SCUDO FISCALE A RISCHIO: RAPPRESENTA UNA SANATORIA ANCHE PER L’IVA E L’EUROPA ESPRIME PESANTI DUBBI
L’IVA E’ UN’IMPOSTA COMUNITARIA E L’ITALIA NON PUO’ DECIDERE DI SCUDARLA DA SOLA… IL RISCHIO E’ CHE SI RIPETA L’ANNULLAMENTO DEL CONDONO FISCALE DEL 2002: CHI VI ADERI’, ADESSO DEVE PAGARE ANCHE LE SANZIONI…LA COMUNITA’ EUROPEA HA GIA’ CONVOCATO L’ITALIA E PARTE UN ESPOSTO
Chi ha aderito allo scudo fiscale, fidandosi dello Stato italiano, rischia di trovarsi a pagare l’Iva scudata e la relativa ammenda.
Il “Secolo XIX”, quotidiano indipendente genovese, ha infatti pubblicato i verbali della riunione tenutasi a Bruxelles pochi giorni fa e sollecitata dalla Comunità europea.
I cui “inquisitori” hanno convocato una “task force” di esperti italiani che avrebbero dovuto convincerli della bontà della legislazione dello scudo, di fronte ai pesanti dubbi espressi dai tecnici europei.
Ma i risultati sono stati scricciolanti.
Qual’è la principale contestazione degli organismi europei?
Che lo scudo fiscale rappresenta una sanatoria anche per l’Iva. Ma non può essere così, perchè l’Iva è un’imposta comunitaria e non può essere a disposizione di un solo Stato.
Ora è partito anche un esposto alla volta di Bruxelles da parte dello studio legale dell’avv. Giuseppe Giacomini, ritenuto uno dei massimi esperti europei di diritto comunitario .
“Lo Stato italiano – ha dichiarato il noto legale al “Secolo XIX”- ha sostanzialmente ammesso, con una circolare di natura amministrativa, che la sua legislazione è contraria al diritto comunitario in materia di Iva”.
Giacomini aggiunge nel ricorso che “lo Stato italiano sembra voler far credere alla Commissione di aver rimediato a una violazione attraverso la circolare amministrativa, ma così non è, perchè una circolare amministrativa non ha il potere di modificare una legge”.
E la questione potrebbe avere effetti esplosivi nel prosieguo della vertenza, anche per chi ha aderito allo scudo.
Potrebbe verificarsi infatti una replica di quanto è già accaduto il 18 settembre del 2009.
In quella data, la Cassazione ha dato infatti esecuzione immediata a una sentenza della Corte di Giustizia Europea che annullava il condono fiscale dell’Iva del 2002 e prolungato nel 2003.
Non solo: ha dato ordine alle commissioni tributarie di recuperare i soldi di quei condoni, imponendo a chi vi aderì anche di pagare le sanzioni.
In pratica, chi aderì a quel condono e si sentiva pertanto al sicuro, ora dovrà pagare tutto e con gli interessi.
La Cassazione non ha concesso ai contribuenti nemmeno il “legittimo affidamento”, cioè il fatto che si siano affidati a una legge del loro Stato.
C’è il concreto rischio che nella fretta di acchiappare quanti più soldi possibile dagli evasori fiscalli, il governo non abbia valutato che l’Iva evasa non poteva essere scudata da solo noi in Europa, essendo essa un’imposta comunitaria. Col risultato adesso di essere smentiti dagli altri Stati europei e di rimediare una figura barbina.
Per chi aderito invece si tratterà di pagare sia l’Iva evasa che l’ammenda e di subire accertamenti.
Un pasticcio di cui si sentirà ancora parlare a lungo, anche se i media italiani si sono ben guardati finora dall’ informare i cittadini.
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