SPRECHI RAI: PER LIQUIDARE 642 DIPENDENTI SPESI 55 MILIONI
LA CORTE DEI CONTI BACCHETTA LA RAI… SITUAZIONE ECONOMICA IN PEGGIORAMENTO, PROLIFERAZIONE DI SOCIETA’ CONTROLLATE… IL COSTO DEGLI AMMINISTRATORI IN 5 ANNI E’ AUMENTATO DEL 160%, IL COSTO DEL LAVORO DEL 20%, I SERVIZI ESTERNI DEL 21,3%, L’ACQUISIZIONE E PRODUZIONE PROGRAMMI DELL’ 89%… E IL CANONE FRUTTA 1,5 MILIARDI
In 148 impietose pagine, la Corte dei Conti analizza costi e ricavi degli esercizi Rai dal 2002 al 2007, emettendo giudizi tutt’altro che rassicuranti: “scarsa propensione alla realizzazione di margini di reddito”, “assetto organizzativo eccessivamente rigido”, “situazione economico-finanziaria tendente al peggioramento”.
Mentre la farsa politica del presidente della Vigilanza continua, con Villari che non ha alcuna intenzione di farsi da parte dopo essere stato eletto dalla maggioranza per un posto che spettava scegliere alla minoranza e da essa essere indicato, la Corte dei Conti si limita ad analizzare la filosofia economica gestionale della Rai.
Il primo difetto che la magistratura contabile evidenzia è quello della proliferazione assurda di società controllate ( ben 10, tra le quali Rai Cinema, Rai International, Rai Corporation) e collegate ( altre 4).
Considerato che l’apporto in termini di valore aggiunto è “assai modesto”, la Corte suggerisce la soppressione di alcune di esse, almeno per risparmiare sul costo degli organi amministrativi.
Anche perchè, per via dell’espansione del Cda da 5 a 9 componenti, già la capogruppo Rai ha un costo per amministratori e sindaci che dai 984.000 euro del 2002 è passato a 2.561.000 euro del 2007, con un aumento del 160%.
Ogni società controllata o collegata vuol dire altre decine di presidenti e amministratori… e altre centinaia di migliaia di euro elargiti.
Il numero medio del personale è passato poi da quota 11.489 del 2002 a 11.676 unità della fine dell’anno scorso.
Al di là della consistenza da grande impresa, si potrebbe pensare che 187 unità in più in 5 anni siano poche. In realtà la diminuzione di 106 unità a tempo determinato è stata compensata dall’assunzione di 293 addetti a termine.
E le uscite in molti casi sono state incentivate a fior di migliaia di euro. Per 642 esodi nel triennio 2005-2007 la Rai ha speso la bellezza di 55,7 milioni di euro ( buonuscita di 87 .000 euro di media a testa). L’assurdo è che i benefici sono stati nulla.
Dal 2002 al 2007, infatti, l’azienda ha dovuto assumere o riassumere 565 persone in seguito a contenzioso, con costi oscillanti tra i 10 e 15 milioni l’anno.
La Corte dei Conti invita i vertici di viale Mazzini a essere più attenti anche sulle modalità di assunzione: non sorprende quindi che il costo del lavoro sia aumentato del 20%, superando quota un miliardo e assorbendo il 38% delle spese di produzione.
C’e’ un’altra voce che pesa enormemente sul bilancio Rai; i servizi esterni che sono passati da 681 a 827 milioni ( + 21,3%), sospinti dall’aumento ( + 89%) dei servizi per acquisizione e produzione programmi ( da 110,7 a 191,1 milioni).
Spese che Viale Mazzini giustifica con i grandi eventi sportivi (Mondiali di calcio, Olimpiadi), ma che alla fine generano un ritorno economico pari a un terzo dell’investimento.
Certo, la Rai è soprattutto servizio pubblico e il canone garantisce 1,5 miliardi di euro di ricavi, insufficienti comunque a coprire tutte le spese e in anni di contrazione del mercato pubblicitario, le perdite sono evidenti ( – 78,6 milioni nel 2006 e – 4,8 l’anno scorso).
Un deflusso di risorse che renderà più difficile tenere il passo dei concorrenti sulle nuove tecnologie, a partire dal digitale terrestre.
Qualcuno poi dovrebbe sempre spiegarci come possa Mediaset, con tre canali come la Rai, un terzo delle risorse economiche di Viale Mazzini e senza canone, trasmettere ed essere pure in attivo…
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