PIANO CARCERI, SOGNI E PROMESSE INFRANTE
ANGELINO ALFANO AVEVA IMMAGINATO NAVI ORMEGGIATE, FASSINO VOLEVA RICORRERE AL PROJECT FINANCING, SEVERINO E CANCELLIERI PENSAVANO ALLE CASERME…. RISULTATI? POCHI (O NULLI)
Oltre vent’anni di promesse (quasi) mai mantenute.
Il piano carceri, almeno nella Seconda Repubblica, è il cavallo di battaglia dei vari inquilini di via Arenula.
Ma l’Italia, ancora oggi, continua ad avere lo stesso problema: il sovraffollamento nelle celle, per cui la Corte europea dei diritti dell’uomo ha condannato il nostro Paese nel gennaio 2013. Dietro le sbarre, al 31 luglio di quest’anno, si contano 54.414, persone, cioè 5.012 in più a fronte dei posti disponibili.
Secondo un rapporto del Consiglio d’Europa di due anni fa, è messa peggio di noi soltanto la Serbia. Per via della solita cattiva abitudine: annunciare la costruzione di nuovi padiglioni e poi rimangiarsi le parole.
Eppure, lo rileva l’Istat, il tasso di detenzione per 100mila abitanti è pari a 112,6 da noi, contro una media europea del 127,7, e 156 nel mondo.
La sequela dei buoni propositi per aumentare la capienza delle patrie galere parte con Piero Fassino, ministro della Giustizia dal 2000 al 2001 sotto il governo Amato II.
Sul tavolo presentò un pacchetto che prevedeva anche l’uso di procedure di leasing immobiliare e l’ingresso dei privati nella costruzione di nuove prigioni.
Chi segna lo spartiacque tra la stagione delle grandi sparate (gli ultimi sei anni) e l’era dei vergini pensierini (fino al 2001) il leghista Roberto Castelli, ministro della Giustizia dal 2001 al 2006 sotto i governi Berlusconi II e III, che annunciò l’apertura di sei nuove carceri in Sardegna (a Tempio Pausania, Cagliari, Oristano e Sassari), poi avverata.
Le figuracce iniziano sul serio con Angelino Alfano in versione Guardasigilli, dal 2008 al 2011, sotto Berlusconi IV.
Alfano, cinque anni fa, mise nero su bianco “le carceri galleggianti”, come soluzione alle galere terrestri troppo piene, consegnata in un dossier all’allora capo del Dap Franco Ionta.
Varata anche l’ipotesi di prendere in affitto navi all’estero. Le chiatte-prigioni avrebbero sostato al largo di Genova, Livorno, Civitavecchia, Napoli, Gioia Tauro, Palermo, Bari, Ravenna.
Per la gioia degli agenti penitenziari, l’idea è naufragata.
Nel piano carceri, era prevista anche la costruzione di 46 nuovi padiglioni, da realizzare nelle aree verdi della carceri già esistenti, e di 22 istituti nuovi di zecca, per raggiungere una capienza complessiva di 80 mila posti.
Un’impresa da 1,5 miliardi, stimò Berlusconi. Ma durante gli anni il progetto ha subito una brusca sterzata.
Il sito web Pianocarce  ri.it   ci offre un’istantanea dei lavori in corso. E un chiarimento sul cambio di marcia: “Il Piano carceri rimodulato — si legge -, così come approvato dal Comitato di indirizzo e di controllo il 31 gennaio 2012, in conseguenza dei tagli del CIPE di 228 milioni di euro, che hanno comportato un ridimensionamento delle esigenzialità da parte del Capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, prevede la realizzazione di 11.573 posti detentivi, rispetto ai 9.300 posti già previsti, con un incremento pari a n. 2.273 posti detentivi, nonostante una riduzione di risorse, per tagli, di 228 milioni di euro rispetto al Piano iniziale”. Tradotto, allo stato attuale, significa: dieci nuovi istituti in programma (per circa 4400 posti nuovi), di cui solo uno portato a termine, quello di Catania, e cinque in fase di completamento. Tredici padiglioni in ampliamento a carceri già esistenti, per conquistare altri tremila posti.
A cui vanno aggiunti i 1212 che in futuro saranno ottenuti dalle opere di recupero di aree dismesse di altre nove istituti.
In buona sostanza, l’Italia a distanza di quasi cinque anni è ancora in attesa di quei benedetti 11.573 posti in più per risolvere il dramma del sovraffollamento e riconoscere un briciolo di dignità ai prigionieri.
Nel frattempo a rinverdire le speranze del Paese ci aveva pensato Paola Severino, arruolata come Guardasigilli da Mario Monti nel novembre 2013. “Entro giugno 2013 saranno 5.500 i posti in più realizzati negli istituti di pena italiani grazie al Piano carceri varato nel 2010, di cui 2300 aggiuntivi in virtù di nuovi fondi”.
La Severino ha passato il testimone a Anna Maria Cancellieri, nominata da Letta junior: “A fine anno (siamo sempre nel 2013, ndr) ci saranno 4mila posti in più nelle carceri per effetto del piano di edilizia penitenziaria”.
E subito dopo ribadiva l’intenzione di convertire edifici inutilizzati già adibiti a caserme in istituti penitenziari “leggeri” per detenuti di “modesta pericolosità sociale”.
Il tutto, ovviamente, con una “spesa limitata”.
Neanche dieci giorni più tardi, era già pronta fare promesse declinate al modo condizionale, che “entro il 2016, nelle carceri italiane, dovrebbero esserci 10mila posti letto in più, 5 mila dei quali saranno realizzati entro il maggio del 2014”.
Le ultime parole famose.
Intanto, il commissario straordinario al Piano carceri Angelo Sinesio risulta indagato su un presunto giro di appalti e mazzette legato ai lavori di recupero delle carceri.
La realtà , insomma, è lontana dai sogni dei politici.
Chiara Daina
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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