RENZI SI STA PREPARANDO A UNA VITA FUORI DALLA POLITICA
INCARICHI SU COMMISSIONE E PUBBLICHE RELAZIONI IN TUTTO IL MONDO… ANCHE I SUOI FEDELISSIMI BONIFAZI E BOSCHI VANTANO CONSULENZE AZIENDALI DI PRESTIGIO
«Matthew d’ Arabia», come qualcuno tra i suoi ha iniziato a chiamarlo, facendo il verso al «Lawrence» del vecchio kolossal, sta costruendo la sua exit strategy dalla politica italiana. Come il protagonista del film con Peter O’ Toole, ormai, Renzi passa più tempo all’ estero che in patria.
Negli ultimi cinque mesi ha incontrato i presidenti del Consiglio che si sono succeduti a Palazzo Chigi lo stesso numero di volte che, in gran segreto, si è trovato faccia a faccia con Tony Blair: due incontri con Conte, due con Draghi e due — uno in Senegal e l’ altro a Londra — con l’ ex premier britannico di cui sta seguendo le orme.
Certo, il cachet blairiano da conferenziere supera di più del triplo la cifra media che l’ ex premier italiano incassa per ogni speech tenuto all’ estero.
Quanto al perimetro d’ azione, biglietti aerei alla mano, quello di Renzi non teme confronti neanche col collega più blasonato: diciotto viaggi in Cina negli ultimi due anni pre-Covid, avanti e indietro più volte dalla East alla West Coast degli Stati Uniti, e poi i Paesi arabi, dove si trovava anche ieri l’ altro a vedere il Gran premio di Formula 1 del Bahrein.
Che come domenica sia ospite gratuito del ceo della Formula 1 Stefano Domenicali, conosciuto all’ epoca in cui era ad della Lamborghini, oppure impegnato a disegnare il «Rinascimento arabo» in un intervento a pagamento dal controverso principe arabo Mohammed bin Salman, il leader di Italia viva ha messo nel palmares una dichiarazione di redditi a sei zeri muovendosi su un doppio binario: gli incarichi che svolge su commissione e le pubbliche relazioni, viaggi spesso di piacere che possono essere forieri di opportunità future.
Della sua sfera di conoscenze e competenze, in privato, parla come di un «network internazionale», potenzialmente in grado di mettere a contatto chiunque.
Il troppo girovagare in epoca Covid gli sta procurando più di un grattacapo: Maurizio Gasparri, ospite di Radio 1, gli ha mandato a dire che non può tornare già oggi a Palazzo Madama «perchè in Senato abbiamo regole precise»; in Rete c’ è il sospetto che abbia già fatto il vaccino. Renzi respinge entrambi i fendenti: giura che sta rispettando le regole sui viaggi internazionali e, quanto al siero, garantisce che non l’ ha ancora avuto.
L’ occasione per una corsia preferenziale, d’ altronde, gli sarebbe stata servita su un piatto d’ argento da uno dei tanti contratti di collaborazione, quello con il distaccamento italiano dell’ Università di Stanford.
La sede fiorentina dell’ ateneo californiano l’ ha chiamato qualche settimana fa per chiedergli se volesse accedere al vaccino previsto per i professori a contratto e lui ha detto no. Al Gp del Bahrein — come gli invitati, il personale e persino i piloti delle monoposto — è entrato con un tampone negativo.
Nel settembre 2019, con la fondazione di Italia viva, Renzi si era posto due obiettivi: arrivare al 10% e «alleggerirsi» dalle decine di fedelissimi le cui vite dipendevano quasi esclusivamente da lui, un fardello psicologico che non sopportava più.
Il primo obiettivo è fallito; il secondo no, come dimostrano le biografie personali dell’ ex braccio destro Luca Lotti e dei tanti «ex renziani» della corrente Pd Base riformista.
Di questa nuova vita, l’ ex premier ha cambiato quasi totalmente lo stile. Oltre alle relazioni internazionali, il suo primo comandamento è «basta stress»: corre, gioca a tennis, va in bici, gioca a calcetto nel campo realizzato accanto a casa sotto al Piazzale Michelangelo. Poi ci sono due belle auto e voli, tanti, su jet privati.
Di fronte al mancato decollo dell’ operazione Iv, anche Francesco Bonifazi e Maria Elena Boschi stanno diversificando i loro impegni, puntando più sul business privato che sulla politica: da tempo lavorano per emanciparsi dal passepartout di «renziani doc», che un tempo apriva ogni porta.
Senza una prospettiva politica solida, anche per rivendicare autonomia, nei giorni scorsi Bonifazi ha fatto sapere che BL, lo studio di avvocati che guida con Federico Lovadina (già nel cda di Ferrovie) ed Emanuele Boschi (fratello di Maria Elena), ha seguito diciassette pratiche che hanno consentito ai clienti di ricevere oltre 50 milioni di fondi per le Pmi.
Anche l’ ex ministra per le Riforme, esperta in diritto societario, da deputata-avvocato vanta consulenze di prestigio. Segno che il giglio magico di un tempo sta perdendo definitivamente i suoi petali. E ciascuno va da sè.
C’ è un’ eccezione: Carrai. Da quando Renzi ha lasciato Palazzo Chigi, i riflettori su Marco Carrai si sono abbassati. Ma per inseguire la tracce del primo, bisogna spesso inseguire le briciole lasciate sul terreno dal secondo. Il ruolo di presidente di Toscana Aeroporti è ormai pura rappresentanza, perchè oggi Carrai è vicepresidente esecutivo di Jsw Steel Italy, il colosso della siderurgia di Sajjan Jindal; e soprattutto console di Israele per Toscana, Lombardia ed Emilia-Romagna.
Il manager fiorentino vanta ottimi rapporti con Benjamin Netanyahu, fresco di ennesima vittoria, per il quale scelse anche il ristorante stellato in cui potesse fumarsi l’ amato sigaro dopo il bilaterale con l’ allora premier a Palazzo Vecchio.
Renzi e Carrai si muovono spesso in coppia. A inizio marzo erano assieme nel lussuoso Jumeirah Beach Hotel di Dubai. Sulla carta, un viaggio di piacere; in realtà , un altro tassello di quelle pubbliche relazioni che con la politica attiva hanno sempre meno a che fare.
(da “Il Corriere della Sera”)
Leave a Reply