremmo ora schiantare razzisti?
No grazie, dicono in molti, se volevamo votare Lega lo facevamo direttamente, abbiamo votato Pdl proprio perchè era diverso.
Sarebbe l’ora che si desse nobiltà all’astensionismo, invece che farlo passare per il rifugio degli apolitici.
Uno ha diritto di votare quando, nel panorama elettorale, troverà una forza capace di rappresentarlo.
Questo è il senso della democrazia, la rappresentanza di tutti, non la forzatura di votare sempre turandosi il naso.
A forza di chiudere le narici, milioni di italiani rischiano l’asfissia ormai.
E molti non ne possono più di una casta che falsifica persino le firme per la presentazione delle liste e poi non sa neanche presentarle falsificate.
Chi la bolletta la paga alla scadenza non vuole essere più preso per i fondelli. Ha come riferimento altri valori morali, altre istanze sociali, altra solidarietà umana verso i più deboli.
Invece che contendersi il 60% di votanti, la politica dovrebbe preoccuparsi di dare risposte al 40% di elettori che staranno a casa.
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