“SULLA CONVENZIONE POSSO FARE UN PASSO INDIETRO”: MA BERLUSCONI VUOLE LE COMMISSIONI GIUSTIZIA E COMUNICAZIONI
VERDINI: “IL PORCELLUM FUNZIONA, PER ORA NON TOCCA”
Berlusconi presidente della Convenzione?
Nel muro contro muro di queste ore sulla guida dell’organismo che dovrà riscrivere la seconda parte della Costituzione, a sorpresa è proprio il diretto interessato a offrire uno spiraglio.
Per ora si tratta soltanto di un ragionamento consegnato a pochi intimi, ma il Cavaliere sembra aver ottenuto ciò che voleva: «Si può discutere di tutto, anche del mio ruolo, ma quello che non possiamo accettare sono i veti e le pregiudiziali». Insomma, per Berlusconi è importante ribadire un principio, farsi riconoscere come interlocutore. Ma è consapevole del danno che potrebbe arrecare a Letta e al governo se si impuntasse sulla presidenza.
«Non è possibile – ripete – che uno che ha presieduto il G8 e ha tenuto la presidenza dell’Unione europea non possa essere considerato per questa Commissione. Poi posso anche fare un passo indietro. Ma la mia esperienza va riconosciuta».
Intanto ha fatto venire alla luce le divisioni del Pd, le pregiudiziali sul suo nome. E questo è già un risultato.
Quanto alla presidenza della Convenzione, non farà certo saltare la maggioranza per questo.
«Voglio solo che ammettano che spetta al Pdl – ha spiegato in privato l’ex premier – e che non possono sollevare obiezioni verso chi ha fatto per quindici anni il presidente del Consiglio. Poi noi siamo sempre stati i più responsabili, l’abbiamo dimostrato dal giorno dopo le elezioni ».
La rivendicazione della presidenza è solo un altro tassello di quella operazione di piena legittimazione che già la partecipazione al governo come azionista di riferimento gli assicura.
C’è poi un’altra partita che sta molto a cuore al Cavaliere e che potrebbe essere terreno di scambio con la presidenza della Convenzione.
È quella della presidenze delle commissioni parlamentari, su cui il Parlamento voterà da martedì.
Berlusconi ha infatti messo nel mirino due commissioni chiave per i suoi interessi: Giustizia e Telecomunicazioni.
E se alla Camera, visti i rapporti di forza, il Pd ha i numeri per opporsi, a palazzo Madama la situazione è molto più difficile.
Dunque proprio quelle due commissioni del Senato sono diventate l’oggetto della trattativa nelle ultime 24 ore.
Il Cavaliere vorrebbe piazzare Francesco Nitto Palma, ex Guardasigilli, alla Giustizia, e Paolo Romani alle Tlc.
Così le aziende di famiglie sarebbero più tutelate da possibili incursioni del M5S a cui il Pd non potrebbe sottrarsi.
Un’ulteriore garanzia, oltre a quella del viceministro Catricalà , amico di Gianni Letta, al ministero dello Sviluppo (con la delega alle Comunicazioni).
In ogni caso la vicenda della Convenzione, immaginata da Letta proprio per lasciare il governo fuori dalle beghe politiche, rischia di diventare il primo vero ostacolo in una navigazione già travagliata.
Tanto che il premier ha compreso di dover prendere in mano la situazione.
«La situazione è ingarbugliata — ammette Luciano Violante — e forse un impulso ulteriore da parte del presidente del Consiglio a questo punto sarebbe opportuno».
Gli uomini di Letta lasciano intendere che la prossima settimana il premier dovrebbe intervenire per consentire l’avvio delle procedure. E sulla presidenza a Berlusconi, pur senza dichiarazioni ufficiali, la linea è chiara: sarebbe meglio che il Cavaliere rinunciasse spontaneamente. Anche perchè, fanno notare a palazzo Chigi, il ministro delle riforme Quagliariello è stato l’unico a non avere sottosegretari sotto di lui.
Una scelta politica precisa, per dare ancora più risalto al suo ruolo. «Se avessimo nominato uno del Pd come vice spiegano i lettiani — gli avrebbe fatto il controcanto. Invece Quagliariello sarà il regista unico».
Insomma, il Pdl si accontenti, questo è il messaggio.
A dividere il Pd dal Pdl è anche la questione della legge elettorale.
Il centrosinistra, da D’alema in giù, vorrebbe abolire subito il Porcellum come stimolo a fare un’altra riforma.
Ma da via dell’Umiltà arriva un stop preventivo: «Prima della legge elettorale — sottolinea Denis Verdini — va decisa la forma di governo. Il Porcellum funziona ».
Francesco Bei
(da “La Repubblica“)
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