TASI, IL GOVERNO ALZA LE ALIQUOTE, PER CONFCOMMERCIO “ERA MEGLIO LASCIARE LA VECCHIA IMU, EVITANDO OTTO MESI DI DEMAGOGIA”
PER LA UIL UN AUMENTO DELLO 0,5 PER MILLE COSTERà€ CIRCA 40 EURO A FAMIGLIA
Si risolverà oggi il rompicapo dell’aumento delle aliquote base della nuova Tasi, la tassa sui servizi comunali: ad oggi sono fissate al 2,5 per mille sulle prime case e al 10,6 per mille sulle seconde, ma — con un emendamento al decreto che ha abolito la seconda rata dell’Imu 2013 — dovrebbero salire dello 0,5 o dell’1 per mille. Nell’ipotesi migliore, la prima, l’aggravio complessivo per i cittadini sarebbe di 1,4 miliardi di euro, all’ingrosso 40 euro ad abitazione: secondo il servizio politiche territoriali della Uil, il peso della Tasi con aliquota del 3 per mille e senza detrazioni sarebbe mediamente di 237 euro a fronte dei 225 euro di Imu pagati nel 2012.
Il picco dovrebbe essere a Torino (483 euro di importo medio contro 475 euro di Imu), il rincaro più marcato a Milano (429 euro contro 292).
Dal calcolo mancano le detrazioni e c’è un motivo.
Quelle dell’Imu furono stabilite per legge — 200 euro di base più 50 euro per figlio a carico — mentre la Iuc è un’imposta gestita interamente dai sindaci e saranno loro a definire chi e quanto beneficiare: al momento, a mezzo soldi del governo, Fabrizio Saccomanni ha stanziato solo 500 milioni espressamente destinati alle detrazioni. Rimanendo così le cose — dicono i sindaci — il 65 o 70 per cento dei proprietari finirà per pagare di più: più precisamente vale a dire che pagheranno le case con bassa rendita catastale (si presume abitata da persone con
Rispetto all’Imu, sostiene l’Anci, manca un miliardo e mezzo di gettito che costringerà i comuni ad applicare le aliquote massime a tutti: l’aumento dello 0,5 per mille servirebbe dunque — nelle intenzioni del governo — a permettere ai comuni di aumentare la Tasi a chi se la può permettere e diminuirla a chi non può.
Anche qui, però, bisogna stare molto attenti.
Nelle bozze di emendamento del governo circolate ieri non c’è alcun obbligo dei sindaci a destinare il maggior gettito alle detrazioni: nel testo si dice, infatti, solo che i comuni dovranno “prioritariamente” destinare i fondi a sgravi sulle famiglie numerose o a con Isee basso.
Insomma, il rischio fregatura è alto.
Il riassunto di Valerio Angeletti di Confcommercio: “Rispetto alla vecchia Imu, alla fine la Tasi dovrebbe valere in media tra i 40 e i 50 euro in meno, ma sommando le tre componenti della Iuc — ossia Tasi, Tari e Imu — il conto salirà . A questo punto sarebbe stato meglio lasciare la vecchia Imu evitando otto mesi di demagogia”.
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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