VERONA: MAZZETTE, ARRESTI, NEPOTISMI. IL SISTEMA TOSI NAUFRAGA NEGLI SCANDALI
UN CORVO AVEVA PREVISTO TUTTO
Era cominciata l’estate scorsa, con la «lettera del corvo», e non è ancora finita.
Anzi Verona, la città del cambiamento del Nord, della destra deberlusconizzata, la città del sindaco decisionista, non è riuscita, l’altro ieri, nemmeno a creare una minima commissione comunale d’inchiesta sulla corruzione.
E dire che ne avrebbe avute di cose da chiarire, dopo i nove arresti di una municipalizzata, l’inchiesta sull’assunzione di parenti eccellenti e — soprattutto — le manette scattate a febbraio per la coppia d’oro della città , Vito Giacino, 42 anni, vicesindaco rampante, e sua moglie, 35, ancor più rampante, Alessandra Lodi.
Una domanda non trova risposta: possibile che Flavio Tosi, politico postmoderno, non si fosse mai accorto del malaffare intorno a lui?
A cominciare magari proprio dalle frasi del corvo: «Siamo un gruppo d’imprenditori e professionisti, stanchi dell’arroganza di questa amministrazione e soprattutto del vicesindaco Vito Giacino, il quale senza mezzi termini obbliga a transitare per consulenze (tangenti) presso lo studio di sua moglie»
Arroganza? Tangenti, con tanto di nomi?
Giacino, avvocato, già berlusconiano, poi diventato «tosiano», giovane assessore all’urbanistica, era accreditato come il futuro sindaco della città .
«È quello che prenderà il posto di Tosi», dicevano, perchè Tosi — secondo i suoi calcoli — avrebbe fatto presto il gran passo: candidarsi alle primarie del centrodestra, proponendosi da una città turistica, nordica, bella, ma anche potente per le finanze, come l’unico possibile leader nazionale anti-Renzi. Invece no.
A novembre il vicesindaco, ormai sotto inchiesta da parte della Procura, si dimette e si tappa in casa; a febbraio, viene arrestato per reati di concussione; adesso si trova (è un vip) nell’infermeria del carcere Montorio, da dove ha mandato un memoriale che non spiega niente; mentre sua moglie Alessandra, perno dello scandalo, «collettore» delle mazzette, resta ai domiciliari
Si può lasciar sintetizzare al titolo di «Verona fedele», il settimanale della potente curia, il clima politico: «Sistema Verona al capolinea? (…) una vicenda politica e amministrativa che da palcoscenico nazionale rischia oggi il flop».
E il flop riguarda appunto Tosi e anche il suo stile a-politico, atipico, annunciato anche nella vittoriosa campagna elettorale con il criterio da arrembaggio: «Chi ha più preferenze, diventa assessore ».
Ottimo. Pronti, via: Giacino, già assessore, s’è dato da fare ed è passato dalle mille e passa preferenze che aveva come forzista alle quattromila e passa come «tosiano». E come c’è riuscito?
126 EURO AL MESE
Tosi sindaco, un tipo da sagra, e Giacino vicesindaco, un tipo da lounge bar, si frequentavano spesso fuori dal municipio.
È chiaro che tra amici non ci si fanno i conti in tasca, ma il tenore di vita della coppia era diventato notevolissimo «erga omnes».
Verona è una città gossippara, anche se elegantissima. E l’analisi delle «spese mensili dei coniugi Giacino-Lodi», secondo le indagini della squadra Mobile nelle varie banche, ha rivelato conti che non tornano: nell’intero 2009 i due hanno speso, in tandem, 351 euro al mese.
Ancora meno nel 2010: i due — certo non due risparmiatori — campavano, stando ai bancomat e ai prelievi, con 126 euro mensili. Era davvero possibile?
“FAI I COMPITI A CASA”
Alessandro Leardini è un costruttore e racconta delle tante mazzette che ha pagato alla coppia. È stato messo anche a confronto con Giacino e non ha fatto marcia indietro sulle buste di denaro cash.
Tantissime, finchè è lo stesso vicesindaco a imporgli: «Studia qualche cosa, fai i compiti a casa», perchè il troppo contante in tasca non aveva giustificazione.
In questo modo nascono le «consulenze», che sono intestate ad Alessandra, moglie e avvocato. L’elegante e scattante signora, che tra il 2006 e il 2008 dichiarava guadagni sui 10 mila euro circa, li moltiplica per dieci nel 2009, quando dichiara 112 mila euro.
Gli anni successivi il fatturato cresce come la Borsa negli anni Ottanta: 223 mila, 258 mila, sino ai 325mila del 2012.
Sarà forse un bravo avvocato sbocciato all’improvviso? «Quando abbiamo chiesto la password dei computer, manco la sapeva», racconta un detective
Una dichiarazione del legale della Serenissima partecipazioni spa è sorprendente per il lessico. Racconta di aver dato consulenze all’avvocato Lodi apprezzando «il fatto che fosse la moglie di un altro avvocato, che aveva anche un ruolo come assessore all’Urbanistica, e poi vicesindaco», il quale, quindi «poteva, per osmosi informativa, avere un occhio di maggior comprensione ». Osmosi informativa?
L’APPARTAMENTO
Oltre ai soldi, la casa. Nell’elegante via Isonzo, al numero 11, quartiere Borgo Trento, la coppia acquista un appartamento lussuoso.
Lo ristruttura senza badare a spese. Lo fa diventare di 400 metri quadrati, con tanto di modernissima palestra, fissazione di Alessandra.
E dei lavori chi s’incarica? La Soveco, azienda d’origine calabrese, senza il certificato antimafia, che sta «dentro» tutte le chiacchiere e le cordate dei futuri grandi appalti cittadini.
Possibile che anche di questo appartamento Tosi non sapesse niente?
“È UN AMICO”
Lui, che ripete d’essere «amico» di Giacino, cercava anche ieri di volare più alto dei doveri minimi di trasparenza amministrativa: «Solo i nostalgici delle dittature possono ritenere normale che un leader abbia informazioni sui redditi e patrimoni dei suoi collaboratori e familiari… ».
E sul fatto che ci fosse un tariffario delle tangenti, con cifre da pagare al metro cubo, a seconda delle zone, analoga risposta: «Guardi, con i “si parla” e “si dice” non si va lontano, meglio attendere l’accertamento della verità ».
Ma qual è la verità politica da attendere, se il capogruppo pd, Michele Bertucco, bancario, che ha trasformato il «corvo» in legalissimo esposto-denuncia, gira quartiere per quartiere portando cartelli dal titolo «Le mani sulla città »?
E va ripetendo che il «sistema Tosi », non va, anzi è «un sistema predatorio », basta guardare gli affari di Giacino?
A forza di attendere chissà che cosa, senza nemmeno un rimpasto di giunta, senza una pressa di distanza dai tangentari, Tosi, 45 anni, si sta logorando, lo sa, ma in pubblico fa spallucce.
Ma perchè? Perchè uno che era tra i sindaci più apprezzati e ora vede il gradimento scendere al ventunesimo posto, decide di starsene all’angolo, in una Verona bellissima, ma sempre più popolata d’ombre oscure?
È la domanda, e la risposta non arriva. Mai.
Piero Colaprico
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