METODI GRILLINI: LE FIRME FALSE DEI CINQUESTELLE PER SFIDUCIARE GUIDI E POLETTI
LE ACCUSE DEL SENATORE GIARRUSSO AL CAPOGRUPPO SANTANGELO CHE ORA RISCHIA GROSSO
Sono all’incirca le 13.30 del 26 febbraio scorso quando Mario Giarrusso, senatore del Movimento 5 stelle, lancia una bomba dalle colonne della sua pagina Facebook: gli atti contro i neo-ministri Federica Guidi e Giuliano Poletti sono stati presentati all’insaputa di molti senatori del gruppo, per di più falsificandone le firme.
“Oggi è successo un fatto gravissimo. Sono state presentate due mozioni di sfiducia […] senza che le stesse siano mai state discusse ed approvate in assemblea e senza che nessuno dei colleghi, tranne il responsabile, le avesse mai viste. La mia firma sui documenti in questione non c’era e quindi chi si è reso responsabile ne risponderà nelle sedi giudiziarie preposte”.
Cos’è successo il 26 febbraio?
È una giornata complicata per i senatori stellati, alle prese con espulsioni e dimissioni, e la denuncia passa in sordina.
Raggiunto dall’Huffpost, il parlamentare grillino ribadiva l’accusa e puntava il dito contro il capogruppo, Maurizio Santangelo: “È lui che mi risulta abbia presentato la mozione di sfiducia contro i ministri Poletti e Guidi. Una mozione con tutte le nostre firme in calce, ma che io e molti miei colleghi non abbiamo mai visto nè sottoscritto. Per questo domani presenterò denuncia penale contro il responsabile”.
Parlando nel pomeriggio a Skytg24, la collega Serenella Fucksia esprimeva le sue perplessità : “Oggi siamo arrivati in aula e non sapevamo che sarebbe stata presentata una mozione, non è stata condivisa dal gruppo, l’avrà decisa il capogruppo ma non sappiamo con chi…”.
La faccenda, travolta dalla cronaca politica delle defezioni dal gruppo parlamentare, sembrò fermarsi lì. “Si faccia consegnare l’atto depositato. Non c’è alcuna firma falsificata. Spero sia solo un fraintendimento”, chiudeva la questione Santangelo.
L’articolo dell’Espresso e la risposta di Santangelo
Ma la vicenda era tutt’altro che chiusa. Quel giorno infatti l’Espresso pubblicava sul proprio sito un articolo nel quale Giarrusso ribadiva ancora una volta la propria versione dei fatti: “Ha commesso un atto gravissimo, falsificando la mia firma, forse quella di altri, e depositando un atto che non è stato visto da nessuno. So che anche i dipendenti del gruppo hanno cercato di fermarlo, ma lui ha presentato lo stesso le mozioni. Non può esserci alcuna buona fede”.
Dichiarazioni che scatenavano la durissima reazione del capogruppo, direttamente sul blog di Beppe Grillo: “Forse Luca Sappino, che ha firmato l’articolo, avrebbe potuto prima provare a verificare se sui due atti la firma di Giarrusso fosse davvero presente o meno. Se siamo agli ultimi posti nella classifica della libertà di stampa, in fondo, un motivo ci sarà ”.
Le tre versioni della mozione di sfiducia
Forse sì. Ma forse non per colpa di quell’articolo. Esistono infatti tre diverse versioni della mozione di sfiducia a Poletti, che oggi l’Huffingtonpost è in grado di mostrarvi.
E che farebbero pendere la bilancia in favore della ricostruzione di Giarrusso.
Tre atti inviati da un numero di fax della presidenza del Movimento 5 stelle al recapito dell’Ufficio atti di sindacato ispettivo. Tutti con il medesimo scopo: chiedere la sfiducia dei due ministri.
La prima versione: ore 12.15, firme false di tutti i senatori M5
Ma andiamo con ordine: il primo fax, quello “incriminato”, è quello per il quale molti senatori del M5s hanno storto la bocca. Importante l’orario: il fax viene ricevuto dall’ufficio preposto alle ore 12.15. In calce, vengono riportati tutti i nomi dei senatori stellati. Ma c’è un problema.
Le firme vengono apposte tutte da un’unica persona, al massimo due, risultando chiaramente non autentiche (come si evince anche dal confronto con la terza copia del documento, alla quale arriveremo più avanti).
Ci sono anche quelle di Battista, Bocchino, Campanella e Orellana, che di lì a poche ore sarebbero stati espulsi con un voto sul blog.
Santangelo spiega che “si tratta di una bozza presentata preliminarmente agli uffici, l’unico atto pubblicato è l’ultimo, si dovrebbe andare a prendere il resoconto stenografico della seduta di quel giorno. Le precedenti due versioni rientrano nella dinamica interna degli uffici”.
Poi si trincera dietro un ‘così fan tutti’: “Questa modalità di presentazione, che è interna al Senato, avviene con costante frequenza. Se dovessimo andare a riprendere tutti gli atti presentati da tutte le forze politiche vedremmo che è una cosa normale”.
Sull’atto, che reca come intestazione un secco: “Mozione di sfiducia individuale nei confronti del ministro ecc.”, non compaiono tracce del fatto che si tratti effettivamente di una bozza e non di un documento definitivo.
Tant’è che, oltre ad apportare le opportune modifiche di forma, gli uffici del Senato annotano manualmente un numero di protocollo alla mozione (1-00220) che corrisponde a quello del testo pubblicato sul sito di Palazzo Madama.
Un dettaglio importante. Spiegano fonti del Senato: “Solitamente i testi preparatori non vengono protocollati. Quando si protocolla un atto preparatorio, il numero che poi risulta su quello definitivo è differente, perchè si tratta di due atti diversi. Rimane lo stesso quando si tratta di versioni che sostituiscono quella iniziale”.
Ore12.14 (circa), Pietro Grasso a Santangelo: “Mi avvertono gli uffici che è arrivata in questo momento una mail
L’ipotesi della bozza, oltre che nel testo stesso dell’atto, incontra altri elementi a suo sfavore.
Il primo è riscontrabile nel verbale dell’Aula del 26 febbraio.
Proprio intorno alle 12.15 – orario di invio del fax – Santangelo prende la parola, e chiede a Pietro Grasso di inserire nel calendario il voto di sfiducia nei confronti dei due ministri.
Il presidente gli fa presente che formalmente non risulta pervenuto ancora nessun testo. E Santangelo risponde: “Poco fa nel corso della Conferenza dei Capigruppo le ho preannunciato la presentazione delle mozioni, che probabilmente in questo istante gli uffici possono già registrare”.
Che si tratti proprio di un atto formale, sembra confermarlo lo stesso capogruppo, quando, qualche istante dopo, spiega ancora di procedere al voto “alla ripresa dei lavori nel pomeriggio: non cambierebbe nulla farlo adesso o farlo alle ore 16.00”.
Ma se l’ultimo testo, quello definitivo, è stato trasmesso alle ore 18.43, e se quello delle 12.15 era solamente una bozza, come sarebbe stato possibile procedere al voto già tra le 12.15 e le 16.00? E che cosa avrebbero dovuto “registrare” gli uffici?
Un semplice lavorio tecnico tra funzionari sarebbe arrivato all’attenzione del presidente del Senato?
Già , perchè Grasso risponde ancora volta al capogruppo M5s: (siamo a poco prima delle 12.19, quando la seduta viene dichiarata sospesa, n.d.r.) “Mi avvertono gli uffici che è arrivata in questo momento una e-mail su questo punto (per quello che può valere). Voteremo anche la proposta riguardante la calendarizzazione delle mozioni di sfiducia nei confronti dei ministri Guidi e Poletti”.
Abbiamo cercato nuovamente Santangelo, che ci ha spiegato: “Non avevo contezza di quando gli uffici avrebbero inviato il testo, per cui intanto lo ho preannunciato, una mossa politica, come si fa in questi casi”.
La mail di Santangelo ai senatori M5s
Anche in questo caso qualcosa non torna. Perchè alle 12.10, vale a dire qualche attimo prima dello scambio di battute nell’emiciclo, dalla casella personale del capogruppo M5s partiva un messaggio indirizzato a tutti i senatori grillini, di cui l’Huffingtonpost è venuto in possesso.
Che recitava testualmente: “Ciao a tutti, come già preannunciato nella dichiarazione di voto nel giorno della fiducia al Governo Renzi, vi informo che oggi sono state depositate le mozioni di sfiducia individuale nei confronti dei ministri Poletti e Guidi”.
In allegato i due documenti, il cui testo corrisponde a quello faxato (al netto delle correzioni a penna apportate dagli uffici) con una sola differenza.
Nel testo inviato da Santangelo ai senatori risultano i nomi stampati in calce, ma non le firme, che verranno apposte da un’unica persona nel documento trasmesso all’Ufficio di sindacato ispettivo.
Ricapitolando: alle 12.10 i senatori M5s vengono “informati” di un testo che, spiega il capogruppo, “è stato depositato”.
Testo che verrà inviato 5 minuti dopo corredato da una serie di firme false.
Denunciamo Santangelo?
Tant’è che qualche senatore arriva a preparare una bozza di denuncia all’attenzione del magistrato Giuseppe Pignatone (bozza fino a oggi rimasta tale e mai utilizzata), nella quale, partendo proprio dal testo della mail di Santangelo, spiega: “Tengo a precisare che, qualche ora dopo la comunicazione, lo stesso capogruppo provvedeva a disporre il ritiro delle mozioni, per ridepositarle poco dopo sottoscritte soltanto da alcuni senatori che avevano condiviso il contenuto dei documenti ed erano formalmente d’accordo al deposito presso l’Ufficio atti di sindacato ispettivo”.
Diversa la versione di Santangelo, contenuta nella risposta all’Espresso: “Le due mozioni sono state annunciate in un primo momento via email, perchè fossero condivise tra tutti i portavoce, mentre solo al momento del deposito effettivo, avvenuto alle 18.30 dopo le correzioni suggerite dal gruppo, sono state apposte le firme di chi le ha sottoscritte”.
Una condivisione avvenuta con un “vi informo che sono state depositate”, e che ha preceduto solo di qualche minuto l’invio per primo fax.
La seconda versione: ore 14.16, firme false di nove senatori M5s
Intorno alle 13.30 Giarrusso reagisce duramente su Facebook. Alle 14.16, all’Ufficio atti di sindacato ispettivo arriva una seconda versione delle mozione di sfiducia.
Il testo è lo stesso, ma in coda risultano solamente nove firme (false anche questa volta). Sono quelle dei senatori Mangili, Bertorotta, Castaldi, Marton, Crimi, Taverna, Martelli, Moronese. Sulla versione delle 12.15 i funzionari sottolineano più volte il nome di Giarrusso, e viene appuntato: “Per ora solo nove firme, vedi oltre per esse e per le altre”.
Spiega un loro collega, che ha chiesto di rimanere nell’anonimato: “È successo che hanno voluto mettere una toppa all’errore appena hanno visto quel che scriveva Giarrusso, e hanno inviato di nuovo la mozione con i nomi solo di quelli che erano stati avvisati dal capogruppo e avevano dato il via libera, e hanno iniziato poi a contattare tutti per apporre firme vere. I nostri funzionari avevano consigliato Santangelo di non spedire quella prima versione, ma lui è andato avanti per la sua strada”.
Santangelo definisce anche la seconda una bozza, un atto preparatorio: “L’unico atto che ha una valenza giuridica è l’ultimo”.
Dalla semplice lettura dei documenti emerge tuttavia un interrogativo: se di bozze si trattava effettivamente, perchè inviarne una seconda con il medesimo testo, e con la sola correzione del numero di firme?
C’è poi un errore. La seconda versione sostituisce sì la precedente, ma le nove firme in calce non sono sufficienti per la presentazione di una mozione di sfiducia individuale: ne occorrono almeno dieci.
La terza e ultima versione: firme autentiche di 35 senatori M5s
Così si spiega il perchè il 26 febbraio l’aula non ha proceduto al voto sulla richiesta di calendarizzazione.
La versione definitiva (che reca 35 nominativi, corredata questa volta da firme autentiche) viene inviata via fax solo alle 18.43, quando la seduta era stata tolta già da una ventina di minuti.
Una versione, la terza, uguale in tutto e per tutto alle precedenti, che è stata depositata agli atti. Il numero di protocollo? 1-00220, quello della stesura delle 12.15.
Come già accennato, Santangelo spiegava sul blog che “il deposito effettivo è avvenuto alle 18.30 dopo le correzioni suggerite dal gruppo”.
Ma l’unica modifica che risulta negli atti sono gli autografi in originale dei senatori stellati.
(da “Huffingtonpost”)
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