SOLO SANDERS STRACCEREBBE TRUMP: SONDAGGI E SCANDALI LO SPINGONO A RESTARE IN PISTA
MENTRE LA CLINTON CHE RAPPRESENTA IL VECCHIO APPARATO DEI DEMOCRATICI E’ DATA ALLA PARI CON TRUMP, SANDERS VINCEREBBE CON 15 PUNTI DI DISTACCO
Il clan di Hillary Clinton non nasconde la sua irritazione verso il senatore del Vermont, che si ostina a restare in gara.
Come minimo, pur piazzandosi secondo per voti e delegati, vuole arrivare alla convention di luglio per condizionarla.
Ma non esclude affatto di poter battere Hillary in California e con un colpo simile rimettere in discussione la nomination.
La sua pervicacia, vista dal versante di Hillary, è distruttiva. Prolunga lo scontro interno al partito democratico. Radicalizza i seguaci di Sanders, rendendo più difficile ricompattare tutte le anime della sinistra in vista dello scontro finale.
Distrae Hillary da quello che dovrebbe essere lo sforzo principale cioè attaccare Donald Trump.
Sanders nel linguaggio che usa per condannare l’establishment politico venduto alle lobby, non sembra fare molte distinzioni tra politici democratici e repubblicani.
Un po’ come Ralph Nader, il candidato verde che nel 2000 prese appena lo 0,4% dei voti, sufficienti però (con l’aiuto dei brogli e della Corte suprema) a regalare la Casa Bianca a George Bush.
Ma la narrazione che viene dal campo di Sanders è molto diversa.
E gli sviluppi degli ultimi giorni impongono di prestarle almeno un po’ di attenzione. Anzitutto i sondaggi.
Per quel che valgono, dicono che è in atto una spettacolare rimonta di Trump sulla Clinton, il tycoon newyorchese avrebbe annullato l’ampio vantaggio di Hillary e sarebbe ormai in un pareggio virtuale.
Al contrario, in caso di duello Sanders-Trump gli stessi sondaggi continuano ad assegnare a Sanders una decina di punti di vantaggio.
Poi c’è lo scandalo o presunto scandalo di molestie sessuali che Trump ha tirato fuori contro Bill Clinton.
Sondaggi e scandali convergono nel dire una cosa: Hillary ha molte debolezze, che si possono riassumere in una sola, lei è percepita come un’esponente dell’establishment. Con tutti i segni negativi che questo comporta.
Dal peso della sua storia passata (gli scandali del marito) ai legami con Wall Street.
La novità della prima donna che può diventare presidente, viene quasi cancellata dal fatto che questa è una professionista della politica da sempre, fa parte di quelle èlite contro le quali soffia impetuoso il vento del populismo.
Sanders fa politica da una vita anche lui, ma è sempre rimasto ai margini dell’establishment, in tutti i sensi. Non era neppure iscritto al partito.
E’ senatore di un piccolo Stato del Nord. E’ sempre stato una voce fuori del coro. Non ha preso soldi dalle lobby.
Per questo Sanders si sente non solo autorizzato ma obbligato a continuare la sua campagna: convinto che per battere Trump è proprio lui il cavallo giusto.
Federico Rampini
(da “La Repubblica”)
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