SILVIO CHIEDERÀ I SERVIZI SOCIALI, OBIETTIVO: I RADICALI DI PANNELLA
TV E GIORNALI DI CORTE GIà€ MOBILITATI PER CREARE L’EVENTO MEDIATICO INTANTO AL SENATO AVANZA L’IPOTESI DEL VOTO PALESE SULLA RELAZIONE STEFà€NO
Il partito può aspettare. Qui fra i moderati e i lealisti, e le varie adesioni ornitologiche, di mezzo c’è la condanna Mediaset.
Silvio Berlusconi ha consultato avvocati e consiglieri, poi ha ordinato a Franco Coppi, chissà se Niccolò Ghedini l’avrà presa bene, di fare l’annuncio: “Entro la prossima settimana presenteremo un’istanza per l’affidamento ai servizi sociali di Berlusconi”. Il Cavaliere deve scontare un anno su quattro, non vuole i domiciliari perchè vuole mostrare il sacrificio: “Così gli italiani vedranno a cosa è costretto un uomo che ha ricevuto milioni di voti. E questo è per me il male minore”.
Le televisioni sono già mobilitate.
Il Cavaliere vuole creare un evento mediatico e, soprattutto, usufruire di una buona condotta per ridurre i dodici mesi a nove.
Il Cavaliere vuole passare per prigioniero politico, e così venerdì pomeriggio ha deciso di consegnarsi ai giudici di sinistra: “Andrò ad aiutare le persone bisognose”. Anche se spera di prestare servizio per il partito Radicale, ne ha già parlato con Marco Pannella: a quel punto, oltre le riprese televisive, un abile regista potrebbe girare un colossal.
La resa mediatica di Berlusconi non presuppone una resa per la decadenza.
Il fluido Renato Schifani, sta un po’ con Alfano e sta un po’ con i lealisti, ha battagliato per l’intero sabato contro l’ipotesi di voto palese in Senato e contro il Movimento Cinque Stelle che accusa preventivamente il Partito democratico: “Il presidente Grasso dovrà confermare la formula segreta, non ci saranno sorprese. E vi garantisco che i senatori Pdl sono compatti. Berlusconi sta lavorando per l’unità ”. Forse a Schifani è sfuggita la dichiarazione-liberazione di Maurizio Lupi: “Il ricatto non poteva essere l’ordine del giorno per il governo”.
Dario Stefano di Sel, che apre al voto palese in aula, giura di riuscire a scrivere (e spedire) la relazione in un tempo inferiore al limite dei venti giorni.
Prima la Giunta archivia la decadenza e prima Grasso potrà convocare l’aula per il timbro finale (o la salvezza estrema).
Il calendario non è affidabile. Ma il centrosinistra vuole evitare che la sentenza di Palazzo Madama coincida — o peggio sia in ritardo — con l’udienza in Corte d’appello a Milano per ricalcolare le pene accessorie a Mediaset (19 ottobre).
Sembra scontata la mossa di Ghedini: far slittare palazzo Madama, guadagnare almeno tre mesi, mentre il Cavaliere lima i calli o condisce la pasta in una struttura pubblica.
Berlusconi ha trascorso mattina e pomeriggio a palazzo Grazioli, in serata era in programma il ritorno a Milano. Il Cavaliere ha incontrato Angelino Alfano e riascoltato le richieste del ministro: la separazione è sempre possibile.
Ma Berlusconi racconta di aver chiarito con Angelino, di aver compreso le sue ragioni. E continua il tiro a bersaglio contro Daniela Santanchè: “Ha creato un pasticcio”.
Non difende per niente il direttore Alessandro Sallusti, nonostante ieri pomeriggio abbia approvato il comunicato del fratello Paolo per non certificare quanto influente sul Giornale.
Anche il destino di Sallusti resta sospeso, non il giudizio: “Ha esagerato tante volte”. Non è un caso che l’irrequieto Fabrizio Cicchitto sia stato riammesso a corte, mentre la Santanchè risulti ancora in punizione. Berlusconi ha offerto la segreteria unica (Pdl), ma non ha rassicurato su Forza Italia e non cederà di un millimetro su Denis Verdini.
C’è chi minaccia scissioni. C’è chi vuole un ministero. E chi, e sono tanti, vuole vendette.
Ma Berlusconi ha un’immagine, fissa davanti agli occhi, che non elimina nemmeno se Dudù fa le capriole: finire in prigione il giorno dopo la decadenza in Senato.
Carlo Tecce
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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